Cittadinanza e residenza fiscale non sono la stessa cosa. Si tratta di due concetti differenti che hanno anche un effetto diverso sulle imposte da versare.
Residenza fiscale e cittadinanza non sono la stessa cosa. Vediamo cosa cambia per il Fisco e per le tasse da pagare. Non di rado cittadinanza e residenza fiscale vengono confusi e usati anche come sinonimi, ma si tratta di concetti diversi che hanno effetti differenti.
La residenza fiscale indica il Paese al quale si pagano le tasse sui redditi, la cittadinanza, invece, sottolinea l’appartenenza politica e legale a una nazione in cui si esercitano i diritti e i doveri.
L’errore a livello fiscale si ha quando si decide di trasferirsi all’estero per non pagare le tasse in Italia: in questo caso, però, non basta la cittadinanza straniera per non dover pagare le imposte al Fisco italiano.
Differenza tra cittadinanza e residenza fiscale
Cos’è la cittadinanza e come si acquisisce?
La cittadinanza di un individuo determina in quale Stato può esercitare i propri diritti (come quello di voto o l’accesso ai servizi pubblici) e al quale deve rivolgere i propri doveri (fedeltà allo Stato e obbligo a difenderlo, per esempio). La cittadinanza è una sorta di vincolo che lega ogni cittadino al proprio Stato. Si pensi alla guerra: ogni individuo è chiamato a combattere nelle fila dello Stato in cui ha la cittadinanza.
Come si acquisisce la cittadinanza italiana? A stabilirlo è l’articolo 1 della Legge 91 del 5 febbraio 1992. La cittadinanza si acquisisce qualora si sia figli di genitori italiani (anche soltanto di uno) e quando si nasce sul suolo italiano nel caso i genitori siano apolidi, ignoti o se appartengono a uno Stato che non trasmette la cittadinanza in caso di nascita all’estero.
Se si nasce da genitori italiani su suolo estero, quindi, si ha la cittadinanza italiana. Se si nasce da genitori entrambi stranieri su suolo italiano si ha la cittadinanza solo nei casi sopra descritti.
La cittadinanza italiana si acquisisce anche in altri modi:
- per filiazione: per i minori è automatico, per i maggiorenni facoltativo, ma la scelta va fatta entro un anno dal compimento della maggiore età;
- per matrimonio con un cittadino italiano, ma solo se si rispettano determinati requisiti;
- per naturalizzazione se si ha la residenza in Italia per almeno 10 anni.
La cittadinanza è uno status permanente e non cambia nel corso degli anni, anche se si va a vivere in un altro Paese.
Cos’è la residenza fiscale?
La residenza fiscale determina a quale Stato si devono versare le imposte sui redditi. Sono considerate fiscalmente residenti in Italia le persone che possiedono uno dei seguenti requisiti per almeno 183 giorni durante l’anno:
- essere iscritti all’anagrafe della popolazione residente;
- avere dimora abituale nel territorio italiano;
- avere domicilio in Italia e qui sviluppano i propri interessi personali e familiari;
- essere presenti fisicamente all’interno dello Stato.
Per stabilire come identificare il domicilio di un individuo viene in aiuto una sentenza della Corte di Cassazione del 2019 che sostiene che il domicilio fiscale coincide con il luogo in cui un individuo sviluppa i propri rapporti patrimoniali, familiari e sociali più importanti. Dal 2024, inoltre, la normativa è mutata e fa in modo che a pesare di più rispetto agli altri rapporti siano quelli familiari.
La residenza fiscale è uno status variabile e condizionato da diverse circostanze. La residenza fiscale può essere cambiata abbastanza facilmente, visto che basta cancellarsi dall’anagrafe della popolazione residente e iscriversi all’AIRE se ci si trasferisce all’estero. Ovviamente il trasferimento deve essere reale e deve riguardare la maggior parte degli interessi del soggetto (conti correnti, famiglia, investimenti). Per essere considerati fiscalmente residenti all’estero si deve rimanere fisicamente in un altro Stato per più di metà anno (183 giorni).
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