I giorni spettanti nel 2021 per il congedo di paternità ammontano a 10: vediamo le istruzioni dell’INPS.
Nel 2021 l’Italia si è finalmente adeguata allo standard minimo europeo, aumentando i giorni spettanti per il congedo di paternità. Quest’anno ai neo-papà spettano 10 giorni di astensione obbligatoria, retribuita al 100%.
Un primo passo è stato fatto con la legge di Bilancio 2020, che ha aveva aumentato i giorni di congedo a 7. Parte tutto dalla direttiva europea del 4 aprile 2019, che ha fissato in 10 giorni il periodo minimo di astensione dal lavoro per i padri.
Quest’anno, i 10 giorni di congedo obbligatorio si applicano anche in caso di parto del feto morto. Le istruzioni operative sono contenute nella circolare INPS n. 42 dell’11 marzo 2021.
Per adeguarsi alla direttiva europea l’Italia aveva tre anni di tempo, quindi fino al 2022. Con la Legge di Bilancio 2021 il nostro Paese ha raggiunto lo standard minimo europeo con un anno di anticipo rispetto alla tabella di marcia prevista.
Non si tratta di una vera e propria vittoria, considerando che -appunto- si tratta del raggiungimento di uno standard minimo.
Anche quest’anno i neopapà possono godere di un giorno di congedo alternativo alla madre: in totale quindi i giorni diventano 11.
Congedo di paternità 2021, 10 giorni spettanti: istruzioni e novità INPS
Congedo di paternità 2021 esteso a 10 giorni dalla Legge di Bilancio
Il congedo paternità sale a 10 giorni grazie alle novità in Legge di Bilancio 2021: sono quindi interessati i neo papà che saranno tali dal 1° gennaio e fino al 31 dicembre 2021.
Le istruzioni operative sono arrivate l’11 marzo, con la circolare INPS n. 42.
Due le principali novità previste a livello europeo, e che finalmente sono state assorbite anche dall’ordinamento italiano:
- almeno 10 giorni lavorativi di congedo parentale per il padre o il secondo genitore equivalente, se riconosciuto dalla legislazione nazionale, nei giorni vicini alla nascita o al parto del feto morto;
- il congedo deve essere retribuito a un livello non inferiore all’indennità di malattia.
Ricordiamo però che l’aumento dei giorni del congedo obbligatorio è valido solo per chi diventa papà dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021.
Per le nascite e le adozioni o gli affidamenti avvenute nel 2020 i giorni di congedo obbligatorio rimangono 7, anche se ricadono nei primi mesi del 2021.
Lo specifica il messaggio numero 679 dell’INPS e viene ripreso anche dalla più recente circolare n. 42.
Quanti giorni spettano per il congedo di paternità?
Le modifiche apportate dalla Legge di Bilancio 2021 comportano:
- la proroga del congedo obbligatorio e del congedo facoltativo del padre, che costituiscono misure sperimentali introdotte dalla citata legge n. 92/2012, anche per le nascite, le adozioni e gli affidamenti avvenuti nell’anno 2021 (1° gennaio - 31 dicembre);
- l’ampliamento da 7 a 10 giorni del congedo obbligatorio dei padri, da fruire, anche in via non continuativa, entro i cinque mesi di vita o dall’ingresso in famiglia o in Italia (in caso, rispettivamente, di adozione/affidamento nazionale o internazionale) del minore.
A questi 10 giorni può esserne aggiunto un altro, facoltativo, che è possibile richiedere solo se la madre del figlio rinuncia a un giorno di congedo di maternità.
Il numero totale di giorni attualmente fruibili dai neo papà sale quindi a 11 giorni.
Per godere del proprio diritto di congedo parentale i neo papà avranno tempo fino al 5° mese dalla nascita, dall’adozione o dall’affidamento del figlio.
A poter usufruire del congedo di paternità sono i padri lavoratori dipendenti, che hanno diritto a un’indennità giornaliera a carico dell’INPS pari al 100% della retribuzione.
Congedo di paternità 2021 in caso di morte del figlio
I 10 giorni di congedo di paternità spettano anche in caso di morte perinatale del figlio. La citata circolare n. 42 dell’INPS spiega che sulla base delle rilevazioni effettuate dall’Istituto Superiore della Sanità, nell’ambito del progetto di Sorveglianza ostetrica italiana (SPItOSS) e alla luce delle definizioni utilizzate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, per “periodo di morte perinatale” generalmente si considera il periodo compreso tra l’inizio della 28° settimana di gravidanza e i primi sette
giorni di vita del minore.
