Come diventare avvocato? Laurea, requisiti e percorso completo

Ilena D’Errico

16 Agosto 2025 - 17:16

Ecco come diventare avvocato in Italia. Il percorso completo dalla laurea fino all’abilitazione.

Come diventare avvocato? Laurea, requisiti e percorso completo

Anche se la professione legale non è più ambita e remunerativa come un tempo resta comunque il sogno nel cassetto di moltissimi studenti. Decidere di fare l’avvocato oggi significa avere una passione e una dedizione fortissime, necessarie anche solo per iniziare. Il percorso per diventare avvocati in Italia, a dispetto di quanto i numeri potrebbero far credere, non è decisamente tra i più semplici o veloci. Oltretutto, l’elevata concorrenza impone fin da subito il massimo dell’impegno per distinguersi e poter avviare una carriera gratificante.

Già durante gli anni universitari gli aspiranti avvocati devono avere le idee ben chiare, arricchire il proprio curriculum con competenze ed esperienze spendibili nel mondo del lavoro. Lo stesso vale durante la pratica obbligatoria, la prima occasione per mettere in atto quanto appreso durante gli studi, interfacciarsi con i clienti e mettere alla prova la propria motivazione. I risultati, d’altra parte, possono ricompensare ogni sacrificio fatto, sia da un punto di vista economico che soprattutto per la soddisfazione personale. Vediamo di seguito come funziona il percorso per diventare avvocato in Italia.

Università per diventare avvocato

Gli aspiranti avvocati non hanno scelta, devono necessariamente conseguire una laurea magistrale in Giurisprudenza dalla durata di 5 anni (a ciclo unico oppure 3+2) Questo percorso è indispensabile per acquisire le nozioni tecniche necessarie alla professione, ma come anticipato è l’approccio dello studente a fare la differenza. Pianificare con cura gli esami a scelta libera, puntare a voti eccellenti e scegliere con attenzione la materia della tesi sono consigli imprescindibili per chi vuole avere una buona base di partenza nella professione legale. La coerenza del percorso formativo e i risultati raggiunti possono rivelarsi infatti determinanti nella pratica forense, quando tutti i candidati hanno altrimenti le stesse condizioni di partenza.

Esperienze all’estero, conoscenza di lingue straniere, competenze informatiche e ulteriori percorsi formativi conclusi possono aiutare come in ogni professione. Per il futuro avvocato, però, tutto comincia a costruirsi con il piano carriera universitario che culmina nella tesi. Quest’ultima rappresenta il vero biglietto da visita del laureato, in genere attinente alla materia in cui si vuole specializzarsi, soprattutto quando versante su argomenti particolarmente richiesti.

La pratica forense

Dopo la laurea (in alcuni casi già a partire dall’ultimo anno di università) bisogna inderogabilmente portare a termine la pratica forense presso uno studio di avvocati per almeno 18 mesi. Senza questo requisito è impossibile partecipare all’esame di abilitazione alla professione. Durante il praticantato si deve partecipare ad almeno 20 udienze del proprio dominus, annotando le presenze in un apposito libretto.

Trascorsi 6 mesi di pratica forense, il praticante può partecipare alle udienze da solo, senza la presenza necessaria del suo dominus. A partire dal 28 settembre 2018, inoltre, i praticanti avvocato devo anche frequentare un corso di formazione di 160 ore parallelamente al tirocinio.

La pratica forense, oltre che presso uno studio legale in possesso dei requisiti, può essere in parte svolta con soluzioni alternative:

  • corsi della Scuola di specializzazione della durata di 12 mesi;
  • pratica forense presso l’Avvocatura dello Stato o l’Avvocatura Distrettuale dei Comuni o altri enti pubblici o gli uffici giudiziari, della durata di 12 mesi;
  • pratica legale in un altro Paese dell’Ue per almeno 6 mesi;
  • tirocinio legale iniziato durante l’ultimo anno dell’Università, di 6 mesi, sempre che l’Ateneo di appartenenza abbia stipulato delle convenzioni con l’ordine forense.

Anche queste scelte non devono esser prese alla leggera, rappresentando un autentico trampolino per l’aspirante avvocato, che proprio durante il praticantato comincia a definire il ramo di specializzazione in cui opera e ad avvicinarsi lentamente ai clienti.

L’esame di avvocato per l‘abilitazione alla professione

Dopo la pratica obbligatoria, è possibile sostenere l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione forense-, che si tiene annualmente e richiede appunto il superamento del praticantato. Si tratta di un esame complesso, con un’alta percentuale di bocciati, composto in una prova scritta e una orale.

La prova scritta si articola in 3 distinte giornate e riguarda la redazione dei seguenti atti:

  • parere motivato di diritto civile;
  • parere motivato di diritto penale;
  • atto giudiziario a scelta tra diritto civile, penale o amministrativo.

La correzione degli elaborati scritti dura all’incirca 8 mesi , dopodiché sarà possibile sostenere l’esame orale. In questa sede il candidato dovrà discutere e commentare i risultati della prova scritta e rispondere alle domande della commissione su 5 materie di diritto a sua scelta tra:

  • costituzionale;
  • civile;
  • commerciale;
  • del lavoro;
  • penale;
  • amministrativo;
  • tributario;
  • processuale civile;
  • processuale penale;
  • internazionale privato;
  • ecclesiastico;
  • comunitario.

L’esame per diventare avvocato è uguale per tutti, la scelta delle materie orali è l’unica parte in cui il futuro avvocato definisce con maggiore precisione il proprio settore di competenza, ma il percorso è comune. Nel complesso, servono quindi circa 8 anni per diventare avvocato, ammettendo che non ci siano ritardi negli studi e che l’esame vada a buon fine al primo tentativo.

Giuramento, iscrizione all’albo e apertura Partita Iva

Chi supera l’esame di avvocato può, finalmente, prestare giuramento presso il tribunale e poi iscriversi all’ordine degli avvocati del circondario di residenza/domicilio. A questo punto è necessario iscriversi alla Cassa di previdenza degli avvocati e aprire la partita Iva, senza la quale non si può esercitare la libera professione. Per continuare a essere iscritti presso l’Ordine sarà necessario:

  • mantenere attiva la partita Iva;
  • avere l’uso di locali e utenze telefoniche per l’attività professionale (non necessariamente uno studio personale, ma un domicilio in cui essere sempre reperibile);
  • trattare almeno 5 affari l’anno;
  • avere una Pec;
  • partecipare ai corsi di aggiornamento professionale;
  • stipulare una polizza assicurativa;
  • versare i contributi.

Diventare avvocato penalista, civilista o tributarista: il percorso da seguire

Quello che abbiamo descritto è il percorso obbligatorio per diventare avvocato, a prescindere dal ramo di specializzazione che si vuole intraprendere. Oggi sempre più l’avvocato è competente in ambiti molto settoriali e differenti tra loro: penalista, civilista, tributarista, societario, aziendale e altro ancora.

Per specializzarsi in un ramo piuttosto che in un altro, è fondamentale svolgere la pratica forense presso uno studio legale che opera in via esclusiva o prevalente nella materia di interesse. Esistono poi tutta una serie di corsi di approfondimento e master - pubblici o privati - per acquisire conoscenze specifiche e settoriali. Sono proprio l’esperienza e la professionalità a fare la differenza, anche perché in Italia l’albo degli avvocati è uno solo e tutti possono patrocinare tutte le cause. Bisogna quindi avere una conoscenza generale solida e ampia, ma specializzarsi in alcuni settori è fondamentale per riuscire a eccellere davvero.

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