Cosa sono gli extraprofitti?

Claudia Cervi

09/08/2023

09/08/2023 - 15:02

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Prima le aziende energetiche hanno ottenuto profitti extra dall’incremento dei prezzi di gas e petrolio, ora le banche dall’aumento dei tassi Bce. Ecco una spiegazione semplice di extraprofitti.

Cosa sono gli extraprofitti?

Cosa sono gli extraprofitti? Negli ultimi giorni si sente parlare spesso di questo concetto dopo che il governo italiano ha introdotto una tassa sugli extra-profitti delle banche.

Gli extraprofitti rappresentano un’improvvisa crescita degli utili, spesso causata da eventi straordinari. Questo fenomeno può scaturire da cambiamenti settoriali, variazioni dei prezzi o della domanda di un prodotto o dalle politiche delle banche centrali. Le aziende solitamente impiegano questi profitti per distribuire dividendi, riacquistare azioni, per reinvestimenti o riduzione del debito.

In questa guida esaminiamo il concetto di extra-profitti, il suo significato e offre esempi di situazioni in cui si manifestano tali profitti eccezionali.

Cosa sono gli extraprofitti

Gli extraprofitti rappresentano guadagni inaspettati e di notevole entità, derivanti da circostanze insolitamente favorevoli.

Tali profitti derivano spesso da situazioni di mercato più che da meriti dell’azienda e possono considerarsi in tal caso un fenomeno di quasi-rendita. Nel lungo periodo e in un contesto di concorrenza perfetta, il fenomeno degli extraprofitti tende ad annullarsi.

L’extraprofitto indica un guadagno superiore rispetto al profitto normalmente conseguito negli anni precedenti e deriva da fattori come impennate temporanee o prolungate dei prezzi o carenze nell’offerta. Questi profitti imprevisti possono interessare un’intera industria o anche singole aziende.

Extraprofitti delle banche e del settore energetico

Nella storia recente sono diversi gli esempi di extraprofitti generati in alcuni settori o gruppi di aziende.

Settore energetico: tra dicembre 2020 e dicembre 2021, l’incremento repentino dei prezzi del gas (+800%) ha portato profitti inaspettati per le società energetiche, derivanti dal rapido cambiamento del contesto di mercato. Per compensare gli effetti economici derivanti dall’impennata dei prezzi dell’energia sui bilanci delle famiglie è stata introdotta una tassa legata agli «extraprofitti», definita come «contributo di solidarietà per l’anno 2023» con lo scopo di finanziare misure di sostegno contro il caro energia a favore di imprese e famiglie.

Banche: nell’ultimo anno, l’aumento dei tassi da parte della BCE ha incrementato i costi del denaro per famiglie e imprese, ma non c’è stato alcun aumento dei rendimenti delle somme depositate sui conti correnti dai clienti. Il margine è la discrepanza tra i tassi di interesse passivi, addebitati ai clienti per i prestiti, e quelli attivi, pagati dalla banca a chi investe nei suoi prodotti finanziari come conti di deposito o conti correnti.
In particolare, Unimpresa ha calcolato che i tassi sui conti correnti sono lievemente cresciuti nell’ultimo anno, passando dallo 0,02% di giugno 2022 all’0,32% di giugno scorso. Le banche acquisiscono dunque fondi dai clienti a prezzi minimi, poi li prestano ad imprese e famiglie con tassi più alti, intorno al 4,25% in media. Questa differenza crea un notevole margine, stimato al 40% e che sale al 75% per le principali banche, che il governo vuole regolamentare.

Come funzionano gli extraprofitti

Un esempio pratico può chiarire il concetto di extraprofitto. Immagina di vendere borse a 50 euro. I costi di produzione includono 30 euro per le materie prime, 4 euro per le bollette e 6 euro per il personale, per un totale di 40 euro. Di conseguenza, generi un profitto di 10 euro (50 euro di vendita - 40 euro di produzione).

Nel caso in cui i prezzi delle materie prime diminuiscono in modo significativo a causa dell’aumento dell’offerta e della competizione, il nuovo costo di produzione scende a 25 euro (15 euro per le materie prime, 4 euro per le bollette e 6 euro per il personale). Pur mantenendo il prezzo di vendita a 50 euro, il profitto si amplia a 25 euro (50 euro di vendita - 25 euro di produzione).

Prima, l’extraprofitto era di 10 euro, ma con i nuovi costi ridotti, è cresciuto a 25 euro, aggiungendo 15 euro all’utile. Questa differenza di 15 euro rappresenta l’extraprofitto, frutto dell’ottimizzazione delle spese di produzione.

La prima tassa sugli extraprofitti della storia

La prima tassa sugli extraprofitti è stata introdotta durante la prima guerra mondiale, negli Stati Uniti. Grandi aziende industriali trassero enormi guadagni dalla produzione bellica, incrementando profitti fino al 1000%. Questo portò a richieste di tassazione progressiva per equilibrare il «profitto di guerra». Nel 1917, quando gli Stati Uniti entrarono ufficialmente in guerra, aumentò la pressione per tassare i profitti. Si studiarono i modelli di tassazione esistenti in Canada ed Europa e nell’ottobre 1917 fu introdotta la tassa sugli extraprofitti di guerra, applicata con aliquote progressive dal 20% al 60%. Questa tassa generò entrate significative, rappresentando il 40% delle entrate fiscali federali. Tuttavia, le aziende più grandi riuscirono progressivamente a ridurre gli effetti della tassa sui bilanci mentre gravò di più sulle piccole. La tassa fu abolita nel 1921. Durante la seconda guerra mondiale, Franklin D. Roosevelt ripropose la tassa sugli extraprofitti per colpire i profitti bellici. Queste tasse ebbero successo in periodi di crisi, ma spesso non mantennero equità fiscale a lungo termine.

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