Come i dazi di Trump renderanno l’Europa (e non l’America) “Great Again”

Giorgia Paccione

2 Maggio 2025 - 14:45

L’aumento dei dazi USA fa lievitare l’inflazione negli Stati Uniti, mentre le imprese europee beneficiano di prezzi più bassi e di una moneta più forte.

Come i dazi di Trump renderanno l’Europa (e non l’America) “Great Again”

L’inasprimento dei dazi voluto dall’amministrazione Trump, con tariffe generalizzate del 10% su quasi tutte le importazioni, sembra avere un effetto paradossale: mentre gli Stati Uniti si preparano a un aumento dell’inflazione, l’Europa potrebbe uscirne rafforzata, con prezzi più contenuti e una maggiore competitività sui mercati globali.

Secondo un’analisi di Nomura e del Fondo Monetario Internazionale, i dazi americani spingono al rialzo i costi negli USA, penalizzando consumatori e imprese, mentre l’Europa beneficia di un afflusso di merci cinesi più economiche e di un euro in apprezzamento.

Questo aprirebbe la strada a un possibile accordo commerciale tra UE e Stati Uniti, che potrebbe includere acquisti di prodotti americani per 50 miliardi di euro, ma solo a patto che Washington rimuova le tariffe.

L’effetto inflazionistico dei dazi negli Stati Uniti

Uno studio della Federal Reserve di New York ha dimostrato che le tariffe che agiscono sulle importazioni, come i dazi imposti da Trump, si traducono in un aumento diretto dei prezzi al consumo. Molte aziende, infatti, trasferiscono questi costi aggiuntivi sul prezzo di vendita, scaricando il danno anche sui consumatori finali.

Un esempio recente è la dichiarazione del CEO di Adidas, Bjørn Gulden, che ha affermato che i dazi americani spingeranno inevitabilmente verso rincari negli Stati Uniti, mentre fuori dal mercato USA non sussiste alcuna giustificazione per gli aumenti di prezzo.

Questa dinamica rischia di alimentare l’inflazione negli Stati Uniti proprio nel momento in cui la Federal Reserve cerca di mantenere sotto controllo la crescita dei prezzi: un’inflazione più alta potrebbe costringere la Banca Centrale a mantenere tassi d’interesse elevati, frenando la crescita economica e riducendo la capacità di stimolo monetario in caso di rallentamento.

L’Europa, beneficiaria indiretta della guerra commerciale

Al contrario, l’Europa sembra poter trarre vantaggio dalla situazione. L’apprezzamento dell’euro, che ha guadagnato circa il 3-4% rispetto al dollaro da quando Trump ha introdotto i dazi, rende le importazioni meno costose (ma le esportazioni più costose) e aumenta la concorrenza sui mercati europei.

Inoltre, la riduzione delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti, dovuta ai dazi, sta spingendo Pechino a rivolgersi maggiormente all’Europa con prodotti a prezzi più competitivi.

Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea, ha sottolineato come questo spostamento possa “raffreddare i prezzi” in Europa, favorendo i consumatori e dando margine alla BCE per abbassare i tassi di interesse e stimolare l’economia.

Anche la diminuzione dei prezzi dell’energia, più marcata in Europa rispetto agli Stati Uniti, contribuisce a contenere l’inflazione nel Vecchio Continente.

Tuttavia, l’UE non è immune da rischi: l’aumento della spesa per infrastrutture e difesa, soprattutto in Germania, potrebbe in futuro imprimere una spinta inflazionistica, anche se i suoi effetti si vedranno solo nel medio termine.

Impatto sulle imprese europee

Grazie al riassetto delle catene di approvvigionamento globale indotto dai dazi, dunque, le imprese europee si trovano a dover gestire un contesto commerciale complesso, ma in alcuni casi favorevole.

In particolare, settori come l’automotive, l’industria meccanica e l’elettronica stanno beneficiando di costi più contenuti per materie prime e componenti, favorita, come accennato, dall’apprezzamento dell’euro e dal maggior afflusso di prodotti cinesi a prezzi competitivi.

Tuttavia, le aziende fortemente orientate all’export verso gli Stati Uniti dovranno affrontare incertezze legate alle tariffe e a potenziali contromisure, con un impatto particolare sui settori già colpiti dai dazi reciproci, come acciaio e alluminio.

La necessità di diversificare i mercati e di adattarsi rapidamente sta infatti spingendo molte imprese a rivedere le strategie di approvvigionamento e distribuzione.

Verso un accordo commerciale tra UE e USA?

Le politiche protezionistiche di Trump, nate per rafforzare l’economia americana, stanno quindi facendo sì che, almeno sul fronte dell’inflazione e della crescita, sia l’Europa a diventare “Great Again”.

Alla luce di questo scenario, la Commissione Europea sta cercando di finalizzare un accordo commerciale con gli Stati Uniti che prevede acquisti per 50 miliardi di euro di prodotti americani, come gas naturale liquefatto e prodotti agricoli.

La rimozione dei dazi americani rimane però una condizione imprescindibile per procedere. Il dialogo tra Bruxelles e Washington è infatti ancora complesso e segnato da tensioni, ma entrambe le parti sembrano intenzionate a trovare un compromesso per evitare ulteriori escalation che potrebbero danneggiare consumatori, imprese e mercati globali.

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