Cosa succede se la Cina invade Taiwan?

Rosaria Imparato

6 Agosto 2022 - 13:24

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La Cina ha simulato degli attacchi contro Taiwan. Cosa succede se Pechino decide di passare da una simulazione a un’invasione reale?

Cosa succede se la Cina invade Taiwan?

Cosa succede se la Cina decide di attaccare Taiwan? Secondo quanto sostiene il ministro della difesa di Taipei in un comunicato, la Cina sta già simulando degli attacchi. Le forze armate di Taiwan hanno dichiarato di aver osservato «molteplici» aerei e navi cinesi che operavano nello Stretto di Taiwan oggi, sabato 6 agosto.

In particolare, le forza di Taipei hanno «individuato più gruppi di aerei e navi comuniste che svolgevano attività intorno allo Stretto di Taiwan, alcuni dei quali hanno attraversato la linea mediana. Si è ritenuto che stessero conducendo una simulazione di attacco all’isola principale di Taiwan». Sono stati avvistati diversi caccia e navi dell’esercito popolare di liberazione intorno allo Stretto, continua il comunicato, e alcuni hanno attraversato la linea mediana in una possibile azione di attacco simulato.

Le forze armate della Repubblica di Cina, nome ufficiale di Taiwan, hanno risposto con le azioni di protocollo: trasmissioni di allerta, aerei, navi militari di pattuglia e sistemi missilistici terrestri.

A maggio il presidente americano Joe Biden ha detto di essere pronto a ricorrere alla forza militare in caso di attacco cinese a Taiwan, all’epoca però non riteneva possibile un’invasione. Biden ha ricordato che gli Usa sono per il rispetto della «politica della Unica Cina», ma non significa che se la Cina dovesse prendere Taiwan con la forza allora gli Stati Uniti starebbero a guardare. Il paragone che il presidente Biden fece appena due mesi fa è con l’invasione da parte della Russia dell’Ucraina, definita «inappropriata».

Posizioni nette, quindi, sia da parte della Cina che da parte degli Stati Uniti, un approccio che non aiuta a far scendere la tensione.

Cosa succede se la Cina invade Taiwan: attacchi simulati in risposta alla visita di Pelosi

Taiwan ha affermato che le esercitazioni militari cinesi, giunte al terzo giorno, sono apparse come una simulazione di attacco all’isola della capitale Taipei. Aerei e navi da guerra cinesi hanno attraversato la linea mediana dello Stretto con il chiaro obiettivo di destabilizzare Taiwan.

Tra giovedì e venerdì 4 e 5 agosto l’esercito cinese ha lanciato 11 missili balistici nei pressi dell’arcipelago taiwanese di Matsu. Di questi, almeno un missile è passato sopra l’isola, oltre all’attraversamento della linea mediana dello stretto di Taiwan. Lo stretto divide l’isola dalla Cina, stabilendo una sorta di confine marittimo tra le due parti. Il suo attraversamento costituisce una grossa provocazione da parte della Cina.

Le esercitazioni cinesi sono la risposta alla visita fatta in settimana dalla speaker della Camera americana Nancy Pelosi. Si tratta della figura istituzionale di grado più alto a recarsi nell’isola in un periodo che va indietro di 25 anni.

Da un lato, Pelosi e il governo taiwanese hanno affermato che la visita vuole solo dimostrare il sostegno a favore di Taiwan nel mezzo alle tensioni con la Cina. Pechino non la vede così: per la Cina, è una violazione degli impegni degli Stati Uniti nei confronti della politica della Unica Cina. La visita di Pelosi è stata vista come un incoraggiamento al fronte pro-indipendenza dell’isola, considerata invece parte integrande del territorio cinese, da riunificare anche con la forza, se la situazione lo richiede.

La Corea del Nord ha criticato duramente la speaker della Camera degli Stati Uniti, tacciandola di essere il «peggiore distruttore della pace internazionale».

Nel frattempo, Taiwan ha anche dovuto cancellare o riprogrammare una serie di voli da e per Taipei. Le esercitazioni cinesi dovrebbero durare fino a domenica 7 agosto, ma secondo alcuni giornalisti taiwanesi che citano fonti governative, la Cina ha deciso di estenderle fino a lunedì 8 agosto.

La Cina ha sospeso progetti di cooperazione internazionale con gli USA

La visita di Nancy Pelosi ha avuto ripercussioni non solo per Taiwan, ma anche per alcuni progetti di cooperazione internazionale. La Cina, infatti, ha deciso di sospendere la sua partecipazione su otto dossier, tra cui gli incontri nel campo della Difesa e la cooperazione sul clima.

Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, in visita in Asia, ha detto che si tratta di una scelta «irresponsabile», visto che l’uscita di Pechino dal dialogo sui cambiamenti climatici potrebbe avere conseguenze «durature» per il futuro non solo della regione, ma di tutto il pianeta.

Per evitare errori di comunicazione, ha continuato Blinken dal suo viaggio nelle Filippine, gli Usa manterranno il dialogo aperto con la Cina. Blinken è il più alto funzionario americano a recarsi nelle Filippine dall’insediamento di Marcos, figlio del defunto uomo che gli Usa aiutarono a fuggire in esilio alle Hawaii dopo una rivolta del «potere popolare» del 1986. Blinken ha anche avuto un incontro virtuale con il ministro degli Esteri filippino, Enrique Manalo. Quest’ultimo ha sottolineato come Washington sia un «un importante alleato, partner e amico», ma ha anche detto che le grandi potenze devono mantenere la calma e la pace: «non possiamo permetterci un’ulteriore escalation delle tensioni nella regione».

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