Contributo unificato: cos’è e come funziona nel 2022

Caterina Gastaldi

7 Maggio 2022 - 09:46

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Il contributo unificato comprende tutte le tasse che si devono pagare all’apertura di un procedimento civile, penale, o amministrativo. Ecco come funziona.

Contributo unificato: cos’è e come funziona nel 2022

Nel momento in cui si avvia un procedimento giudiziario, sia di tipo civile, penale, o amministrativo, ci sono diversi tipologie di spese e pagamenti di cui si deve tenere conto. Uno di questi, dal 2002, è proprio il contributo unificato, che comprende in sé diverse spese necessarie per poter dare inizio all’iter giudiziario di cui si ha necessità.

Vediamo quindi come funziona e di cosa bisogna tenere conto quando lo si va a pagare.

Contributo unificato: cos’è e come funziona

Il contributo unificato è stato introdotto il 1° marzo 2002, con lo scopo di semplificare il pagamento delle spese necessarie per aprire una causa di tipo penale, civile, o amministrativa.

In precedenza infatti era necessario pagare diverse tipologie di tributi in modo separato, mentre ora queste sono state inglobate in un’unica tassa. Il tributo unificato comprende al suo interno:

  • le imposte di bollo da pagare sugli atti giudiziari;
  • i diritti di cancelleria;
  • la tassa di iscrizione a ruolo;
  • infine, anche i diritti di chiamata in causa dell’ufficiale giudiziario.

Lo scopo è proprio quello di semplificare il pagamento di queste voci, andando, appunto, a unificarlo in un’unica tassa. Il contributo unificato, inoltre, va pagato per ogni grado di giudizio quando si parla di processi civili e il suo costo varia in base al valore della controversia: in generale aumenta con l’aumentare dei gradi giudizio.

Come si paga il contributo unificato nel 2022

Nel 2022 esistono diversi metodi per il pagamento del contributo unificato, sia telematici, sia fisici.

  • si può pagare presso gli uffici postali utilizzando l’apposito bollettino postale facendo il versamento sul conto corrente dello Stato;
  • il pagamento può essere effettuato acquistandolo nelle tabaccherie in forma di valore bollato oppure attraverso gli agenti di riscossione;
  • utilizzando il modello F23 in banca;
  • con i sistemi di pagamento telematici PagoPa che permette ai cittadini e alle imprese di effettuare pagamenti digitali verso la pubblica amministrazione accedendo all’apposita sezione, quando il pagamento è collegato al deposito degli atti in modalità telematica;
  • si può accedere al pagamento telematico anche attraverso l’applicazione “processo tributario telematico”, nel caso di pagamento durante l’operazione di costituzione in giudizio.

    Il pagamento telematico del contributo unificato è obbligatorio dal 2019 per tutti i giudizi instaurati in primo e secondo grado, con ricorso notificato a decorrere dal 1° luglio 2019.

Quando il convenuto deve pagare il contributo unificato?

Normalmente il contributo unificato deve essere pagato dalla parte che per prima si costituisce in giudizio, ovvero da chi avvia la controversia. Possono tuttavia verificarsi dei casi in cui il pagamento ricade anche sul convenuto, ovvero sul soggetto passivo della domanda di giudizio.

Questo avviene infatti quando chi è chiamato in giudizio decide di proporre una domanda riconvenzionale contro l’attore che l’ha citato in giudizio.

Il contributo unificato, inoltre, deve essere pagato all’apertura degli atti, quando ci si trova nelle seguenti situazioni:

  • modifica della domanda;
  • domanda riconvenzionale;
  • intervento autonomo;
  • chiamata in causa di terzo.

Cosa succede se non si paga il contributo unificato?

Nel caso in cui il pagamento del contributo unificato sia stato omesso, oppure non sufficiente o non corrispondente alla causa avviata, si dovranno pagare delle sanzioni.

Il non pagamento del contributo unificato infatti è come il mancato pagamento delle tasse. Se l’avvocato si dimentica del pagamento ci si troverà di fronte a un’irregolarità fiscale, che però non ha ripercussioni sul piano giudiziario. Si può comunque procedere con la causa.

Tuttavia se la cancelleria del tribunale dovesse segnalare il mancato pagamento, si verrà puniti con una sanzione amministrativa. Sarà necessario pagare il contributo unificato, e una maggiorazione che varia dal cento al duecento per cento della maggiore imposta dovuta.

Inoltre, nell’importo iscritto al ruolo vanno anche calcolati gli interessi al saggio legale, che iniziano a decorrere dalla data in cui è depositato l’atto cui si collega il pagamento o l’integrazione del contributo.

Quando si è esenti dal contributo unificato?

Esistono alcuni casi, espressamente definiti dalla legge, in cui non si è obbligati al pagamento del contributo unificato. Tra questi rientrano anche le situazioni in cui si può beneficiare del gratuito patrocinio.

Altre situazioni in cui non si è tenuti al pagamento sono i ricorsi per violazione della ragionevole durata del processo anche conosciuti come ricorsi legge Pinto: processi per controversie di previdenza e assistenza obbligatorie, o processi individuali di lavoro o concernenti rapporti di pubblico impiego.

Infatti, se un lavoratore dipendente vuole agire in tutela dei propri diritti, per esempio per il mancato pagamento dello stipendio, e fare causa al datore di lavoro può rivolgersi in modo gratuito al giudice del lavoro, a patto che il suo reddito complessivo compreso quello del coniuge, non superi i 34.481,46 euro.

Chi ha il gratuito patrocinio deve pagare il contributo unificato?

Il gratuito patrocinio, o patrocinio a spese dello Stato, permette ai soggetti meno abbienti di agire e difendersi di fronte all’autorità giudiziaria. Chi ne fa uso è esentato dal pagamento del contributo unificato e le spese relative all’avvocato sono a carico dello Stato.

Il difensore quindi non riceve un compenso dal cliente, che non avrebbe le possibilità economiche per effettuare il pagamento, ma dallo Stato. Se negli altri casi in cui si è esentati dal pagamento unificato si è comunque obbligati a saldare la parcella dell’avvocato, in questa situazione si è esentati da entrambe le spese.

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