La Corte di Cassazione ritiene che anche l’abitazione principale possa essere sequestrata per procedimento penale. Vediamo la sentenza.
La prima casa, quella di abitazione, può essere sequestrata in caso di reati tributari. A stabilirlo, la Corte di Cassazione con la sentenza 34484 del 22 ottobre 2025 nella quale chiarisce anche i limiti della tutela prevista per la prima casa.
Nella sentenza la Suprema Corte stabilisce come legittimo il sequestro preventivo che porta alla confisca dei beni mobili e immobili di chi è indagato per reati tributari. La prima casa, quella in cui si abita, quindi, non deve essere vista come un bene intoccabile, poiché in caso di evasione fiscale può essere sequestrata. I Giudici, nel caso in questione, affrontano anche la possibilità di impugnare l’eventuale sequestro di beni che formalmente non sono suoi. Vediamo il caso concreto e cosa hanno chiarito gli Ermellini.
Sequestro prima casa, il caso in esame
La sentenza trae spunto dal caso di reati tributari in seguito a dichiarazioni fraudolente presentate con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Nei confronti dell’indagato era stato disposto il sequestro preventivo dei beni (nello specifico, un veicolo intestato alla moglie, un conto corrente intestato a una società terza e l’immobile adibito a residenza principale cointestato con la moglie).
L’interessato aveva impugnato il decreto di sequestro preventivo, ma il Tribunale di Rovigo aveva ritenuto ammissibile il decreto di sequestro cautelare sull’abitazione di residenza. L’indagato, quindi, ha proposto ricorso contro il decreto preventivo davanti alla Corte di Cassazione chiedendo il riesame del decreto ingiuntivo per i beni non di sua proprietà (ma su cui ha interesse in quanto sottratti al nucleo familiare) e contestando l’espropriazione dell’unico immobile di proprietà a tutela della prima casa.
Il ricorso, però, è stato integralmente rigettato dagli Ermellini, che non solo hanno confermato la decisione del Tribunale, ma hanno anche fornito chiarimenti sulla decisione.
La Cassazione, per i beni intestati a terzi e non di proprietà dell’indagato, ritiene che la legittimazione dell’indagato a impugnare il sequestro non sia sufficiente e non incida sulla sua posizione giuridica.
Per quanto riguarda il secondo motivo, quello relativo alla tutela della prima casa, i supremi giudici chiariscono che essa valga soltanto nei confronti dell’Erario per i debiti tributari e non quando lo Stato agisce per sequestrare quanto deriva dal reato.
La Corte precisa che la tutela, inoltre, non agisce genericamente sulla prima casa, ma sull’unico immobile di proprietà del debitore.
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Colpire il vantaggio economico
La Corte di Cassazione specifica che la tutela vale nel procedimento tributario, poiché mira a riscuotere un credito. In ambito penale, invece, l’obiettivo è quello di colpire il vantaggio economico ottenuto grazie al reato commesso. Se il profitto avuto dal reato non è disponibile, si può procedere al sequestro di beni di valore equivalente che appartengono all’imputato e tra essi rientra anche la casa di abitazione, anche se acquistata lecitamente. Il debitore risponde alle obbligazioni con tutti i suoi beni (sia presenti che futuri).
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