Cellulare in classe sequestrato? Insegnanti a rischio denuncia

Simone Micocci

25 Gennaio 2017 - 13:20

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Scuola, un alunno ha denunciato la scuola dopo che un docente gli ha sequestrato il cellulare. Secondo gli esperti, infatti, il ritiro del cellulare non rientra nei poteri in mano agli insegnanti.

Cellulare in classe sequestrato? Insegnanti a rischio denuncia

L’insegnante può essere denunciato se sequestra il cellulare all’alunno? Secondo alcuni esperti in materia sì, vediamo perché.

L’uso del cellulare in classe è stato vietato dalla circolare n°30 del marzo del 15 marzo del 2007, ma non per questo gli insegnanti sono autorizzati a sequestrare il dispositivo qualora si rendano conto che un alunno non sta rispettando le regole.

Infatti, come confermato da alcuni avvocati, in questo caso gli insegnanti rischiano di essere denunciato dall’alunno.

Un’ipotesi, tra l’altro, neppure troppo remota dal momento che solamente qualche giorno fa un 18enne ha denunciato la scuola dopo che l’insegnante gli ha sequestrato il cellulare.

La notizia, che farà molto discutere tra gli insegnanti, è stata riportata da Il Sole 24 Ore, che per fare chiarezza su questo aspetto ha intervistato sia un legale, l’avvocato penalista trevigiano Fabio Capraro, che l’assessore all’istruzione del Veneto (regione in cui è avvenuto il fatto) Elena Donazzan. I due, come vedremo di seguito nel dettaglio, la pensano diversamente riguardo alla possibilità che un docente sia legittimato a sequestrare il cellulare di un alunno.

Cellulare in classe: alunno di 18 anni denuncia la scuola dopo il sequestro

Un ragazzo dell’istituto “Duca degli Abruzzi”, Liceo statale di Treviso, ha denunciato la scuola ai Carabinieri perché il suo cellulare, sequestrato dall’insegnante, non gli è stato restituito al termine della lezione.

I docenti, infatti, hanno messo in cassaforte il telefonino per poi restituirlo direttamente ai genitori dell’alunno. Ma questi, che al momento del fatto si trovavano fuori città, non sono riusciti a contattare il figlio per accertarsi che stesse bene e per questo hanno deciso di denunciare la scuola.

Tra le accuse ipotizzate ci sono quelle di sequestro illegittimo e abuso di potere. Infatti, fermo restando che il divieto di usare il cellulare in classe è fissato da diversi criteri ministeriali questo non legittima il docente a sequestrare il dispositivo al proprio studente. O almeno di questa idea è l’avvocato Fabio Capraro, esperto in diritto penale.

Questo infatti ha specificato che il sequestro del cellulare, specialmente per gli studenti maggiorenni, costituisce una forma di sequestro improprio che “non può essere esercitato dal docente”. Sarebbe legittima invece un’eventuale sanzione prevista dal regolamento scolastico, come ad esempio la pulizia delle aule e le attività di assistenza o volontariato.

Questo perché la circolare del MIUR, essendo un atto ministeriale, non è una fonte di legge che può andare in contrasto con le norme giuridiche esistenti. Quindi, dal momento che la normativa italiana prevede che il sequestro può essere disposto solamente dall’autorità giudiziaria, il docente non è legittimato al ritiro del cellulare, anche nel caso in cui lo studente lo stia utilizzando durante la lezione.

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Cellulare in classe: per l’assessore Donazzan il sequestro è una punizione esemplare

L’assessore Donazzan della regione Veneto, intervistato da Il Sole 24 Ore, non è d’accordo con quanto dichiarato dall’avvocato. Secondo la Donazzan, infatti, nella scuola non può prevalere il codice civile o penale, poiché ci sono delle regole interne proprie ad una comunità educativa.

Quindi, dal momento che l’utilizzo del telefonino non deve avvenire in classe, è giusto che un insegnante decida di sequestrarlo qualora un allievo non rispetti le regole. A tal proposito, l’assessore ha dichiarato:

“È chiaro che questo debba essere restituito, ma potrebbe essere ridato a fine anno. Allora la pena sarebbe quella vera e dura”.

Infine Elena Donazzan ha ribadito l’importanza del docente, poiché in quelle ore “rappresenta l’autorità della scuola” e quindi ha il dovere di far rispettare le regole stabilite dal consiglio d’istituto che determinano il vivere all’interno della struttura.

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