Congedo di maternità e paternità: più tutele e nuove regole

Claudia Cervi

24/06/2022

24/06/2022 - 13:00

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Cambiano le regole su maternità e paternità: più tutele per dipendenti, professionisti e lavoratori autonomi in linea con le direttive Ue, ma l’Italia è ancora lontana dalla parità di genere.

Congedo di maternità e paternità: più tutele e nuove regole

Si allunga il congedo di maternità e diventa obbligatorio quello di paternità. Così il Consiglio dei ministri ha recepito le direttive Ue 2019/1158 e 2019/1552, approvando gli schemi dei decreti legislativi che integrano le disposizioni sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare.

La volontà del legislatore è quella di garantire una maggiore conciliazione tra i tempi dedicati al lavoro e le esigenze della vita familiare, offrendo una maggior tutela ai lavoratori che siano anche genitori e/o di prestatori di assistenza (caregivers).

Congedo parentale: nuove regole

Il decreto legislativo prevede un aumento dei mesi di congedo. Nello specifico:

  • aumentano da 10 a 11 i mesi di congedo parentale spettanti al genitore solo (nuclei familiari monoparentali);
  • passano da 6 a 9 i mesi complessivi di congedo parentale coperto da indennità nella misura del 30% ed entro i limiti massimi di congedo fruibili dai genitori;
  • il diritto all’indennità viene esteso fino ai 12 anni di età del bambino, nella misura del 30% della retribuzione e spetta:
    • a ciascun genitore nella misura di 3 mesi non trasferibili (3+3);
    • a uno dei genitori in alternativa tra loro nella misura di ulteriori 3 mesi.

Congedo di paternità obbligatorio

Una delle maggiori novità del decreto legislativo è la messa a regime del congedo di paternità obbligatorio per 10 giorni lavorativi. Il padre lavoratore può fruire del congedo a partire dai due mesi precedenti la nascita e fino a 5 mesi dal parto, sia in caso di nascita sia di morte perinatale. Questo diritto si aggiunge al congedo di paternità «alternativo», riconosciuto ai papà solo nei gravi casi di morte, grave infermità o abbandono del bambino da parte della madre.

Con questa norma il legislatore intende riequilibrare i carichi di cura, generalmente affidati alle donne, al fine di promuovere un’effettiva parità di genere sia in ambito lavorativo, sia familiare.

Maternità a rischio anche per le autonome

Fino a oggi le lavoratrici autonome e le professioniste con cassa avevano diritto all’indennità di maternità nel periodo che andava da 2 mesi precedenti alla data del parto ai 3 mesi successivi.

L’indennità copriva un periodo di 5 mesi totale nella misura dell’80% del reddito professionale denunciato al fisco.
La nuova disciplina riconosce il diritto all’indennità di maternità anche nei periodi di astensione anticipata per maternità a rischio, certificata dalla Asl.

Sanzioni per il datore di lavoro che ostacola i congedi

La disposizione approvata mercoledì stabilisce delle sanzioni severe per i datori di lavoro che ostacolano i lavoratori dipendenti nell’accesso alle agevolazioni dei congedi di paternità obbligatoria e in generale in favore della genitorialità.

Ricordiamo inoltre che a partire dal 1° gennaio 2022 è stata introdotta la certificazione della parità di genere, finalizzata a verificare che l’azienda promuova iniziative per la parità di genere, salariale e che tuteli la genitorialità. Le aziende private che ottengono tale certificazione possono beneficiare dell’esonero contributivo dell’1% e fino a un massimo di 50mila euro annui.

Congedi parentali e parità di genere

Secondo uno studio di WeWorld realizzato in collaborazione con Ipsos, in Italia il numero di donne che non lavora dopo la nascita dei figli è cinque volte superiore al numero degli uomini. Inoltre il lavoro di cura e assistenza alla famiglia (non retribuito) è svolto da donne per il 76,2%.

Dal sondaggio è emerso anche che solo il 14% dei padri ha dichiarato di aver ridimensionato la vita lavorativa, mentre è il 20% le donne che hanno dovuto rinunciare alla carriera. Uno dei dati che più fa riflettere è che nel caso di genitori entrambi lavoratori, un genitore su quattro rinuncia al congedo parentale.

La domanda da porsi è: basteranno le nuove misure per promuovere l’empowerment economico femminile e una cultura della condivisione dei compiti di cura allineandoli quantomeno agli standard europei?

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