Nuovo Codice Antimafia: colpito anche il caporalato

Vittorio Proietti

11 Luglio 2017 - 10:00

Il Codice Antimafia passa alla Camera ma la fine del suo iter parlamentare è ancora lontana: la confisca dei beni per i mafiosi sarà più semplice, anche per il caporalato.

Nuovo Codice Antimafia: colpito anche il caporalato

Il Codice Antimafia arriva alla Camera dopo esser stato approvato al Senato. Il nuovo regolamento proposto dall’Atto del Senato 2134 facilita la confisca dei beni ottenuti con l’attività criminale, tra cui associazione mafiosa, terrorismo e corruzione.

Il nuovo Codice Antimafia modifica anche le regole di vigilanza e di amministrazione dei beni sequestrati: a controllare sarà il Ministro dell’Interno, ma vi saranno dei Tavoli pronivinciali e delle figure nominate ad hoc.

A differenza di quanto avviene ora, l’amministratore dei beni confiscati non sarà necessariamente un prefetto, sarà scelto da un Albo apposito e si farà a rotazione. Nessun parente dell’indagato potrà subentrare in questo ufficio.

L’estensione della confisca dei beni grazie al nuovo Codice Antimafia, colpirà anche gli indiziati di concussione e corruzione a rischio latitanza. I reati sono ampliati e con essi saranno estese anche le incompatibilità per i condannati.

Cerchiamo di approfondire il testo del nuovo Codice Antimafia analizzando qualche articolo del ddl.

Nuovo Codice Antimafia: alcuni punti essenziali

Il nuovo Codice Antimafia punta innanzitutto a rendere più efficace l’azione di sequestro e confisca dei beni posseduti da criminali accusati di associazione mafiosa e corruzione.

La velocità di confisca sarà garantita da minori passaggi burocratici, nonché da una più rapida verifica dei beni illeciti, con una limitazione della giustificazione di legittima provenienza (Art. 24 Decreto Legislativo 159/2011).

In poche parole il Codice Antimafia permetterà agli inquirenti di rimuovere molti degli ostacoli dell’azione giudiziaria di sequestro e confisca, uno la dichiarazione che i beni ad oggetto provenissero da attività lecite secondo l’accusato.

Il sequestro dei beni si intenderà esteso a tutti i beni e le partecipazioni societarie comprese nell’attività criminale dell’indagato. Qualora la confisca non riesca a colpire i beni oggetto, l’inquirente potrà confiscare beni di uguale valore di legittima provenienza (Art. 25).

Grazie a questo punti del Codice Antimafia, anche volendo distruggere il bene ottenuto illegalmente o frutto dell’attività mafiosa, la giustizia potrà comunque rifarsi sul patrimonio dell’indagato.

Il Codice Antimafia colpisce anche corrotti e caporali

Il Codice Antimafia contiene anche nuove misure contro il caporalato: per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (Art. 603 quater del Codice Penale), riassunto con il termine caporalato, è prevista la confisca obbligatoria degli oggetti usati per lo sfruttamento.

Ad esse il Codice Antimafia aggiunge il frutto del lavoro sfruttato, quindi il prodotto e il profitto ottenuto dall’attività illecita. Anche in questo caso, qualora non si riuscissero ad ottenere i beni guadagnati illegalmente, l’inquirente confischerà beni ottenuti legalmente di uguale valore.

L’approvazione del Codice Antimafia sta comunque incontrando qualche intoppo, in quanto il presidente dell’Anac Cantone e gli astenuti alle votazioni lasciano intendere che il complesso contributo abbia qualche punto debole.

Non resta che attendere gli sviluppi dei lavori parlamentari e annotare nuove letture del Codice Antimafia.

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