Cosa rischiano gli haters?

Ilena D’Errico

31 Maggio 2025 - 20:20

Ecco cosa rischiano gli haters: tutti i reati commessi a seconda dei casi e le conseguenze.

Cosa rischiano gli haters?

Gli haters sono ormai parte integrante della comunicazione online, prendendo di mira non soltanto i personaggi pubblici ma qualsiasi profilo desti la loro attenzione. Negli anni il fenomeno si è aggravato sempre di più, tanto che basta davvero poco per essere sommersi da commenti e messaggi a dir poco sgradevoli. Questo però non vuol dire che bisogna rassegnarsi, né tanto meno che gli haters debbano restare impuniti. Anzi, nella maggior parte dei casi c’è almeno un reato nell’insieme di offese, insulti e aggressioni verbali degli odiatori. Ecco cosa rischiano gli haters e di conseguenza come difendersi legalmente.

Diffamazione aggravata

Il reato più comunemente imputabile agli haters è la diffamazione aggravata, punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni o la multa a partire da 516 euro. Si ha il reato di diffamazione quando si offende la reputazione e l’onore della vittima comunicando con più persone. L’aggravante è il mezzo di stampa rappresentato dai social network, fatta eccezione per i casi in cui la comunicazione è circoscritta a un numero determinato e limitato di destinatari (come un gruppo privato). Senza aggravante, la diffamazione è punita con la reclusione fino a 1 anno o la multa fino a 1.032 euro, ma attenzione.

C’è anche l’aggravante per l’attribuzione di un fatto specifico, che porta la pena alla reclusione fino a 2 anni o alla multa fino a 2.065 euro. Tutti gli insulti che incidono sulla rispettabilità della vittima, le umiliazioni e i racconti (veri o meno) di fatti che la riguardano tali da comprometterne la reputazione rientrano in questo campo. Gli hater, che fanno delle affermazioni denigranti e degli insulti il loro pane quotidiano, farebbero bene a essere molto meno impulsivi prima di lasciare commenti.

Minacce

Un altro reato che spesso si nasconde nei toni aggressivi degli haters è quello di minacce, a condizione che i contenuti (anche solo messaggi privati in questo caso) abbiano determinate caratteristiche. In particolare, si ha reato di minaccia quando viene prospettato un danno ingiusto, con volontà di intimidire la vittima e credibilità. Come confermato dalla giurisprudenza, anche le minacce velate rientrano nel reato, purché si evinca l’intenzione dell’autore. Il danno può essere diretto all’integrità della persona (“ti uccido”, “ti picchio” e similari) ma anche alla sua immagine, economico o di altro genere, purché ingiusto e dipendente dalla volontà dell’hater. Anche “mostrerò a tutti chi sei” potrebbe configurare una minaccia, come pure prospettare conseguenze ai congiunti dell’interessato. Questo reato è punito con la multa fino a 1.032 euro, mentre viene prevista la reclusione fino a 1 anno in caso di minaccia grave o aggravata.

Molestie e stalking

Secondo l’orientamento della Corte di Cassazione i social network sono equiparabili ai luoghi aperti al pubblico e per questo motivo gli haters possono commettere il reato di molestia. Chi reca molestie o disturbo “per petulanza o altro biasimevole motivo” rischia l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino a 516 euro. È il caso degli haters che lasciano ripetuti commenti ai post e ai contenuti della vittima al solo scopo di generare fastidio. In caso di condotte reiterate che costringono la vittima a cambiare le proprie abitudini (o generano un perdurante stato d’ansia) il reato potrebbe essere quello di stalking. Il cosiddetto cyberstalking, che avviene appunto attraverso i mezzi informatici e telematici, viene punito con la reclusione da 1 anno a 6 anni e 6 mesi.

Crimini d’odio

Se a guidare gli haters è un motivo discriminatorio, cioè fondato sull’etnia, sull’orientamento sessuale, sulla fede religiosa, sull’ideologia politico è così via, si parla di crimini d’odio. Chi incita alla violenza (non bastano quindi gli insulti) e alla discriminazione viene punito in maniera specifica dalla legge Mancino. In particolare, chi istiga a commettere atti di discriminazione o diffonde idee d’odio è punito con la reclusione fino a 1 anno e 6 mesi. Chi incentiva a commettere atti di violenza per motivi discriminatori, invece, rischia la reclusione da 6 mesi a 4 anni. A tal proposito, non è importante che la vittima degli haters appartenga effettivamente al gruppo sociale, purché ciò venga ritenuto vero e sia il motivo dell’odio, nonché una ragione di discriminazione (che riguarda le caratteristiche distintive di un individuo).

Risarcimento danni e conseguenze social

Gli haters non rischiano soltanto conseguenze penali, ma anche di dover pagare sostanziosi risarcimenti alle persone offese. Indipendentemente dall’ipotesi di reato, le vittime possono ricorrere in tribunale per la riparazione dei danni subiti, sia quelli patrimoniali (mancati guadagni in conseguenza al danneggiamento della reputazione personale, per esempio) sia quelli morali. Ciò è possibile anche quando l’hater non ha commesso un reato, come pure nel caso in cui non sia stato punibile penalmente (ad esempio per la particolare tenuità del fatto).

Dal punto di vista dei social network, infine, non ci sono ad oggi vere e proprie sanzioni contro gli haters, che possono al più aspettarsi il blocco del proprio profilo. Il sistema è a dir poco inefficace nella tutela delle vittime, che sono però aiutate dalla rimozione automatica di commenti e contenuti contrari alle linee guida.

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