Cina-Arabia Saudita: il nuovo asse che allarma e rivoluziona il mondo

Violetta Silvestri

14 Giugno 2023 - 15:13

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Cina-Arabia Saudita: crescono gli interessi comuni, in nome di un mondo che è sempre più multipolare. Perché l’asse tra il dragone e il ricco Regno è un allarme e il richiamo di cambiamenti globali.

Cina-Arabia Saudita: il nuovo asse che allarma e rivoluziona il mondo

Nel mondo che cambia, Cina e Arabia Saudita si avvicinano in nome di interessi economici comuni, mettendo in evidenza quanto gli equilibri globali siano in evoluzione e sempre più lontani dall’esclusiva centralità degli Usa.

Il Regno considera il dragone come un partner chiave in un mondo multipolare - con i due paesi che dovrebbero avvicinarsi man mano che crescono i loro interessi comuni, ha detto alla CNBC il ministro saudita degli investimenti Khalid Al-Falih.

In un ordine globale multipolare quale quello che attualmente sta emergendo, la Cina è un attore significativo, ha sottolineato il ministro durante la conferenza commerciale arabo-cinese tenuta a Riyad martedì 13 giugno e giunta al suo decimo anno.

L’asse cinese-saudita si inserisce proprio in tale sistema globale in evoluzione e non più dominato dall’Occidente o definito come una lotta tra due grandi potenze, come era durante la Guerra Fredda.

Cosa significa per gli Usa - storici alleati del Regno i cui rapporti si sono raffreddati per colpa della politica del petrolio dell’OPEC - e per la geopolitica del potere questo avvicinamento tra Cina e Arabia Saudita: un’analisi.

Cina-Arabia Saudita più vicini: perché l’asse allerta il mondo

“Ci piace credere, e penso sia stato dimostrato, che il Regno sia una parte significativa di questo mondo multipolare che è emerso. E faremo la nostra parte, non solo nello sviluppo della nostra economia, ma anche nello sviluppo della nostra regione e nella diffusione di ciò che abbiamo in termini di opportunità di sviluppo, anche in Africa, Asia centrale, subcontinente indiano. E crediamo che la cooperazione economica tra Cina e Arabia Saudita e il GCC (Gulf Cooperation Council) e l’intera regione araba, sarà una parte significativa di questo”: non poteva essere più chiaro il ministro Khalid Al-Falih nel definire i nuovi rapporti di forza economici che stanno emergendo nel mondo.

In questi rapporti di forza, ovviamente, si è già ampiamente inserito Pechino. L’ascesa della Cina e dei BRICS (altri mercati emergenti che includono Brasile, Russia, India e Sud Africa), così come la rabbia in molte parti del mondo per le guerre guidate dagli Stati Uniti e le campagne di sanzioni, hanno portato a crescenti richieste di un ordine mondiale in cui il potere fosse più ampiamente distribuito tra i diversi paesi.

L’Arabia Saudita, nel bilanciare le sue amicizie sia con la Cina che con gli Stati Uniti, si considera parte di questo inarrestabile cambiamento di relazioni, che si è palesato anche nella drammatica cornice della guerra in Ucraina. Sebbene la Russia abbia infranto ogni regola di diritto internazionale con una aggressione, lo schieramento contro Mosca e, di conseguenza, al fianco di Washington non è stato né scontato né unanime.

Il Regno, nel frattempo, è anche diventato un attore globale molto più attivo, esercitando il suo potere finanziario alimentato dal petrolio per potenziare il suo commercio internazionale, gli investimenti e guadagnare influenza in tutto il mondo.

“...Vediamo opportunità per le aziende cinesi e saudite di investire anche a livello internazionale in paesi terzi...così da portare sviluppo ad altre nazioni in via di sviluppo. Penso che questo vertice significhi una crescente tendenza verso la collaborazione e il partenariato Sud-sud, ha detto il ministro saudita, aggiungendo che il Sud del mondo ora ha molti centri di eccellenza nella tecnologia e nel capitale, “non dipendiamo più dal Nord sviluppato, [come] nel precedente ordine mondiale”.

