Come chiedere il risarcimento da stress al datore di lavoro

Simone Micocci

8 Maggio 2025 - 17:02

Quando si può chiedere il risarcimento da stress al datore di lavoro, chi può ottenerlo e come fare.

Come chiedere il risarcimento da stress al datore di lavoro

Il lavoro può essere stancante mentalmente e fisicamente, anche causare preoccupazioni e timori, ma non dovrebbe incidere sulla salute del lavoratore.

Lo stress da lavoro - conosciuto anche come burnout - che raggiunge un livello tale da ripercuotersi negativamente sulla salute del lavoratore deve essere risarcito, nella misura in cui dipende dalla responsabilità del datore di lavoro.

Quest’ultimo deve infatti tutelare il personale al meglio delle proprie possibilità, garantendo un ambiente salubre e idoneo per il benessere psicofisico dei dipendenti. In caso contrario, risponde personalmente dei danni subiti dal personale a cause di proprie colpe o negligenze.

Ecco cosa c’è da sapere e come chiedere il risarcimento da stress al datore di lavoro.

Il risarcimento per lo stress da lavoro

Si è abituati a pensare allo stress come una normale conseguenza del lavoro e delle vicissitudini quotidiane, ma c’è una grossa differenza tra l’affaticamento e le tensioni del tutto fisiologiche e uno stato di malessere profondo e prolungato.

Il dipendente che soffre di ansia e stress a causa del lavoro subisce infatti lesioni fisiche e mentali che non svaniscono spontaneamente e si ripercuotono sulla vita quotidiana. Mal di testa, ansia, disturbi del sonno, depressione, disturbi dell’apparato digerente e attacchi di panico sono soltanto alcuni degli effetti dello stress da lavoro.

Chi può richiedere il risarcimento

Affinché i danni possano essere risarciti dal datore di lavoro non è sufficiente provarne l’esistenza. Serve documentare anche il nesso causale con la condotta del datore di lavoro, colpevole di aver pregiudicato la salute del lavoratore. Potrebbe trattarsi di un vero e proprio illecito o di un atteggiamento colpevole, ma anche dell’omissione dei propri obblighi: i comportamento del datore di lavoro deve essere valutato nel suo complesso e nell’esito che produce nell’ambiente lavorativo.

Per esempio, il mobbing, le minacce e le molestie sono sicuramente cause di stress da lavoro. Il datore di lavoro che mette a disagio i dipendenti con affermazioni o condotte umilianti non è però meno responsabile dell’ambiente nocivo in cui opera il personale.

Mettere un’eccessiva pressione ai dipendenti, al di fuori dalla motivazione e dalla gratificazione comprensibili, è un’altra condotta potenzialmente idonea a procurare stress lavoro-correlato. Costringere i dipendenti a orari di lavoro troppo lunghi o pretendere mansioni insostenibili per quantità o qualità rispetto alle tempistiche è un’altra ipotesi, insieme agli atti vessatori o persecutori.

Al contrario, non è imputabile al datore di lavoro lo stress causato o amplificato da circostanze che non rientrano nelle sue responsabilità. La predisposizione del dipendente, a seconda delle proprie condizioni psicofisiche, è uno dei motivi per cui lo stress da lavoro non è risarcibile.

Anche le condotte dei colleghi di lavoro, se il datore di lavoro ha agito nel meglio delle proprie possibilità per garantire un ambiente sicuro, escludono il risarcimento (quanto meno a carico del datore).

Come chiedere il risarcimento

Per chiedere il risarcimento da stress al datore di lavoro è necessario rivolgersi a un avvocato, eventualmente con gratuito patrocinio o tramite i servizi legali dei sindacati, per proporre un ricorso in tribunale.

Le spese da sostenere saranno in seguito rimborsate dal datore di lavoro insieme al risarcimento danni, secondo il principio di soccombenza, se il dipendente riuscirà a ottenerne il riconoscimento. A tal fine, è indispensabile provare i danni subiti e le colpe del datore di lavoro. In questa sede sarà necessario contestare sia i danni patrimoniali (visite mediche, medicinali e così via) che quelli morali per ottenere un risarcimento completo.

La documentazione medica e la valutazione psicologica sono i mezzi di prova più importanti, insieme alle prove riguardanti le condotte del datore di lavoro: messaggi, email, dichiarazioni testimoniali e così via. Naturalmente, prima della causa in tribunale è possibile tentare un accordo stragiudiziale con la mediazione di figure professionali idonee (sindacati, avvocati) o un vero e proprio accordo bonario tra le parti.

È una strada utile quando la controparte è disponibile alle trattative e riconosce le proprie responsabilità, ma non obbligatoria.

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