Tuttavia, sentito il parere del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, coerentemente con la durata del beneficio, l’INPS ritiene che la tutela debba essere garantita in caso di morte perinatale avvenuta nei primi dieci giorni di vita del minore.
Il congedo può essere fruito, sempre entro i cinque mesi successivi alla nascita del figlio, anche nel caso di:
- figlio nato morto dal primo giorno della 28° settimana di gestazione (il periodo di cinque mesi entro cui fruire dei giorni di congedo decorre dalla nascita del figlio che in queste situazioni coincide anche con la data di decesso);
- decesso del figlio nei dieci giorni di vita dello stesso (compreso il giorno della nascita).
Il periodo di cinque mesi entro cui fruire dei giorni di congedo decorre comunque dalla nascita del figlio e non dalla data di decesso.
Sono quindi esclusi dalla tutela restano i padri i cui figli (nati, adottati o affidati) siano deceduti successivamente al decimo giorno di vita (il giorno della nascita è compreso nel computo).
Come fare domanda per il congedo di paternità 2021: istruzioni INPS
Le modalità per fare richiesta del congedo di paternità non cambiano nel 2021, dunque il suddetto messaggio dell’INPS riepiloga le istruzioni da seguire per fare domanda.
Il congedo obbligatorio di paternità dovrà essere richiesto presentando domanda al proprio datore di lavoro, o all’INPS in specifici casi. In particolare, la domanda va fatta:
- all’INPS se l’indennità è erogata direttamente dall’Istituto;
- al datore di lavoro se le indennità vengono da lui anticipate. Sarà poi il datore di lavoro a comunicare all’INPS le giornate di congedo fruite attraverso il flusso Uniemens.
Il padre lavoratore dipendente deve comunicare al proprio datore di lavoro le date in cui intende usufruire del congedo con almeno 15 giorni di anticipo.
Se richiesto in concomitanza della nascita, il preavviso si calcola sulla data presunta del parto.
Nei casi di pagamento a conguaglio, per poter usufruire dei giorni di congedo il padre deve comunicare in forma scritta al datore di lavoro le date di fruizione.
Nei casi di pagamento diretto da parte di INPS, la domanda si presenta online attraverso il servizio dedicato.
In alternativa, si può fare la domanda:
- chiamando gratuitamente il Contact Center al numero 803 164 da rete fissa, o il 06 164 164 da rete mobile;
- tramite i servizi telematici offerti dai patronati e intermediari dell’INPS.
Tutte le istruzioni si trovano nella circolare n. 40/2013.
Congedo di paternità: differenze tra Italia ed Europa
Nonostante l’aumento dei giorni del congedo di paternità da 5 a 7 nel 2020, e anche considerando il passo in avanti fatto con la Legge di Bilancio 2021 e l’estensione a 10 giorni, l’Italia si trova comunque ampiamente sotto la media europea.
Secondo i dati del Parlamento Europeo del 2017, l’Italia è tra i Paesi che in Europa offre ai neo-papà uno dei congedi parentali più brevi.
In Portogallo, ad esempio, i genitori possono prendere 120 giorni consecutivi, (con retribuzione al 100%) o 150 giorni (con l’80% di stipendio): non c’è differenza quindi tra mamma e papà.
Anche in Svezia non viene fatta alcuna differenza tra i genitori: entrambi hanno diritto a 12 mesi di congedo da condividere con il partner, di cui 2 obbligatori. In Norvegia i neo-papà usufruiscono di 46 settimane pagate al 100% o 56 settimane all’80%, 12 delle quali sono obbligatorie.
In Spagna i genitori hanno entrambi diritto a 16 settimane, retribuite al 100%.
I papà sloveni hanno diritto a cinque settimane di congedo parentale.
Anche in Francia i neo-papà se la passano meglio: da luglio 2021 il periodo di paternità concesso è passato da 14 a 28 giorni, di cui almeno una settimana obbligatoria.
Peggio dell’Italia ci sono Austria, Croazia, Lussemburgo e Slovacchia, che non prevedono nessun congedo parentale per il padre.
La paternità dunque è ancora un diritto lontano, negato; verrebbe da chiedersi quanto siano le consuetudini a influenzare le leggi e quanto è ancora lunga la strada per vedere riconosciuta equità e uguaglianza tra uomo e donna non solo sul lavoro, ma anche nell’impegno genitoriale.
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