Cosa sono i Campi Flegrei e perché c’è spesso il terremoto: cosa sta succedendo?

Alessandro Cipolla

3 Ottobre 2023 - 10:50

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Altre scosse di terremoto hanno interessato i Campi Flegrei e la città di Napoli: cosa sta succedendo e perché questa area è monitorata con grande attenzione per il suo rischio sismico e vulcanico.

Cosa sono i Campi Flegrei e perché c’è spesso il terremoto: cosa sta succedendo?

Terremoto Campi Flegrei: aumentano i timori per una scossa di magnitudo 4.0 che ha provocato la caduta di alcuni calcinacci nella città di Napoli dove, alcuni cittadini, hanno preferito passare la notte in strada. L’ipocentro è stato localizzato nella zona di Pisciarelli a una profondità di 3 chilometri, con le scuole che a Pozzuoli sono rimaste chiuse per precauzione.

Lo scorso 27 settembre invece una scossa di magnitudo 4.2 è stata registrata dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia alle ore 3:35 a una profondità di 3 chilometri.

L’attività sismica prosegue e proseguirà, su questo nessun dubbio - ha dichiarato al Corriere della Sera il direttore dell’ Osservatorio Vesuviano Mauro Di Vito -. Il sollevamento del suolo continuerà. La difese da adottare consistono nei comportamenti corretti da tenere. Bisogna gestire la paura e fare tutte le verifiche del caso agli edifici. I terremoti non sono prevedibili ma posso assicurare che si sta facendo di tutto per mitigare gli effetti del sisma”.

Ma perché c’è grande apprensione per quello che sta succedendo a Napoli? In Italia - come ben noto - sono molto frequenti i terremoti ma quando si tratta dei Campi Flegrei l’attenzione è particolarmente alta, soprattutto ora che le ultime scosse sono state le più forti registrate nella zona negli ultimi quarant’anni.

Il rischio infatti è che questi terremoti siano legati all’attività del vulcano, con l’Ingv che sta monitorando con grande attenzione questo sciame sismico vista l’altra importante scossa che è stata registrata nella zona dei Campi Flegrei a inizio mese.

Cosa sono i Campi Flegrei

Il motivo per cui c’è grande attenzione nel monitorare i recenti terremoti va ricercato nella storia dei Campi Flegrei, una vasta area situata nel golfo di Pozzuoli e a pochi chilometri a Ovest dal golfo di Napoli.

L’area dei Campi Flegrei è stata etichettata dagli esperti come un supervulcano, ovvero una grande caldera presente sulla superficie terrestre con un diametro in questo caso di 15-18 chilometri tanto da abbracciare diversi Comuni, da Pozzuoli a Napoli passando per Bacoli, Giuliano, Quarto e Monte di Procida.

In tutto il mondo se ne contano una decina di aree del genere che non sono considerati veri e propri vulcani, ma vengono generati da un punto caldo che è situato in profondità. Il supervulcano dei Campi Flegrei è considerato in stato di quiescenza.

Tutta la zona è ben nota fin dall’antichità per la sua attività vulcanica, con i Campi Flegrei che sono soggetti al bradisismo ovvero un fenomeno legato al vulcanismo che consiste in un periodico abbassamento o innalzamento del livello del suolo. Si è stimato che dal 1970 al 1972 il bradisismo abbia provocato il sollevamento del suolo nel porto di Pozzuoli di oltre un metro e mezzo.

I Campi Flegrei e il rischio terremoti

Gli ultimi terremoti che sono stati registrati ai Campi Flegrei hanno fatto scattare un autentico campanello d’allarme; l’Ingv sta monitorando con grande attenzione la situazione nell’area mentre c’è preoccupazione tra gli esperti.

Nei Campi Flegrei si sta riproponendo quello che è successo all’inizio degli anni Ottanta, ovvero un aumento delle sismicità chiaramente legata alla dinamica del vulcano in profondità ad alcuni chilometri - ha detto all’Adnkronos il presidente dell’Ingv Carlo Doglioni -. L’Ingv sta monitorando minuto per minuto l’evoluzione ma non siamo in grado di prevedere quel che può accadere, certamente ci stiamo avvicinando a una situazione di crisi come quella, appunto, di 40 anni fa. Dobbiamo quindi prestare la massima attenzione”.

Per il geologo Doglioni “non abbiamo elementi che ci possano portare a dire che ci sarà una eruzione, però ci sarà un aumento della sismicità facilmente prevedibile dall’osservazione statistica del numero crescente di eventi”.

La paura dei terremoti ai Campi Flegrei è tale che Giuseppe De Natale, un vulcanologo e dirigente di ricerca presso l’Ingv, a metà settembre ha inviato una Pec al prefetto di Napoli chiedendo l’evacuazione degli edifici nella zona di Agnano-Solfatara.

Già in passato sono stati lanciati allarmi del genere. Nel maggio del 2017, uno studio condotto dall’University College di Londra e dall’Osservatorio Vesuviano ha affermato che la caldera dei Campi Flegrei fosse più vicina all’eruzione rispetto a quanto si pensasse.

Nei giorni scorsi sulle colonne del Corriere della Sera un altro ricercatore dell’Ingv, il vulcanologo Giuseppe Mastrolorenzo, ha messo in dubbio l’efficacia del piano di evacuazione dell’area dei Campi Flegrei, specie se si dovesse evacuare i residenti con l’eruzione già in corso.

Da parte delle autorità - ha spiegato Mastrolorenzo - si pone molto l’accento sul rischio sismico ma nei Campi Flegrei la sismicità non è mai stata particolarmente violenta, mentre il problema vero riguarda il fatto che le scosse attuali possono essere già i precursori dell’eruzione, che potrebbe essere una supereruzione per energia decine di volte superiore a quella del 79 d.C. di Pompei”.

Questi terremoti di conseguenza stanno evocando scenari catastrofici, con i Campi Flegrei che restano degli osservati speciali vista la particolarità unica della zona.

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