Coronavirus: niente scuola per 1 miliardo di bambini. L’allarme

Marco Ciotola

16/10/2020

07/07/2021 - 17:08

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Per oltre 1 miliardo di bambini la pandemia potrebbe presto rendere scuola e istruzione inaccessibili, avverte il numero uno della Banca mondiale

Coronavirus: niente scuola per 1 miliardo di bambini. L’allarme

La pandemia di coronavirus potrebbe presto significare niente più scuola per più di 1 miliardo di bambini. L’allarme arriva dalla Banca Mondiale (World Bank), direttamente dal Presidente David Malpass, che ha avvertito del rischio enorme corso dai bambini in età scolare dei Paesi in via di sviluppo.

Rischio che - ha proseguito Malpass - va ad aumentare al verificarsi di ogni nuovo picco di infezioni, in grado di prolungare la crisi sanitaria. La questione, che è al contempo economica e sanitaria, assume contorni molto più gravi e privi di via d’uscita in Paesi simili, impossibilitati a garantire classi virtuali e ogni altro tipo di alternativa a distanza.

In un’intervista alla CNBC, Malpass ha spiegato che mentre per scenari come quello statunitense o molti di quelli europei la cosa assume i contorni di “una sfida educativa”, la sua preoccupazione è ben maggiore per altre realtà:

“Il particolare problema dei territori in via di sviluppo è che qui l’apprendimento rischia di fare grossi passi indietro. Stimiamo siano più di 1 miliardo i bambini che rischiano di non andare a scuola nei Paesi in via di sviluppo, in attesa di una ripresa della normalità. Quindi, in caso di seconda ondata, questa resta una grande preoccupazione.”

Niente scuola per 1 miliardo di bambini causa covid?

La Banca Mondiale - che ha appena previsto anche un’imminente crisi finanziaria mondiale - non è la prima importante istituzione a lanciare l’allarme sull’impatto dannoso della pandemia sui bambini.

Il mese scorso, le Nazioni Unite hanno annunciato che almeno 24 milioni di studenti in tutto il mondo potrebbero abbandonare la scuola a causa dell’emergenza sanitaria in corso:

“Più a lungo i bambini rimangono senza scuola, meno è probabile che tornino. Questo è il motivo per cui stiamo esortando i governi a dare assoluta priorità alla scuole ”,

ha spiegato Henrietta Fore, direttore esecutivo del Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite.

Malpass - che è un ex funzionario del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ed è diventato presidente della Banca Mondiale nel 2019 - ha sottolineato la necessità di controllare la pandemia attraverso lo sviluppo di terapie e vaccini.

Ma il danno finora già causato - ha evidenziato - è notevole, con un’aggiunta di almeno 150 milioni di persone da considerare in stato di estrema povertà entro il prossimo anno:

C’è infatti un enorme peggioramento delle condizioni di povertà nel mondo a causa della pandemia e delle restrizioni: il numero di persone che vivevano in condizioni di estrema povertà - ovvero con meno di 1,90 dollari al giorno - secondo la Banca Mondiale era in calo da un quarto di secolo.

Sebbene la recessione innescata dalla pandemia si sia attenuata nei Paesi più ricchi, Malpass ha avvertito delle gravi disparità in atto:

“A parte la Cina, in molti dei Paesi in via di sviluppo la situazione è peggiore di quanto ci si aspettasse in precedenza, quindi è in corso un processo di ripresa estremamente diseguale”.

Ridurre il debito

Secondo Malpass, Paesi poveri e altamente popolati come India, Etiopia e Nigeria si trovano ad affrontare sfide enormi.

Ha fatto anche riferimento allo Zambia, il cui governo ha chiesto più volte proroghe nel pagamento delle obbligazioni.
Devono quindi esserci - ha proseguito - “soluzioni a lungo termine” per aiutare le nazioni in via di sviluppo frenate dalla pandemia.

La Banca mondiale, che ha già contribuito con miliardi di dollari a sostegno delle difficoltà innescate dalla pandemia, “continua a fare la sua parte per promuovere la ripresa economica”:

“Il nostro obiettivo è fornire risorse aggiuntive, aiutando anche i Paesi a trovare modi per attirare investimenti del settore privato e, cosa molto importante, incentivare il processo di riduzione del debito”.

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