Come si andrà in pensione dal 1° gennaio 2024?

Patrizia Del Pidio

7 Settembre 2023 - 07:30

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Sicuramente la Legge di Bilancio porterà pochissimi cambiamenti in ambito pensioni, come si potrà andare in pensione dal prossimo anno? Vediamo le prospettive.

Come si andrà in pensione dal 1° gennaio 2024?

Come si andrà in pensione nel 2024? Una domanda che molti lavoratori prossimi alla quiescenza si stanno sicuramente ponendo, come ogni anno quando si avvicina il momento della Legge di Bilancio. Gli italiani, ormai da anni, sono in attesa di una riforma strutturale del sistema previdenziale che porti a un superamento della Legge Fornero e dei paletti che ha imposto dal 2012, anno in cui è entrata in vigore.

Ma neanche nel 2024 potranno contare su una riforma di tale genere e dovranno accontentarsi di qualche proroga e qualche correttivo delle misure già esistenti. La motivazione è sempre la stessa: non ci sono coperture finanziarie e quelle poche che si riescono a trovare servono a finanziare altre priorità, come il taglio del cuneo fiscale o la riforma dell’Irpef.

Ancora una volta, quindi, la riforma strutturale delle pensioni è rimandata. Non si sa se all’anno successivo o a data da destinarsi. Quel che è certo è che superare la Legge Fornero non è così facile come l’esecutivo poteva credere mentre faceva campagna elettorale. Senza entrare nel merito, infatti, l’attuale legge previdenziale punta a una riduzione della spesa pubblica non solo per il presente ma che aumenta man mano che passano gli anni e proprio per questo eguagliarla o sostituirla non è propriamente semplice.

Alla luce di quanto affermato fino a ora, quali sono le prospettive di pensionamento per il prossimo anno? Chi potrà sperare di lasciare il lavoro e chi, invece, complice la mancata riforma, dovrà attendere ancora? Vediamo le ipotesi in campo e le certezze che sicuramente si avranno.

Come si andrà in pensione nel 2024?

Poche novità e molte certezze, questo caratterizzerà i pensionamenti del 2024. La Legge Fornero resta, con tutte le sue misure e con tutte le sue deroghe strutturali. Le novità, invece, potrebbero riguardare qualche proroga di misure sperimentali che potrebbero, però, anche essere modificate.

Una certezza, sicuramente, resta la pensione di vecchiaia a 67 anni con 20 anni di contributi per quasi tutti. Per chi rientra nel sistema misto retributivo, infatti, basterà soddisfare questi due requisiti per accedere alla misura di vecchiaia. Per chi, invece, ricade nel sistema contributivo puro è necessario soddisfare anche un terzo requisito, visto che per avere diritto alla pensione a 67 anni è richiesto anche che l’importo del trattamento che si andrà a percepire sia di almeno 1,5 volte l’assegno sociale Inps.

Resta invariata, per tutti, anche la pensione anticipata ordinaria che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e un anno in meno per le donne indipendentemente dall’età.

Un’altra misura strutturale che resta per tutti è la Quota 41 per lavoratori precoci che permette il pensionamento a chi ha versato almeno 12 mesi di contributi prima del compimento dei 19 anni e ricade in uno dei profili di tutela previsti dalla Legge (disoccupati, invalidi, caregiver, gravosi e usuranti).

Restano anche le pensioni contributive

Solo per chi ricade nel sistema contributivo puro resta in vigore anche la possibilità di accedere alla pensione a 64 anni con soli 20 anni di contributi. Si tratta di una misura che, però, è abbastanza restrittiva in quanto è necessario rispettare anche il requisito dell’importo che deve essere di almeno 2,8 volte l’assegno sociale.

Sempre per i contributivi puri resta la pensione di vecchiaia a 71 anni con soli 5 anni di contributi, misura che spetta a prescindere dall’importo del trattamento.

Le altre misure che restano in vigore

Dal 1° gennaio 2024 si potrà continuare ad andare in pensione anche con la misura di vecchiaia per gli invalidi che permette, sempre a fronte di 20 anni di contributi, di lasciare il mondo del lavoro a 56 anni per le donne e a 61 anni per gli uomini. In entrambi i casi è richiesto di rispettare una finestra di attesa di 12 mesi dal raggiungimento dei requisiti di accesso per la decorrenza della pensione.

Si potrà continuare a usare la Rita (rendita integrativa temporanea anticipata) che richiede di essere titolari di un fondo pensione integrativo e di avere almeno 20 anni di contributi versati. Inoltre è necessario avere:

  • 62 anni se si è ancora in servizio e in questo caso si deve cessare il lavoro dipendente;
  • 57 anni se si è disoccupati da almeno 24 mesi.

Le misure in forse e in attesa di proroga

In mancanza di una proroga diremo addio, invece, il prossimo anno a Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna che la Legge di Bilancio 2023 aveva previsto solo per quest’anno.

Il Governo, però, senza una riforma vera e propria ha pensato che potrebbero essere prorogate tutte e tre le misure sperimentali in scadenza. Con la Quota 103 si potrebbe continuare ad andare in pensione a 62 con almeno 41 anni di contributi mentre l’Ape sociale permetterebbe il pensionamento (se non verrà modificata) a 63 anni di età con 30 o 36 anni di contributi in base al profilo di tutela a cui si appartiene.

Per quel che riguarda l’Opzione donna, invece, resta un punto interrogativo perché il Governo annuncia di voler fare qualcosa per le lavoratrici e questo potrebbe voler dire ricomprendere nel regime sperimentale anche le escluse (ma costerebbe troppo). In ogni caso la misura andrebbe rivista e ad oggi non è possibile prevedere come permetterebbe l’accesso alla pensione.

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