Hamas ha attaccato l’Israele con una raffica di razzi, proclamato lo stato di guerra. Ecco cos’è Hamas, cosa vuole e soprattutto chi la finanzia.
All’alba di oggi, sabato 7 ottobre, e in occasione del 50° anniversario del conflitto dello Yom Kippur del 1973, un nuovo attacco a sorpresa ha travolto l’Israele e comincia la guerra con l’Hamas, abbandonando nuovamente le speranze di pace.
L’attacco, cominciato alle prime luci del mattino con un assedio imprevisto ha allarmato diverse città israeliane, che hanno già suonato le sirene d’allarme. Dalla striscia di Gaza una pioggia di missili ha raggiunto l’Israele, che ha risposto con un contrattacco aereo.
Il Capo della Polizia israeliana ha già annunciato lo stato di guerra, mentre i media nazionali hanno fornito i primi dati allarmanti: a Gaza ci sono stati già 198 morti, più di 1.600 feriti e almeno 50 cittadini sotto ostaggio. Il presidente di Hamas ha prontamente rivendicato l’attacco, annunciando “È il giorno della rivoluzione”.
Cos’è Hamas
Hamas (acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiyya) è un’organizzazione paramilitare palestinese islamista, sunnita e fondamentalista. Si divide in un’ala militare, ovvero le Brigate Ezzedin al-Qassam, e un’ala politica che governa Gaza dalle ultime elezioni legislative del 2006 ed è il primo partito dell’area, dove vivono circa 2 milioni di palestinesi.
Hamas è considerata una minaccia terroristica da molti Paesi occidentali e dai loro alleati, tra cui gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Canada, il Giappone e lo stesso Israele. Regno Unito, Canada e Nuova Zelanda, invece, considerano come organizzazione terroristica soltanto l’ala militare. Quest’ultima vede al comando Mohammad Deif, che ha dato il via all’operazione “alluvione al-Aqsa", la pioggia di razzi delle ultime ore che si somma alla lunga sfilza di attacchi con i razzi lanciati da Hamas dal 2001 in poi.
Cosa vuole
Uno degli obbiettivi primari di Hamas è la riunione della Palestina, compresa la riannessione dell’Israele dopo la proclamata indipendenza nel 1948. A muovere l’organizzazione paramilitare c’è un intreccio di ideologia religiosa islamica fondamentalista (e interpretazioni opinabili) e gli inevitabili moventi politici ed economici.
La carta costitutiva di Hamas stabilisce che “non esiste soluzione alla questione palestinese se non nella guerra santa”. La questione palestinese altro non è che il conflitto tra ebrei e musulmani sulla Palestina, che rappresenta per entrambi – oltre che per i cristiani – una terra santa contesa.
La guerra è quindi assolutamente giustificata secondo l’ideologia del gruppo Hamas, che la considera appunto “santa” e necessaria. Si tratta chiaramente di una semplificazione esemplificativa, dato che le origini del conflitto arabo-palestinese sono davvero remote, confuse tra la diversa fede religiosa e i motivi più terreni di convenienza.
Al centro, comunque, c’è la spartizione della terra di Palestina e il destino del “recente” Stato di Israele, nato dalle porzioni rivendicate dagli ebrei durante la migrazione nei territori arabi.
Perché ha attaccato l’Israele
La questione palestinese interessa in realtà tutti i territori che storicamente facevano parte della terra santa, ma si è principalmente diramata nei cruenti conflitti arabo-israeliani che si sono susseguiti sinora. Quanto all’attacco specifico di questa mattina, però, si possono individuare almeno 3 cause scatenanti del conflitto:
- Il negoziato di pace fra Israele e Arabia Saudita, che darebbe adito alle correnti più moderate di trovare soluzioni di compromesso;
- l’anniversario dell’attacco subito dall’Israele nel 1973 dai Paesi arabi, durante il periodo festivo ebraico dello Yom Kippur (da cui prende il nome);
- la rivalità con gli altri gruppi fondamentalisti, soprattutto con la Jihad islamica che prende sempre più piede (in particolare in Cisgiordania.
Chiaramente, viste le proporzioni, l’attacco è stato possibile soltanto con una previa pianificazione, oltre che dai finanziatori del gruppo paramilitare.
Chi finanzia Hamas
In origine, Hamas è stata sostenuta dai fondi provenienti da Arabia Saudita e Siria, ma il più imponente finanziatore risulta essere l’Iran. L’Iran, infatti, invia al gruppo circa 100 milioni di dollari l’anno superando le divergenze di fondo (l’Iran è sciita e non sunnita come i palestinesi) per combattere il “nemico comune”.
Ai finanziamenti dell’Iran, comunque, si aggiungono anche gli interventi di molti Paesi arabi, come il Qatar. Infine, lo stesso Israele contribuisce a far cassa con gli stipendi dei pendolari ammessi a lavorare nel territorio ebraico, almeno finché la collaborazione non viene sospesa per i conflitti in corso.
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