Gli investitori Italiani e lo spread BTP-Bund negli ultimi 20 anni. È ancora possibile costruire una rendita superiore al 3% netto con i BTP?
Lo spread BTP-Bund sino a pochi anni fa era un’ossessione per i giornali e i telegiornali nazionali. Quel tempo però sembra essere passato definitivamente.
“Spread” è una parola inglese che fino al 2010 era poco usata nei media, ad eccezione dei giornali finanziari specializzati. Di fatto si è insinuata nella lingua italiana durante la crisi del debito dell’Eurozona del 2011, quando i costi di indebitamento del Paese salirono a livelli insostenibili. Le radici della suddetta crisi risalgono all’ottobre 2009, quando il neo-primo ministro Giōrgos Papandreou rivela pubblicamente che i bilanci economici trasmessi dai precedenti governi greci all’Unione Europea erano stati falsificati con l’obiettivo di garantire l’ingresso della Grecia nella zona euro. Mi ricordo quel terribile giorno: la Grecia dichiarò che la contabilità nazionale era stata manipolata e che il proprio deficit pubblico era in realtà maggiore di quello comunicato sino a quel momento.
Da allora, lo spread, ovvero il divario tra il rendimento dei titoli di riferimento italiani e i loro equivalenti tedeschi, è stato sbandierato da politici e media come simbolo di orgoglio (per i tedeschi) o vergogna nazionale (per gli italiani) proprio come una vittoria o una sconfitta sportiva.
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