Chiusura partita IVA: come fare e costi

Francesco Oliva

07/07/2021

Come eseguire la chiusura della partita IVA: guida completa ed aggiornata.

Chiusura partita IVA: come fare e costi

Come procedere per chiudere una partita IVA?

È sempre necessario rivolgersi ad un intermediario fiscale oppure il contribuente potrebbe agire autonomamente?

Diventa sempre più complicato fare impresa in Italia e di conseguenza tenere in vita una partita IVA, e proprio per questo molti contribuenti decidono, loro malgrado, di chiuderla.

In molti sanno come aprire una partita IVA, mentre non è chiaro a tutti qual è la procedura di chiusura e soprattutto quali sono i costi da sostenere.

Entro 30 giorni dalla data di cessazione dell’attività bisogna presentare il modulo AA9 o AA7.

Peraltro, con la risposta numero 20/2019, l’Agenzia delle Entrate aveva fornito alcuni chiarimenti proprio in tema di chiusura della partita IVA, con un particolare focus sul caso dei dipendenti pubblici.

Di seguito le istruzioni nel dettaglio per la chiusura della partita IVA.

Chiusura partita IVA: come si fa e quanto costa? Ecco la procedura

La procedura per la chiusura partita IVA è stata modificata dal Decreto Legge 193/2016 e, soprattutto, è stato previsto che in caso di mancata comunicazione di cessata attività ai fini IVA non sarà sempre applicata la sanzione stabilita dal decreto legislativo numero 471/1997.

Per chi si domandasse come fare per chiudere una partita IVA è importante quindi conoscere le ultime novità a riguardo: in base a quanto stabilito dai commi 44 e 45 dell’articolo 7-quater del Dl 193/2016 è stabilita la chiusura d’ufficio delle partite IVA inattive da almeno tre anni, senza l’applicazione di nessuna sanzione.

La chiusura d’ufficio della partita IVA da parte dell’Agenzia delle Entrate sarà preceduta da una comunicazione e il vantaggio è che l’articolo 45 del Dl 193/2016 elimina il regime sanzionatorio previsto in questi casi, il quale prevedeva l’applicazione di una multa tra i 500 e i 2.000 euro in caso di mancata presentazione di cessazione attività.

Oltre alla procedura automatica di chiusura partita IVA ci sono anche altre modalità per chiudere una partita IVA, riguardanti invece i contribuenti che, nonostante abbiano svolto regolare attività negli ultimi anni, decidano di procedere in questo verso.

Ecco nel dettaglio la procedura da seguire per la chiusura della propria partita IVA e quali sono i costi da sostenere.

Chiusura partita IVA: ecco come fare

Per chiudere una partita IVA il titolare della ditta individuale è chiamato a presentare all’Agenzia delle Entrate il modello AA9/12 per le persone fisiche o il modello AA7/10 per i soggetti diversi dalle persone fisiche, ovvero enti, società e associazioni.

I modelli sono disponibili sul sito dell’Agenzia delle Entrate ma li potrete visionare e scaricare anche in fondo al paragrafo.

Per la chiusura della partita IVA è necessario presentare all’Agenzia delle Entrate l’apposita documentazione, cioè la dichiarazione di cessazione attività, entro e non oltre 30 giorni.

In questo caso la cessazione dell’attività sarà richiesta direttamente dal titolare della partita IVA e per procedere con la cessazione dell’attività individuale il titolare è chiamato a presentare il modello AA9/12 o AA7/10 presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate.

Per la cessazione dell’attività e per richiedere la chiusura della partita IVA bisognerà barrare nel quadro A (Tipo di dichiarazione) la casella n.3 in cui dovranno essere inseriti il numero di partita IVA e la data di cessazione dell’attività.

La casella non deve essere barrata solo dal titolare, ma anche:

  • dal rappresentante fiscale nominato ai sensi dell’art. 17, terzo comma;
  • da un soggetto non residente nel territorio dello Stato nell’ipotesi particolare in cui quest’ultimo intenda assolvere gli obblighi ed esercitare i diritti in materia IVA direttamente, ai sensi dell’art. 35-ter.

Nel caso di cessazione di una o più attività ma con proseguimento di altre attività, deve essere barrata esclusivamente la casella variazione dati.

