Petrolio: Goldman Sachs, non si ripeterà quanto successo nel 2018

Luca Fiore

8 Aprile 2019 - 17:03

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Quanto successo nel 2018 non è destinato a ripetersi. Se a dirlo, a proposito del mercato petrolifero, è Goldman Sachs, c’è da crederci.

Petrolio: Goldman Sachs, non si ripeterà quanto successo nel 2018

Da sempre considerata la banca dei “perma-bulls”, dei rialzisti permanenti, delle materie prime, questa volta da Goldman Sachs arrivano dichiarazioni improntate alla cautela.

Parlando delle quotazioni del greggio, il n.1 per le materie prime, Jeff Currie, ha detto che quanto accaduto l’anno scorso, quando il Brent salì fino a 86 dollari, non è destinato a ripetersi.

Grazie ad un incremento di 19 punti percentuali negli ultimi tre mesi, da inizio anno le quotazioni del Brent sono salite del 29,5% portando il prezzo per un barile di greggio sopra la soglia dei 70 dollari (+0,5% a 70,69$/barile in questo momento). Andamento simile per il riferimento a stelle e strisce, in aumento del 25,4% in tre mesi e del 37,3% nel 2019 (ora a 64,1 dollari, +1,6%).

Currie (Goldman Sachs): deficit di offerta di 1 mln

“Abbiamo registrato un quarto trimestre particolarmente negativo, quindi a questo punto c’è da capire quanto abbiamo recuperato finora”, ha detto Currie nel corso di un’intervista concessa in occasione della 27° Conferenza mediorientale di metà anno su petrolio e gas che si tiene a Dubai.

“In un’ottica più di largo respiro, non riteniamo che torneremo ancora a quei livelli, sopra gli 80 dollari, anche se registreremo ancora qualche rialzo”.

Finora a spingere i prezzi sono stati “fondamentali in deficit, un livello basso degli stock” e l’attuale insufficienza di offerta è quantificata in circa “un milione di barili giornalieri”.

Currie: tre i fattori che conterranno l’ascesa dei prezzi

Di riflesso, “ci attendiamo rialzi a 70-75 dollari il barile” con possibili ritorni nella fascia dei 60 dollari a causa di tre fattori: la crescita delle infrastrutture petrolifere negli Stati Uniti, la possibile fine dei tagli produttivi da parte dell’Opec e l’offerta crescente in arrivo da Paesi non facenti parte del cartello. Si tratta di elementi “che manterranno i prezzi nella parte bassa del range”.

Per quanto riguarda l’andamento della domanda, ha detto Currie, è destinata a confermarsi solida.

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