Come cambia lo stipendio di gennaio 2026 rispetto a dicembre 2025

Simone Micocci

16 Ottobre 2025 - 15:10

Busta paga, come cambiano gli stipendi grazie alla prossima legge di Bilancio? Ecco un confronto tra quanto prendi a dicembre 2025 rispetto a gennaio 2026.

Come cambia lo stipendio di gennaio 2026 rispetto a dicembre 2025

Gennaio 2026 sarà un mese importante per chi lavora: grazie alle novità contenute in legge di Bilancio, gli stipendi potrebbero aumentare ancora. Ma si tratterà di un aumento graduale, visto che solo una parte delle misure finanziate dalla manovra comporteranno un cambio immediato tra la busta paga di gennaio 2026 rispetto a dicembre 2025.

La nuova legge di Bilancio porta infatti una serie di interventi che mirano a sostenere il potere d’acquisto dei lavoratori, ma non tutti si tradurranno in un aumento immediato dello stipendio. Nel dettaglio, dal 1° gennaio entrano in vigore diverse novità fiscali: la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33%, la proroga della detassazione dei premi di produttività con l’estensione dell’agevolazione anche per gli straordinari, nuovi incentivi per i rinnovi contrattuali e la conferma del bonus mamme per le lavoratrici con almeno due figli.

Misure che avranno un impatto complessivo positivo, ma con tempi e modalità differenti.

L’unico vero cambiamento visibile già nei primi mesi del 2026, infatti, sarà quello legato all’Irpef, che comporterà un leggero aumento del netto in busta paga per chi guadagna più di 28.000 euro annui. Tutte le altre misure - dalla detassazione dei premi ai nuovi bonus - scatteranno formalmente da gennaio, ma produrranno effetti solo nel corso dell’anno, in occasione dei rinnovi contrattuali o con il pagamento dei vari bonus da parte dell’Inps.

A tal proposito, in questa guida vedremo come e perché cambia la busta paga di gennaio 2026 rispetto a dicembre 2025, chi potrà notare le prime differenze e quali effetti arriveranno solo più avanti per i lavoratori dipendenti, pubblici e privati.

Come cambia l’Irpef tra gennaio 2026 e dicembre 2025

Come anticipato, tra le novità più attese della manovra - e descritte nel Documento programmatico di bilancio approvato dal governo nei giorni scorsi - c’è la riduzione della seconda aliquota Irpef, che dal 1° gennaio 2026 passa dal 35% al 33%.

Un intervento che rientra nella strategia del Governo per alleggerire gradualmente la pressione fiscale sui redditi medio-bassi, rafforzando al tempo stesso il potere d’acquisto delle famiglie. Il beneficio riguarderà in particolare chi percepisce redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro l’anno, cioè la fascia su cui si concentra la seconda aliquota. L’effetto della misura sarà progressivo e limitato entro una certa soglia di reddito complessivo, stimata attorno ai 200 mila euro, oltre la quale non sono previsti vantaggi fiscali aggiuntivi.

In termini pratici, l’intervento si tradurrà in un alleggerimento del prelievo mensile, con un aumento del netto in busta paga che varierà in base al reddito e alla tipologia di contratto, come possiamo vedere dalla tabella seguente:

Reddito annuo lordo Reddito mensile lordo Importo tassato con l’aliquota del secondo scaglione Risparmio annuo con aliquota del 33% Risparmio mensile con aliquota del 33%
28.000 2.153,85 0 0,00 0,00
30.000 2.307,69 2.000 40,00 3,08
32.000 2.461,54 4.000 80,00 6,15
34.000 2.615,38 6.000 120,00 9,23
36.000 2.769,23 8.000 160,00 12,31
38.000 2.923,08 10.000 200,00 15,38
40.000 3.076,92 12.000 240,00 18,46
42.000 3.230,77 14.000 280,00 21,54
44.000 3.384,62 16.000 320,00 24,62
46.000 3.538,46 18.000 360,00 27,69
48.000 3.692,31 20.000 400,00 30,77
Tra 50.000 e 200.000* 3.846,15 22.000 440,00 33,85

* Valore non ancora confermato

Il valore indicato nell’ultima colonna, quindi, rappresenta la differenza effettiva che c’è tra lo stipendio di dicembre e quello di gennaio 2026. Per il resto, infatti, le regole fiscali non cambiano, con la conferma del taglio del cuneo fiscale già in vigore quest’anno.

