Così la rottamazione spinge gli italiani a non pagare i debiti

Patrizia Del Pidio

26 Agosto 2025 - 15:25

La rottamazione sta diventando un deterrente per il pagamento dei debiti e spinge gli italiani a non versare il dovuto. Vediamo il rapporto redatto e quali sono le aspettative dei debitori.

Così la rottamazione spinge gli italiani a non pagare i debiti

La rottamazione spinge gli italiani a non pagare i debiti. Questo è quello che emerge dal Rendiconto Generale dello Stato in cui la Corte dei Conti ha stimato che solo il 17,7% dell’evasione accertata nel 2024 si è tradotto in incassi per il Fisco.

La maggior parte del gettito per sanare le evasioni fiscali arriva in via bonaria, con contribuenti che sanano la propria posizione senza attendere che il debito si trasformi in cartella esattoriale o tramite misure straordinarie come le rottamazioni.

Di 40,7 miliardi accertati, solo 1,3 sono stati realmente pagati. Quando il debito si trasforma in cartella esattoriale vera e propria la percentuale di incasso è del 3,1%. Il fenomeno dell’evasione fiscale è particolarmente accentuato in Italia, ma viene acuito anche dalle aspettative dei debitori che da una parte preferiscono aspettare un’eventuale rottamazione prima di saldare e dall’altra sono convinti di poter evitare pignoramenti, fermi amministrativi e ipoteche.

La rottamazione spinge a non pagare

Quando si riceve una cartella esattoriale il debito è maggiorato da sanzioni e interessi e, quindi, l’importo da versare realmente lievita. Perché pagare se, nel frattempo, il Governo sta decidendo sulle sorti della prossima rottamazione?

Questo è il dilemma dei debitori italiani: se si paga subito la cartella esattoriale il debito è maggiore, se si attende ancora qualche mese arriverà la rottamazione quinquies e dall’importo saranno cancellati sanzioni e interessi.
Dopo quasi un decennio di rottamazioni (la prima è stata introdotta dal decreto 193/2016), la sanatoria appare quasi come un atto dovuto che i contribuenti aspettano per poter, eventualmente, saldare i propri debiti in modo più economico.

A tutto questo si aggiunge, poi, l’amarezza di chi paga imposte, tasse e balzelli nei giusti tempi che vede lo Stato continuare a “premiare” tutti coloro che quando pagano lo fanno in ritardo. Questo modus operandi di Governo e Fisco, in sostanza, disincentiva dal pagare non solo le imposte, ma anche le eventuali cartelle esattoriali che si possono ricevere in caso di omesso pagamento.

Troppo pochi controlli

Chi non paga, in ogni caso, lo fa anche perché ritiene di poterla fare franca e questo, in parte, spiega il magazzino delle cartelle esattoriali che trabocca di vecchi debiti non saldati. Le verifiche fiscali sono sempre meno capillari. Basti pensare che nel 2024 i controlli sostanziali (con accessi e ispezioni) hanno coinvolto l’1,4% degli imprenditori, degli autonomi e dei professionisti (129mila soggetti su 9 milioni di contribuenti potenzialmente interessati dai controlli).

Queste percentuali incentivano i debitori a non pagare, poiché la probabilità di un controllo è piuttosto remota. Secondo la Corte dei Conti la soluzione alla gran parte dell’evasione fiscale italiana si dovrebbe ricercare nella riduzione delle sanatorie (non devono più essere qualcosa che il contribuente sa che arriverà di sicuro) e nell’aumento dei controlli con un rafforzamento dell’organico dell’Agenzia delle Entrate.

I controlli, per la Corte dei Conti, non possono costituire un deterrente sul comportamento del contribuente che, magari, preferisce continuare a rischiare di essere sottoposto ad accertamento non pagando e risparmiando migliaia di euro in attesa che l’eventuale controllo tocchi anche a lui.

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