Chi è Sean Jacobsohn, l’investitore che colleziona fallimenti aziendali

Giorgia Paccione

24 Agosto 2025 - 14:20

Con un archivio di oltre 500 cimeli, Sean Jacobsohn celebra i fallimenti più noti del mondo business e tech per formare una nuova generazione di investitori e startup più consapevoli.

Chi è Sean Jacobsohn, l’investitore che colleziona fallimenti aziendali

Partner di Norwest Venture, una delle più grandi realtà di investimento nella Silicon Valley, Sean Jacobsohn è una figura affascinante nel mondo del venture capital, che ha deciso di dedicare una parte della sua vita professionale alla collezione di fallimenti aziendali. Nel corso degli anni infatti, Jacobsohn ha raccolto oggetti, gadget e memorabilia legati a flop aziendali e ha costruito un suo personale “museo” con oltre 500 reperti.

Tutto è nato da una statuetta del giocatore NBA Jordan Poole sponsorizzata da FTX ricevuta durante una partita dei Golden State Warriors proprio mentre la piattaforma cripto implodeva sotto il peso dello scandalo e della bancarotta. Da quell’idea, il suo ufficio ha iniziato a riempirsi di altri cimeli, non come esperienze da stigmatizzare, ma come casi di studio e d’insegnamento per chi sogna di investire o lanciare una startup.

Cosa c’è nella collezione di Jacobsohn

Per Jacobsohn, il “museo del fallimento” non è semplicemente una camera delle curiosità, ma uno strumento educativo. Gli oggetti esposti raccontano storie di visionari caduti in rovina, di errori strategici e di mercati che non hanno accolto l’innovazione. Secondo lui, analizzare questi casi aiuta a “sviluppare una memoria collettiva” utile a evitare errori ricorrenti soprattutto nel panorama tech, dove la velocità di crescita spesso porta a scelte avventate.

Tra i suoi “fallimenti preferiti” ci sono:

  • la bottiglia di champagne del debutto in Borsa di Webvan (1999), startup pioniera della consegna online di generi alimentari che raccolse centinaia di milioni di dollari durante la bolla dot-com ma crollò in soli due anni travolta da un’espansione troppo rapida e da un modello operativo insostenibile, dichiarando bancarotta nel 2001;
  • il grembiule da laboratorio di Theranos e il biglietto da visita di Elizabeth Holmes, che prometteva analisi del sangue rapide e complete con poche gocce ma la cui tecnologia non ha mai funzionato come dichiarato, portando alla condanna per frode della fondatrice nel 2022;
  • un monopattino dell’ex unicorno Bird, startup simbolo della micromobilità urbana cresciuta vertiginosamente ma incapace di costruire un modello di business sostenibile, finita in bancarotta nel 2023 dopo una drastica contrazione del mercato e gravi problemi finanziari;
  • il pupazzo di Pets.com, mascotte dell’azienda che cercava di vendere online cibo e accessori per animali domestici e divenuta celebre per la massiccia campagna pubblicitaria culminata in uno spot al Super Bowl, ma che chiuse nel 2000 dopo meno di due anni a causa di una gestione inefficace e di un tempismo errato;
  • la macchina per spremere il succo Juicero, un dispositivo high-tech da oltre 400 dollari che prometteva spremute perfette con sacchetti proprietari ma che fu ridicolizzato quando si scoprì che gli stessi sacchetti potevano essere spremuti a mano con risultati simili, rivelando la scarsa utilità del prodotto.

Il collezionista scrive anche regolarmente sul blog di Norwest Venture Partners, dove analizza i motivi di molte crisi aziendali e offre consigli ispirati al suo archivio. Consiglia ai fondatori di “non scalare troppo velocemente senza aver trovato un modello di business davvero replicabile” e sottolinea l’importanza di una rigorosa pianificazione finanziaria:

Il successo iniziale può indurre a espandersi prima del tempo. Questo è stato fatale per molte startup della mia collezione.

La sua attività divulgativa l’ha portato persino a essere invitato come docente presso l’Harvard Business School per tenere lezioni sulle cause più comuni di insuccesso imprenditoriale e come prevenirle.

La missione di Jacobsohn: il venture capitalist narratore dei flop

Jacobsohn ha costruito la sua carriera tra investimenti in software cloud e tecnologie emergenti, ricoprendo ruoli di leadership presso startup come Cornerstone OnDemand e WageWorks, contribuendo alla loro crescita fino alla quotazione in Borsa. Oggi la sua esperienza diretta con le aziende tech in crescita lo rende un osservatore privilegiato delle dinamiche che portano sia al successo sia, più spesso, al fallimento delle startup.

Nel mondo degli investimenti, Jacobsohn sfrutta questo know-how per supportare giovani imprenditori, mostrando come il vero valore non sia solo nel successo, ma nella capacità di far tesoro degli errori. “Sono uno dei pochi davvero interessati a capire cosa è andato storto,” racconta, ricordando come molti ex amministratori delegati ormai “falliti” abbiano scelto di condividere la propria versione dei fatti sulle sue piattaforme. Mantenendo un tono sempre rispettoso, Jacobsohn ha costruito così una community interessata non solo alle storie di successo, ma anche a quelle in grado di insegnare qualcosa proprio partendo dalla sconfitta.

Celebrando i fallimenti, ricordiamo a tutti che anche l’errore fa parte integrante del cammino imprenditoriale, e che imparare da esso è fondamentale per generare vera innovazione.

Oggi la collezione di Jacobsohn continua ad ampliarsi anche grazie alle donazioni spontanee di ex dipendenti di società fallite e la sua speranza è che il suo “museo” continui ad alimentare il dibattito sull’insuccesso in chiave costruttiva.

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