L’adeguamento scatterà automaticamente dal mese di gennaio, ma i datori di lavoro potrebbero recepirlo con un leggero ritardo tecnico. In tal caso, la differenza maturata sarà comunque riconosciuta sotto forma di arretrati nei mesi successivi.

La detassazione degli aumenti riconosciuti dai rinnovi contrattuali

Tra le misure che dovrebbero trovare spazio in legge di Bilancio 2026 c’è anche la detassazione degli aumenti riconosciuti con i rinnovi contrattuali. L’obiettivo è incoraggiare le imprese a rinnovare i contratti, alleggerendo il peso fiscale sugli aumenti: in questo modo, dovrebbe essere più semplice per sindacati e associazioni datoriali raggiungere un accordo al tavolo del rinnovo. A parità di risorse, infatti, nelle tasche dei lavoratori entrerebbero più soldi, visto che il netto sarebbe comunque maggiore grazie a una tassazione agevolata.

Ma attenzione: questa novità non varrà per le pubbliche amministrazioni.

Va chiarito anche che una tale misura non si riflette immediatamente nella busta paga di gennaio 2026. La detassazione, infatti, si applica solo ai rinnovi contrattuali sottoscritti dopo il 1° gennaio 2026: finché i nuovi accordi non entrano in vigore, quindi, gli stipendi restano invariati rispetto al 2025.

Bonus mamme 2026

Tra le misure che tornano anche nel 2026 c’è il bonus mamme, introdotto lo scorso anno con l’obiettivo di sostenere le lavoratrici con figli e incentivare la permanenza nel mondo del lavoro.

Il Documento programmatico di bilancio 2026 conferma la misura e ne prevede il potenziamento, mantenendo invariati i requisiti principali: spetta quindi alle madri lavoratrici - dipendenti o autonome - con almeno due figli e un reddito annuo non superiore a 40.000 euro. Nel caso delle lavoratrici con due figli il più piccolo non deve aver compiuto i 10 anni di età, mentre per chi ne ha almeno 3 è sufficiente che anche uno solo sia ancora minorenne.

Tuttavia, anche in questo caso, è importante chiarire che non si tratta di un aumento mensile in busta paga. Come accaduto nel 2025, il bonus sarà gestito direttamente dall’Inps e pagato in un’unica soluzione a fine anno, dopo la presentazione della domanda.

Non comparirà quindi nello stipendio di gennaio 2026, né nei mesi successivi: il beneficio - di 40 euro al mese - verrà erogato solo a seguito della verifica dei requisiti da parte dell’Istituto e direttamente sul conto corrente dell’interessata.

Detassazione degli straordinari

Un altro cambiamento dovrebbe essere quello che porta alla detassazione degli straordinari e delle indennità accessorie dei lavoratori dipendenti.

In questo modo, gli importi percepiti per lavoro straordinario - così come già avviene per i premi di produttività - potranno beneficiare di un’imposta sostitutiva ridotta rispetto all’Irpef ordinaria, con aliquota da definire nella prossima manovra. Per i lavoratori pubblici, la misura si riflette in modo analogo sul trattamento accessorio, cioè quella parte dello stipendio composta da indennità, turni, reperibilità e performance.

Un modo per alleggerire la pressione fiscale sui redditi da lavoro e premiare chi sceglie di lavorare di più o chi, per esigenze di servizio, deve garantire una maggiore presenza. Anche in questo caso, però, non si registrano effetti immediati sulla busta paga di gennaio.

La detassazione degli straordinari entra sì in vigore dal 1° gennaio 2026, ma si applica solo alle ore aggiuntive effettivamente svolte da quella data in poi. Ciò significa che, rispetto a dicembre 2025, non ci saranno differenze nel netto mensile, almeno finché non saranno maturati straordinari o compensi accessori nel nuovo anno.

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