Com’è nata l’idea del Ritter Sport, il cioccolato quadrato che fattura più di €600 milioni

Giorgia Paccione

4 Ottobre 2025 - 14:19

Un’intuizione che ha trasformato una piccola fabbrica familiare in un marchio globale. Oggi Ritter Sport produce 2,5 milioni di tavolette al giorno ed è tra i leader europei del settore.

Com’è nata l’idea del Ritter Sport, il cioccolato quadrato che fattura più di €600 milioni

Dietro una delle tavolette di cioccolato più iconiche al mondo si nasconde una storia di ingegno e pragmatismo familiare. È il 1932 quando Clara Göttle, moglie del cioccolatiere Alfred Eugen Ritter, osserva dei ragazzini che, durante una partita di calcio, infilano in tasca delle tavolette di cioccolato che, puntualmente, si spezzano. Una scena semplice, ma rivelatrice.

Da quell’immagine, infatti, prese forma un’idea destinata a cambiare il mercato: creare una tavoletta quadrata, compatta e resistente, che avesse lo stesso peso delle classiche barrette ma fosse perfetta da portare sempre con sé.

Alfred tradusse questa intuizione in prodotto, dando vita al cioccolato “quadrato, pratico e buono”, oggi sinonimo stesso di Ritter Sport.

La rivoluzione di Ritter Sport

Dopo l’interruzione forzata durante la Seconda guerra mondiale, l’azienda ripartì grazie al figlio Alfred Otto Ritter, che trasformò il quadrato in un tratto distintivo, difeso con fermezza anche in tribunale. La famiglia arrivò fino alla Corte Suprema federale tedesca per tutelare l’esclusiva della forma, bloccando i tentativi dei concorrenti di replicarla.

Negli anni Settanta arrivò un’altra innovazione che rese Ritter Sport immediatamente riconoscibile: il celebre Knick-Pack, la confezione che si apre spezzando il cioccolato al centro, accompagnata dallo slogan “Quadratisch. Praktisch. Gut.”. A rafforzare l’identità visiva contribuirono i colori sgargianti delle confezioni, ciascuna legata a un gusto diverso.

Nonostante l’ascesa del marchio, la famiglia scelse di non trasformarlo in una multinazionale, mantenendo la dimensione di impresa familiare radicata a Waldenbuch, vicino Stoccarda, ma capace di innovare in anticipo sui tempi, puntando su sostenibilità e produzione biologica quando ancora non era un trend globale.

La quarta generazione e la sfida internazionale

Oggi alla guida di Ritter Sport ci sono Moritz Ritter e Tim Hoppe, quarta generazione della famiglia fondatrice. Con circa 1.900 dipendenti e due stabilimenti, in Germania e Austria, il gruppo ha chiuso il 2024 con 605 milioni di euro di ricavi, in crescita del 7,8%. Si tratta del terzo marchio europeo nel settore delle tavolette di cioccolato, dietro solo a colossi come Milka e Lindt.

Il mercato principale resta quello tedesco, ma l’azienda è presente in oltre 90 Paesi e guarda con decisione agli Stati Uniti, primo mercato mondiale per consumo di cioccolato. “Avendo consolidato il mercato interno, si punta sugli Usa”, spiegano i due cugini.

L’Italia rappresenta invece già oggi il secondo mercato estero, con un giro d’affari di circa 45 milioni di euro, grazie soprattutto alla forte domanda di cioccolato fondente e al legame culturale con le nocciole, ingrediente chiave delle ricette Ritter.

I nuovi obiettivi di crescita

Se la forma quadrata rimane l’elemento distintivo, il successo contemporaneo di Ritter Sport si fonda anche sulla gestione responsabile della filiera. Dal 2022 tutto il cacao utilizzato è tracciabile al 100%, proveniente da cooperative in Nicaragua, Perù, Ghana e Nigeria. “Catene di fornitura più corte, più trasparenti, meno intermediari. Solo così è possibile incidere davvero sulle condizioni economiche e sociali dei coltivatori”, sottolinea Thomas Straub, amministratore delegato di Ritter Sport Italia.

L’azienda affianca alle certificazioni internazionali i propri programmi di sostenibilità, investendo ogni anno circa il 10% del fatturato e alimentando la produzione esclusivamente con energia rinnovabile. Dal 2020 l’intera azienda è carbon neutral e punta a ridurre le emissioni del 42% entro il 2030.

La sfida più dura resta però l’aumento dei costi delle materie prime, con il cacao che ha quintuplicato il prezzo negli ultimi anni a causa del cambiamento climatico. Per garantire continuità e qualità, Ritter Sport ha avviato nuove coltivazioni in Nicaragua e progetti sperimentali anche per le nocciole, minacciate da parassiti in Turchia. Parallelamente investe in logistica sostenibile, con magazzini alimentati da pannelli solari e camion elettrici per la distribuzione locale.

A quasi un secolo dalla sua nascita, dunque, Ritter Sport è ancora la dimostrazione che una semplice intuizione, se unita a visione e capacità di adattamento, può trasformare una piccola impresa familiare in un marchio internazionale, senza rinunciare a innovazione, identità e sostenibilità.

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