Cos’è woke? L’ideologia spiegata in 5 punti

Niccolò Ellena

28 Luglio 2023 - 15:33

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Cos’è e cosa significa “woke”? Se questa ideologia prima indicava lo “stare all’erta" rispetto alle ingiustizie sociali, oggi ha assunto connotazioni ben diverse.

Cos’è woke? L’ideologia spiegata in 5 punti

Per molte persone “woke” potrebbe non voler dire niente. Tuttavia, questo termine porta con sé un significato che negli ultimi anni ha suscitato molta attenzione, soprattutto negli Stati Uniti. La parola “woke” si è gradualmente diffusa prima negli Usa, poi successivamente anche in Francia e nel Regno Unito.

In Italia non si è ancora affermata nel vocabolario attuale e chi la conosce spesso la associa ai concetti di “cancel culture” e “politicamente corretto”.

Sono ancora in molti a non avere affatto chiaro che cosa significa woke e su cosa si basa la relativa ideologia, motivo per cui è utile provare a fare chiarezza.

1) Significato del termine woke

Il termine woke, dal momento che è utilizzato in qualità di aggettivo, è piuttosto difficile da tradurre letteralmente in italiano. Pur con una forzatura, si può dire che esso significhi “consapevole” o “sveglio” (è infatti il past simple del verbo wake).

La parola, in questa accezione, indica principalmente la necessità di “stare all’erta” e “stare svegli” di fronte alle ingiustizie sociali e razziali, come quelle di genere e di etnia, e di impegnarsi attivamente per combatterle.

Inizialmente questa parola veniva usata solamente nell’inglese afroamericano vernacolare, ma grazie alla popolarità riscossa dal movimento è entrato gradualmente a far parte anche dell’inglese tradizionale.

2) Origine dell’ideologia woke

Sebbene si sia iniziato a parlare diffusamente di ideologia woke soltanto di recente – circa dal 2010 – questa ha origini ben più lontane. La locuzione “stay woke” era inizialmente usata principalmente dalla comunità afroamericana d’America, per indicare la necessità di stare all’erta nei confronti delle ingiustizie sociali di cui erano vittime alcune minoranze.

Il termine, successivamente, è stato ripreso da alcuni movimenti sociali divenuti molto conosciuti nel corso della scorsa decade, come il Black Lives Matter e il Me Too. Grazie a loro, la parola woke è entrata nell’inglese comune e colloquiale e si è diffusa gradualmente.

Dalla parola è nata la relativa ideologia che invita a essere consapevoli e a combattere alcuni fenomeni radicati nella società statunitense e – per estensione – in quella occidentale; in particolare il razzismo e il sessismo.

Come spesso accade, tuttavia, essa è stata vittima di una forte politicizzazione, il che l’ha portata a guadagnare un’accezione sempre più negativa.

3) Quali sono gli obiettivi del movimento woke

L’ideologia woke è portata avanti da persone spesso molto giovani e desiderose di cambiare in meglio la società in cui vivono attraverso campagne di attivismo, sia online, con i social network, sia offline, con le manifestazioni.

L’obiettivo di queste campagne è quello di portare all’attenzione delle masse le istanze di minoranze spesso ignorate e denigrate in maniera sistematica da parte della popolazione.

L’ideologia, quindi, è nata con un obiettivo nobile: quello di combattere le disuguaglianze e le ingiustizie presenti nella società con tutti i mezzi a disposizione.

4) Gli aspetti preoccupanti del movimento woke

Come mai, se l’obiettivo del movimento woke è così nobile, questo ha guadagnato una connotazione negativa nel corso degli anni?

La risposta si può trovare nel modo in cui alcuni componenti del movimento hanno esasperato le loro posizioni, diventando estremamente intolleranti nei confronti di coloro che sono in disaccordo con la loro visione del mondo.

In parallelo al movimento woke si è diffuso un altro concetto molto importante, ossia quello della cancel culture (cultura della cancellazione o del boicottaggio), che prevede di “cancellare” personaggi – pubblici o privati, veri o inventati – per aver detto o fatto qualcosa che è considerato errato o offensivo nei confronti di una minoranza.

La cancellazione può avvenire in molti modi, ad esempio tramite un processo di esclusione da una determinata cerchia sociale o professionale.

La cancel culture è stata affiancata al movimento woke poiché i suoi esponenti, specialmente quelli più convinti, hanno deciso di provare boicottare persone e personaggi famosi colpevoli di aver commesso dei fatti considerati da essi molto gravi e offensivi.

È capitato, per esempio, che alcune delle frange più intransigenti del movimento woke chiedessero a gran voce il licenziamento o la gogna mediatica per coloro che, secondo loro, avevano offeso qualcuno in maniera più o meno volontaria.

Un caso lampante è stato quello del regista Woody Allen, accusato dalla ex-moglie di aver perpetrato delle violenze nei confronti della figlia adottiva.

Nonostante la dimostrata assenza di prove, la nascita di una nuova campagna contro Allen ha portato Amazon a cancellare la distribuzione dei suoi film e la casa editrice Hachette a non far uscire la sua autobiografia.

Questa e molte altre storie simili hanno dato adito ai detrattori del movimento di creare un’altra narrazione, in opposizione a quella woke, basata sul concetto del “politicamente corretto”.

5) Le accuse contro l’ideologia woke

L’ideologia woke ha iniziato ad assumere una connotazione negativa sia a causa di alcuni atteggiamenti intolleranti portati avanti dai suoi sostenitori, che a causa dei suoi oppositori.

Secondo la narrazione che questi ultimi hanno creato, il movimento woke vorrebbe censurare o punire in maniera esagerata le parole e le idee considerate “politicamente scorrette” che potrebbero ferire le sensibilità di alcune minoranze.

Questa contro-ideologia si è fatta rapidamente spazio nel dibattito pubblico occidentale. Ad oggi il termine ha una connotazione principalmente negativa, ed è usato nei confronti di persone particolarmente intransigenti nell’uso del linguaggio online e offline.

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