Cosa sta succedendo in Sudan?

Luna Luciano

23 Aprile 2023 - 07:40

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Dal 15 aprile il Sudan è piombato nuovamente nel caos. La guerra civile dilania il Paese: ecco cosa sta accadendo e perché e cosa farà l’Italia per evacuare i propri cittadini.

Cosa sta succedendo in Sudan?

Il Sudan è dilaniato dalla guerra civile, ciò che si temeva è capitato: il Paese si trova di nuovo nel caos. A nulla sono servite le promesse da parte della comunità internazionale. Se il 4 aprile si incontravano per un Iftar (il pasto serale che interrompe il digiuno quotidiano nel mese di Ramadan), il capo dell’esercito, il generale Abdel Fattah al-Burhan e il capo dell’organizzazione paramilitare Rsf (Rapid Support Forces), il generale Mohamed Hamdan Dagalo per parlare di pace, pochi giorni dopo è scoppiata la guerra.

È dal 15 aprile che vanno avanti in Sudan duri combattimenti tra l’esercito regolare sudanese e il potente gruppo militare Rsf per ottenere il controllo del paese. L’epicentro dei combattimenti resta la capitale Khartum, dove entrambe le fazioni sostengono di avere il controllo del palazzo presidenziale e dell’aeroporto, ma ancora non vi sono state notizie ufficiali.

Al momento si contano 600 morti, ma il numero è destinato ad aumentare. Tra le vittime si annoverano anche tre impiegati del World Food Programme (Wfp), un’agenzia dell’Onu che si occupa di assistenza alimentare. Mentre gli scontri imperversano in lungo e in largo in tutto la Nazione e l’Europa prova a far evacuare i suoi cittadini, è opportuno fermarsi e capire cosa stia accadendo e perché. Di seguito tutto quello che c’è da sapere sulla guerra civile in Sudan, il suo ruolo geopolitico e perché si sta combattendo.

Sudan, guerra civile: cosa sta accadendo e perché è importante

Da Khartum il conflitto si è presto esteso in altre città del Paese, ormai la popolazione civile è bloccata nelle proprie case. Stando ad alcune testimonianze sarebbero in corso anche dei bombardamenti aerei. Le due forze che combattono hanno cominciato a usare l’artiglieria. Purtroppo, la situazione sul campo è molto confusa ed è ancora difficile capire cosa stia avvenendo e, soprattutto, chi abbia in mano il controllo del Sudan.

Il paese, già instabile a causa dei conflitti etnici, rischia - nuovamente - di piombare nel caos. Paese che ha un importante ruolo sulla scacchiera geopolitica. Forse non tutti sanno che il Sudan è un enorme paese che si trova immediatamente a sud dell’Egitto e che ha un ruolo strategico per ragioni sia politiche che militari, senza contare che è uno dei principali luoghi di partenza dei flussi migratori che dall’Africa subsahariana giungono in Libia per poi imbarcarsi nel Mediterraneo.

Non solo. Il Sudan è sicuramente importante per numerose questioni geopolitiche acuite dai nuovi assetti internazionali. Il terzo Paese più esteso del continente ricopre un ruolo di cerniera strategica con il mondo arabo a est, il Sahara a ovest e i Paesi del sud Africa. Da anni ormai Europa e Stati Uniti sostengono la ripresa del processo democratico, ma non ha fatto i conti con altri attori.

Infatti, il Sudan ha catalizzato anche le attenzioni della Russia e del suo primo alleato: la Cina. Il Paese potrebbe essere, infatti, alleato prezioso, sia per l’oro delle miniere del Darfur - che arriva illegalmente a Mosca via Emirati Arabi Uniti - che per il ruolo centrale che ha in Africa.

Cosa sta succedendo in Sudan: come si è arrivati alla guerra civile

Per poter comprendere come si è giunti alla guerra civile di oggi bisogna tornare indietro al 2019, quando dopo 30 anni di dittatura Omar al Bashir è stato deposto con un golpe.

Ma dopo una breve parentesi democratica, nel 2021 i due generali Al-Burhan che Dagalo hanno deciso di rovesciare il governo con un colpo di stato, instaurando una dittatura militare. Da allora il paese è stato governato da una giunta militare chiamata “Consiglio Sovrano”, di cui Al-Burhan è il capo e Dagalo il secondo in comando.

Eppure, l’alleanza tra i due generali ha avuto vita breve. Alla fine del 2022, il governo militare sudanese aveva acconsentito a un accordo per restituire il potere a un’amministrazione civile, sulla promessa di ricevere fondi economici internazionali, riprendendo la via verso la democratizzazione.

In cambio, però, la comunità internazionale, chiedeva che le Rsf fossero integrate nell’esercito regolare, forza paramilitare nata dalle ceneri dei Janjawid, i miliziani di etnia araba fedeli ad Al-Bashir che durante la repressione dei ribelli del Darfur nel 2003, furono accusati di genocidio, e oggi vicine al gruppo Wagner. Dagalo si è però opposto, temendo di perdere il suo potere, spiegando che una simile integrazione avrebbe richiesto almeno dieci anni e non due come richiesto dalla comunità internazionale.

Da qui la nascita dello scontro politico trasformatosi in guerra civile, nata quindi - come molti altri conflitti - sulla promessa di fondi economici occidentali per estendere un modello democratico, proposito quasi sempre non mantenuto a causa di disordini e guerre civili.

Guerra civile in Sudan: il piano di evacuazione italiano

Mentre la guerra civile infuria in Sudan, l’Unione Europea è al lavora per attuare un piano di evacuazione. Già pronto quello dell’Italia. Purtroppo, nonostante la tregua di tre giorni concordata tra le forze armate e i paramilitari il 21 aprile, si continua a combattere rendendo difficoltoso il rimpatrio dei cittadini.

Appena la situazione lo consentirà, l’Italia farà scattare il piano di evacuazione su disposizione del ministero della Difesa per circa i 200 civili italiani che si trovano nella capitale del Sudan, Khartoum, epicentro degli scontri. L’evacuazione, così come accade per altri Paesi dell’Europa, avverrà attraverso il punto di raccolta a Gibuti, tramite la rotta di Khartoum tramite l’ausilio di velivoli militari. L’operazione avverrà con le stesse modalità di quello che è stato attuato in Afghanistan ma, in questo caso, riguarderà solo cittadini italiani.

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