Ecco il modulo AA9/12 e AA7/10 da scaricare e compilare per la chiusura partita IVA.

modello AA9/12
Ecco il modello AA9/12 - comunicazione cessazione attività
modello AA7/10
Ecco il modello AA7/10 - comunicazione cessazione attività

Chiusura partita IVA: come presentare il modello AA9 o AA7

Per chiudere la propria partita Iva il modello AA9 o il modello AA7 potranno essere presentati all’Agenzia delle Entrate nelle seguenti modalità:

  • in duplice copia ad uno degli uffici dell’Agenzia delle Entrate sparsi sul territorio, a prescindere dal domicilio fiscale del contribuente;
  • in unico esemplare tramite posta e mediante raccomandata, allegando copia fotostatica di un documento di identità del dichiarante, da inviare agli uffici dell’Agenzia delle entrate, a prescindere dal domicilio fiscale del contribuente. In tal caso il giorno di presentazione coinciderà con quello di spedizione;
  • per via telematica direttamente dal contribuente o tramite i soggetti incaricati della trasmissione telematica. In quest’ultimo caso la data di presentazione coinciderà con quella di ricezione dei dati da parte delle Entrate.

I contribuenti obbligati all’iscrizione nel registro delle imprese dovranno provvedere alla comunicazione di cessazione attività esclusivamente in modalità telematica.

Chiusura d’ufficio partita IVA: quando avviene?

Come anticipato, è stato il decreto legge 193/2016 a stabilire che tra i compiti dell’Agenzia delle Entrate c’è anche quello di individuare, e chiudere d’ufficio, le partite IVA che hanno terminato la propria attività senza presentare la dichiarazione di cessazione.

A partire dal 2019 l’Agenzia delle Entrate ha iniziato i controlli sulle partite IVA incrociando i dati in suo possesso per individuare quelle inattive da tre anni.

I dettagli e i criteri con cui l’Amministrazione Finanziaria ha selezionato tali partite IVA si trovano nel provvedimento del 3 dicembre.

L’Agenzia delle Entrate ha inviato una raccomandata A/R di avviso della chiusura d’ufficio ai titolari della partite IVA presumibilmente inattive, ovvero quelle che non hanno inviato la dichiarazione dei redditi o IVA negli anni 2016, 2017 e 2018.

I contribuenti hanno 60 giorni di tempo dalla ricezione della raccomandata per chiarire la propria situazione fiscale, segnalando eventuali errori o elementi non considerati.

In base alla documentazione prodotta, l’Agenzia delle Entrate deciderà se procedere comunque con la chiusura d’ufficio della partita IVA o se accogliere la richiesta dell’interessato.

Chiusura partita IVA: quanto costa?

Se la ditta individuale è iscritta al registro delle imprese, la cancellazione prevede il pagamento della marca da bollo (17,50 euro) da presentare entro la scadenza dei 30 giorni dalla cessazione dell’attività.

Attenzione: nel caso di chiusura di un’attività iscritta al registro delle imprese, la comunicazione di chiusura/cessazione della partita IVA va assolutamente fatta in Camera di Commercio anche al fine di:

  • interrompere l’obbligo del pagamento del diritto camerale;
  • cancellarsi dalla gestione separata INPS commercianti ed artigiani.

Capita spesso, infatti, che contribuenti che cessano la propria attività facciano la comunicazione solo in Agenzia delle Entrate, dimenticandosi della Comunicazione in Camera di Commercio.

Se la ditta individuale non è iscritta al registro delle imprese, non ci saranno spese di chiusura.

Ricordiamo che il decreto 193/2016 ha eliminato la sanzione prevista in caso di mancata comunicazione di cessazione attività.

Fino al 2017, infatti, l’Agenzia delle Entrate, a seguito degli opportuni accertamenti, inviava una comunicazione al soggetto interessato avvisandolo di aver aperto la pratica di cessazione ufficiosa e applicando la sanzione prevista per omessa dichiarazione ridotta di un terzo, ovvero 172 euro.

Il contribuente aveva 30 giorni di tempo dalla comunicazione dell’Agenzia delle Entrate per fornire spiegazioni valide sul perché della mancata comunicazione cessazione attività. Passati i 30 giorni veniva avviata la procedura di cessazione d’ufficio con l’applicazione di una sanzione compresa tra 516 euro e 2.065 euro.

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