E la Cina? Da anni il dragone si sta facendo strada, soprattutto dal punto di vista economico, come principale partner commerciale dell’Arabia Saudita e acquirente di spicco del suo petrolio. Il rapporto di Riyadh con Pechino è più funzionale ed economico che strategico e questo significa che non è probabile che soppianterà presto il ruolo degli Stati Uniti nel Regno.

Tuttavia, i sauditi negli ultimi anni hanno acquistato più armi cinesi, in particolare quelle che Washington è stata poco disposta a vendere al suo alleato del Golfo, come droni letali. Anche i trasferimenti di tecnologia e i progetti infrastrutturali cinesi stanno crescendo nel Regno, poiché il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman cerca di diversificare le alleanze del suo Paese e renderlo più indipendente.

Xi Jinping ha visitato l’Arabia Saudita a dicembre e i due Stati hanno firmato un accordo di partenariato strategico che all’epoca il ministero degli Esteri cinese definì “una pietra miliare epocale nella storia delle relazioni arabo-cinesi”.

Al-Falih ha anche ricordato: “Investiamo già in modo significativo in Cina, principalmente nella raffinazione del petrolio e nei prodotti petrolchimici. Ma ci sono stati altri investimenti nella tecnologia da parte del PIF (il fondo sovrano dell’Arabia Saudita) e di altre società del settore privato. Andando avanti, vedremo ancora più imprese che dal Regno si recano in Cina per accedere a un mercato in crescita di 1,4 miliardi di individui ad alto consumo”

I nuovi equilibri di potenza globali passano anche da qui.

Arabia Saudita-Stati Uniti: quale relazione, all’ombra dei cinesi?

La conferenza arabo-cinese si è tenuta pochi giorni dopo la visita del segretario di Stato americano Antony Blinken a Riyadh. Al-Falih ha escluso l’idea che i suoi crescenti legami con la Cina rappresentassero una minaccia per gli Stati Uniti.

“L’Arabia Saudita diventerà un partner di tutte le principali economie a livello globale. E la Cina è certamente una delle più importanti in questo campo...Abbiamo un rapporto fantastico con gli Stati Uniti, fa parte delle nostre relazioni globali sin dalla creazione della moderna Arabia Saudita, questo è ben noto, e credo che sia molto forte, come evidenziato durante la visita del presidente Biden l’anno scorso. E penso che il fatto che il segretario Blinken fosse qui la scorsa settimana non fa che rafforzare questa forte relazione”, ha precisato.

Gli Usa, come osservato, rimangono il più grande investitore straniero del Regno e la vicinanza affaristica con la Cina non esclude l’amicizia storica con Washington.

“Non vediamo interruzioni e queste relazioni in corso”, ha aggiunto il ministro. “Ma certamente ciò che definisce la nostra strategia sono i nostri interessi, e quegli interessi con la Cina sono forti e in crescita”.

Una frase importante, quest’ultima, che si lega ai recenti screzi tra sauditi e Biden. Il rapporto di oltre 80 anni tra le due nazioni è spesso riassunto in termini generali come una relazione guidata dallo scambio petrolio-sicurezza. Gli Stati Uniti hanno puntate militari in Arabia Saudita, vendendo armi avanzate e fornendo addestramento e operazioni congiunte con l’esercito saudita.

Ma la relazione tra Stati Uniti e Arabia Saudita è stata messa a dura prova negli ultimi anni, poiché l’amministrazione Biden ha tentato di denunciare il Regno per le sue violazioni dei diritti umani e per la sua ostinazione a voler influenzare il prezzo del petrolio.

Facendo una somma di tutti questi recenti eventi, il bilancio è chiaro: il mondo si muove in forme sempre meno plasmate dagli Usa e sempre più allargate ad aree di influenza eterogenee. Il Covid prima e la guerra poi hanno sconvolto gli equilibri di alleanze e accordi sedimentati per decenni, soprattutto in termini di sicurezza e fornitura di materie prime.

In nome di questa multipolarità, Cina e Arabia Saudita troveranno terreno fertile per cooperare, senza pesare così tanto l’allarme dell’Occidente sulla spregiudicatezza cinese.

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