Cosa succede se vado a votare ma non ritiro la scheda

Ilena D’Errico

2 Giugno 2025 - 21:06

Andare a votare senza ritirare la scheda, è quello che farà Giorgia Meloni, ma cosa significa davvero e cosa comporta?

Cosa succede se vado a votare ma non ritiro la scheda

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto sapere che andrà a votare al referendum dell’8 e 9 giugno ma senza ritirare la scheda. Un’affermazione controversa, soprattutto se a pronunciarla è una delle più importanti cariche del governo in occasione della Festa della Repubblica. Nonostante ciò, le dichiarazioni della premier sono passate quasi inosservate rispetto al resto della maggioranza, che ha passato un messaggio analogo senza preoccuparsi troppo dei giri di parole. Il rischio è che tanti cittadini all’oscuro del funzionamento dei referendum non comprendano appieno le intenzioni del governo Meloni. Il libero esercizio del diritto di voto è alla base della democrazia indipendentemente dalle idee politiche, ma è essenziale potervi accedere in maniera informata e consapevole. Ecco cosa succede se vai a votare senza ritirare la scheda e perché non è una decisione da prendere alla leggera.

Cosa succede se vado a votare ma non ritiro la scheda

Il risultato del referendum dipende ovviamente dalla maggioranza dei voti espressi dai cittadini, ma soltanto se è stato raggiunto il quorum necessario. Per considerare valido il referendum devono essersi recati alle urne la maggioranza dei cittadini, vale a dire il 50% +1 degli aventi diritto, a prescindere dal voto espresso. Se questa soglia non viene raggiunta, indipendentemente dalla preferenza espressa dai votanti, il referendum non produrrà effetti e la situazione resterà immutata.

Le schede bianche o annullate, che quindi non hanno un voto valido, sono peraltro conteggiate tra i votanti. Per contribuire i cittadini non devono neanche compiere una scelta ed esprimere la propria opinione. Al contrario, se la scheda non viene ritirata il cittadino non viene conteggiato tra i votanti. Non recarsi affatto ai seggi o andare a votare senza ritirare la scheda è esattamente lo stesso negli effetti. Agendo in questo modo si diminuisce la possibilità che il referendum raggiunga il quorum richiesto dalla legge.

Perché Giorgia Meloni va a votare senza ritirare la scheda

I cittadini esercitano il proprio potere e partecipano attivamente alla politica del Paese principalmente attraverso il voto, un diritto conquistato con fatica e sacrificio nel corso del tempo. L’astensionismo è una grave piaga sociale, che nessun governo dovrebbe incentivare. La cittadinanza, disillusa e disincantata, non si interessa al Paese o peggio ancora rinuncia per timore di non poter fare la differenza, rinunciando così a orientare l’indirizzo politico della propria nazione.

Non è accettabile un governo che incentiva a non votare o che addirittura dà questo esempio alla popolazione, anche perché la democrazia non ha nulla a che vedere con il libero e rispettabile orientamento politico di ognuno. Ecco quindi che la premier gioca abilmente con le parole, quel “vado a votare ma non ritiro la scheda” equivale in tutto e per tutto a non votare. Del resto, anche il ministro Tajani ha ricordato che non votare è permesso dalla Costituzione e che per questo non andrà al seggio.

Attenzione: da un punto di vista giuridico anche la scelta di Giorgia Meloni è una possibilità del tutto legittima, ma priva di particolare utilità. Ecco perché sembra più che altro un modo per non dire di “non votare”, lanciando altrimenti un messaggio pericoloso e sconveniente. Ovviamente, il problema non è che la premier sia contraria ai quesiti e, per quanto possa apparire controverso, nemmeno che scelga di portare avanti le proprie posizioni in questo modo. In casi come questi ciò che fa davvero la differenza è la scelta dei cittadini, che hanno forse una responsabilità ancora maggiore rispetto agli esponenti governativi.

Non votare non è uguale a votare “no”

Bisogna capire che l’importanza del voto non fa differenze politiche. È pacifico che sia la maggioranza a decidere, esercitando il proprio potere costituzionale su base del tutto libera e personale. Nel caso specifico di questo referendum abrogativo, si può votare sì, votare no, ma anche lasciare la scheda bianca o annullabile, esprimendosi in piena libertà senza pregiudicare l’intero sistema democratico. Perché non votare non è come esprimere un no, anche quando fatto con lo scopo prefissato di impedire il raggiungimento del quorum. Certo, il risultato è lo stesso, ma gli effetti sono molto differenti.

Con la vittoria del no, è evidente la volontà dei cittadini di non accogliere i quesiti. Il mancato raggiungimento del quorum, invece, restituisce l’immagine di una cittadinanza disinteressata e dormiente che lascia campo libero al potere politico, su cui invece dovrebbe vigilare. Senza contare che ogni quesito è affrontato separatamente, anche per quanto riguarda il quorum e il ritiro della scheda. Se ci sono effettivamente quesiti per cui non si è sicuri, per esempio, si può anche non ritirare la scheda rispettiva.

Mostrare noncuranza per questioni tanto importanti per il Paese, tuttavia, non è un messaggio proficuo e conveniente per la cittadinanza. Ciò non toglie che i cittadini, politici o meno, sono liberi anche di non votare. Sarà anche così che si misurerà il sentire dei cittadini, rimettendo sempre la decisione alla maggioranza del popolo, come giusto che sia. L’importante è che tutti abbiano mezzi e strumenti per scegliere in modo libero, consapevole e incondizionato.

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