Come proteggersi dalla variante indiana: lo studio sui vaccini

Violetta Silvestri

22 Maggio 2021 - 12:44

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La variante indiana è tornata a minacciare il Regno Unito, con un balzo dei contagi: come proteggersi da questo ceppo? Uno studio ha mostrato l’efficacia dei vaccini: perché essere ottimisti.

Come proteggersi dalla variante indiana: lo studio sui vaccini

Variante indiana: i vaccini proteggono davvero da questo ceppo?

Una domanda importante, alla quale ha risposto uno studio nel Regno Unito, nazione dove sta tornando l’allarme contagi proprio a causa della diffusione di questo tipo di virus.

Mentre la campagna vaccinale prosegue in Italia e in Europa, cosa è stato scoperto sul connubio vaccino-variante indiana?

Variante indiana: il vaccino protegge davvero?

Una nuova ricerca del Governo britannico suggerisce che sono necessarie due dosi di un vaccino Covid-19 per fornire una forte protezione contro l’infezione sintomatica dalla variante indiana.

Gli studi sono ancora preliminari, ma sono stati anticipati da Financial Times.

Secondo i dati della Public Health England, due dosi di vaccino hanno fornito l’81% di protezione contro la variante B.1.617.2 trovata in India e l’87% contro il ceppo B.1.1.7 identificato per la prima volta nel Kent nel sud-est dell’Inghilterra.

I risultati hanno mostrato che una dose offriva una protezione del 33% contro l’infezione indiana e del 51% contro B.1.1.7, mutazione del virus. Le ricerche sono state condotte su tutti i vaccini disponibili (Pfizer, AstraZeeneca, Johnson&Johnsos).

Anche per la variante B.1.351 rilevata per la prima volta in Sud Africa, una ricerca inglese ha riscontrato che una singola dose del vaccino BioNTech / Pfizer offre il 17% di protezione contro l’infezione, salendo a 75% dopo due dosi.

Accelerare la seconda dose di vaccino?

La nuova ricerca potrebbe suggerire quindi l’importanza di assumere due dosi di vaccino per proteggersi dalla variante.

La questione non è secondaria. La scorsa settimana il Governo Johnson ha ridotto il divario tra le dosi per le persone di età superiore ai 50 anni da 12 a 8 settimane, nel tentativo di garantire che i più vulnerabili nel Regno Unito ricevano una protezione vaccinale completa prima possibile. Ha anche introdotto un aumento delle vaccinazioni negli hotspot della varinate, come Bolton e Blackburn con Darwen.

Da sottolineare, che per raggiungere più persone possibile con almeno una dose, anche l’Italia ha ritardato il richiamo Pfizer. Una mossa davvero saggia, alla luce dei nuovi studi sulla variante indiana?

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