Clima, il 2023 è stato l’anno più caldo della storia: cos’è il «collasso climatico» e quali sono gli effetti sull’Italia

Ilena D’Errico

06/09/2023

06/09/2023 - 18:59

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Il 2023 sarà molto probabilmente l’anno più caldo della storia mondiale. Gli esperti parlano di collasso climatico, ecco cos’è e quali sono gli effetti sull’Italia.

Clima, il 2023 è stato l’anno più caldo della storia: cos’è il «collasso climatico» e quali sono gli effetti sull’Italia

L’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo), un organismo Onu, ha certificato insieme a Copernicus (programma Ue di osservazione della Terra) che l’estate 2023 è stata la più calda della storia a livello globale. “È iniziato il collasso climatico”, ha commentato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, preoccupato per il progressivo innalzamento delle temperature.

Sono ormai anni che si sente parlare del cambiamento climatico, delle sue origini e dei rischi per il pianeta, ma gli effetti iniziano a essere ben più palpabili di dati e previsioni statistiche. Secondo gli esperti, si sta assistendo a una crescente tropicalizzazione del clima europeo, con effetti su tutti i Paesi occidentali, compresa l’Italia.

L’estate più calda della storia

L’Osservatorio climatico dell’Unione europea ha registrato un aumento globale delle temperature nei mesi di giugno, luglio e agosto 2023, che si è accompagnato a siccità e incendi in modo indistinto, colpendo l’Africa, l’Asia, il Nord America e l’Europa. In particolare, la temperatura media del periodo estivo si è attestata a quota 16,77 gradi, superando così il record di 16,48 gradi del 2019 e attribuendo al 2023 la qualifica di anno più caldo degli ultimi 120.000 anni.

Samantha Burgess, vicedirettrice di Copernicus, ha peraltro annunciato che questa tendenza si confermerà anche nei prossimi mesi, dato l’elevato calore aggiuntivo presente nelle superfici oceaniche del Nord Atlantico e nel Mar Mediterraneo.

Il collasso climatico

L’analisi di Copernicus è solo una delle tante avvertenze riguardanti il cambiamento climatico, su cui gli scienziati di tutto il mondo stanno mantenendo un’attenzione costante. Nel recente studio dell’Onu si conferma una tendenza senza via di uscita, con l’elevato calore dell’atmosfera che surriscalda le acque marine. Queste ultime, a loro volta, scaldano nuovamente l’ambiente in un vero e proprio circolo vizioso.

I danni si misurano sia a livello ambientale che economico, in un crescendo definito dal sottosegretario Guterres come l’inizio del collasso climatico. Con questa espressione si fa riferimento all’ininterrotto e progressivo aumentare degli eventi atmosferici estremi, con incendi boschivi, siccità e scioglimento dei ghiacciai, ma anche fenomeni temporaleschi molto violenti e del tutto improvvisi.

Il crescente surriscaldamento, come ricordato da Guterres, è iniziato già diversi anni fa, circa a partire dagli anni ‘80 del Novecento di pari passo con la frequente industrializzazione. La tendenza, in continua crescita, non è affatto costante, ma anzi sempre più pressante e veloce, tanto da arrivare ai dati allarmanti riguardanti l’estate in corso.

Gli effetti sull’Italia

Analizzando i dati forniti da Copernicus in modo più specifico, appare che l’Italia non ha registrato un record assoluto per il 2023, anche se il primo semestre di quest’anno è il terzo in classifica per le temperature più alte registratesi nel nostro territorio dal 1960.

Il 2022, invece, si conferma essere l’anno più secco e siccitoso che l’Italia abbia mai affrontato dal 1800, a causa delle alte configurazioni anticicloniche che ancora preoccupano gli esperti. Il meteorologo Jacopo Zannoni ha spiegato che con il continuo innalzamento delle fasce tropicali causato dal surriscaldamento è probabile che anche il clima nostrano venga tropicalizzato, aumentando ulteriormente i fenomeni di secca e siccità.

Secondo il meteorologo Zannoni, i dati specifici dell’Italia confermeranno quanto riportato dallo studio europeo, assegnando al 2023 uno dei primi 5 posti tra le estati italiane più calde di tutti i tempi.

Si prevedono dunque estati sempre più calde e asciutte, in particolare per quanto riguarda il Nord Italia, mentre gli inverni dovrebbero bilanciare con un più elevato tasso di umidità, nonostante le temperature sopra la media. Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico, è intervenuto in proposito in un’intervista per Il fatto quotidiano, ha confermato l’analisi sul 2023, ricordando che “lo scarto di circa mezzo grado è così elevato, da trattarsi di un dato eclatante”, facendo riferimento alla differenza fra la temperatura media di quest’anno e quella del 2022.

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