Andare in pensione potrebbe essere possibile utilizzando il Tfr versato nei fondi pensione. In cosa consiste la pensione a 64 anni per tutti?
Una delle principali novità previste dalla Legge di Bilancio 2026 potrebbe riguardare il mondo della previdenza. Una delle proposte avanzate per consentire maggiore flessibilità in uscita è quella che prevede l’ampliamento della pensione a 64 anni con 20 anni di contributi, oggi riservata solo a coloro che ricadono nel sistema contributivo puro.
La novità sarebbe quella di estendere la misura anche a chi ricade nel sistema misto, ma prevedendo, per l’accesso, la necessità di aver maturato almeno 25 anni di contributi.
Il Tfr, in questa misura, potrebbe diventare un potente alleato, visto che potrebbe essere usato per raggiungere il terzo requisito che questa tipologia di pensione richiede: quello che riguarda l’importo dell’assegno previdenziale che deve essere di almeno 3 volte l’assegno sociale Inps (requisito che nel 2030 salirà a 3,2 volte e che attualmente prevede uno sconto a 2,8 e 2,6 volte per le donne con uno o più figli).
Da sempre la pensione a 64 anni per i contributivi è stata vista come una misura destinata a coloro che hanno carriere ben retribuite, proprio per il fatto che riuscire ad avere una pensione pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale non è certo facile, soprattutto nel sistema contributivo.
La pensione a 64 anni per tutti
L’intenzione del governo è quella di introdurre la possibilità di utilizzare il Tfr per raggiungere il requisito dell’importo dell’assegno. Il Tfr del lavoratore dipendente può essere destinato a un fondo pensione integrativo e l’assegno della pensione complementare può essere sommato a quello erogato dalla pensione pubblica per il raggiungimento del requisito dell’importo.
La novità, che non impone vincoli obbligatori, punta a garantire una maggiore flessibilità, ma va a riscrivere al contempo anche il ruolo del Tfr, da sempre considerato come una riserva di denaro personale da investire, alla fine della carriera lavorativa, in progetti di vita.
Conviene andare in pensione con il Tfr?
Prima di comprendere se questa misura possa essere conveniente per tutti, le cose da prendere in considerazione sono due. Da una parte il fatto che per accedere alla pensione a a 64 anni il lavoratore che ha contributi versati prima del 1996 deve accettare un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno. Dall’altra parte si deve considerare che si impegna il Tfr: quest’ultimo si trasforma da tesoretto da ricevere a fine carriera a rendita vitalizia. I benefici sono evidenti per quel che riguarda l’Inps: non dovrebbe più liquidare il capitale al termine dell’attività lavorativa (per i dipendenti pubblici) e nel lungo periodo l’operazione sarebbe neutra.
La convenienza di questa tipologia di pensionamento è tanto minore quanto maggiori sono i contributi versati prima del 1996. Per chi ha contributi versati prima della fatidica data-soglia, infatti, è maggiore il tempo già lavorato che quello ancora da lavorare.. I casi presi in esame da una simulazione effettuata prevedono pensionamenti nei prossimi 8 anni.
Per chi ha contributi versati solo nel contributivo non ci sono penalizzazioni dalla misura, la perdita potrebbe essere consistente per chi ha molti contributi nel sistema misto.
Il meccanismo di base è simile a quello previsto per l’opzione donna: rinunciare al calcolo misto-retributivo non solo rappresenterebbe una perdita economica, ma anche un allontanamento dal raggiungimento dell’importo soglia che, in alcuni casi sarebbe impossibile da raggiungere anche utilizzando il Tfr.
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