Il CAPM è un modello proposto dai ricercatori per rispondere alla domanda: quale dovrebbe essere in equilibrio il rendimento atteso di un titolo rischioso?
Il Capital Asset Pricing Model, abbreviato CAPM, è uno strumento fondamentale per gli investitori e le aziende, poiché permette di comprendere e quantificare la relazione tra rischio e rendimento. Nonostante non sia privo di limiti e sia stato sviluppato, oramai, circa 60 anni fa, il Capital Asset Pricing Model è uno dei pilastri della teoria finanziaria moderna.
Il CAPM fornisce una formula che permette di valutare il rapporto tra rischio e rendimento di un singolo titolo o di un portafoglio di investimenti. Ecco una guida completa per capire il significato e l’applicazione del CAPM, con esempi pratici per comprenderne meglio l’utilità.
In cosa consiste il CAPM? Diamo una definizione
Il CAPM è un modello proposto dai ricercatori Sharpe, Lintner e Mossin per rispondere alla domanda: quale dovrebbe essere in equilibrio il rendimento atteso di un titolo rischioso? Il modello sviluppato dai premi Nobel per l’economia ha lo scopo di stabilire la relazione che intercorre tra il prezzo, vale a dire il rendimento atteso di un titolo, e il suo grado di rischiosità.
La prima risposta plausibile è che il rendimento atteso è tanto maggiore quanto maggiore è il grado di rischiosità del titolo su cui si decide di investire. Ma in realtà la risposta è ben più complessa.
La formula del CAPM Model
La formula principale del CAPM è:
Rendimento atteso = 𝑅𝑓 + 𝛽(𝑅𝑚 − 𝑅𝑓)
Dove:
- 𝑅𝑓 è il rendimento privo di rischio, ovvero il tasso di interesse di un investimento sicuro (come i titoli di stato);
- 𝛽 rappresenta il coefficiente beta, che misura la sensibilità del rendimento di un titolo rispetto ai movimenti del mercato;
- 𝑅𝑚 è il rendimento atteso del mercato;
- 𝑅𝑚 − 𝑅𝑓 è il premio per il rischio di mercato, che indica quanto il rendimento del mercato supera quello di un investimento privo di rischio.
Ipotesi di base del CAPM
Il Capital Asset Pricing Model si basa su alcune ipotesi fondamentali:
- si assume che tutti gli investitori abbiano accesso alla stessa informazione e che i mercati siano perfettamente efficienti.
- il rendimento di un titolo è proporzionale al suo rischio, misurato attraverso il coefficiente beta.
- gli investitori possono diversificare i propri portafogli riducendo il rischio specifico legato a un singolo titolo.
Il concetto chiave dietro il CAPM è che gli investitori devono essere compensati per il rischio che assumono. Il rendimento atteso di un investimento deve, quindi, essere pari al rendimento privo di rischio più un premio per il rischio, basato su quanto l’investimento in questione si discosta dal rendimento del mercato nel suo complesso.
Ad esempio, un titolo con un beta di 1 si muove esattamente come il mercato. Se il rendimento atteso del mercato è del 10% e il rendimento privo di rischio è del 2%, il rendimento atteso di quel titolo sarà del:
𝑅𝑒𝑛𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑜 = 2% + 1(10% − 2%) = 10%
Se invece il titolo ha un beta superiore a 1 (ad esempio 1,5), il suo rendimento atteso sarà superiore al rendimento di mercato, perché il titolo è più volatile:
𝑅𝑒𝑛𝑑𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑜 = 2% + 1,5(10% − 2%) = 14%
Viceversa, un titolo con un beta inferiore a 1 avrà un rendimento atteso inferiore al mercato, perché il rischio associato è minore.
Il ruolo del Beta nel CAPM
Il coefficiente Beta è un elemento chiave del CAPM, poiché rappresenta il livello di rischio di un titolo rispetto al mercato. In termini pratici:
- Beta = 1: Il titolo si muove in linea con il mercato. Se il mercato cresce del 10%, anche il titolo crescerà del 10%;
- Beta > 1: Il titolo è più volatile del mercato. Se il mercato cresce del 10%, il titolo crescerà di più, ma subirà anche perdite maggiori quando il mercato scende;
- Beta < 1: Il titolo è meno volatile del mercato. Crescerà o scenderà di meno rispetto alle variazioni del mercato.
Per gli investitori, il beta rappresenta una misura del rischio sistematico, cioè il rischio che non può essere eliminato attraverso la diversificazione. Titoli con beta elevati sono considerati più rischiosi, mentre quelli con beta bassi offrono una maggiore stabilità.
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Applicazione del CAPM nella valutazione degli investimenti
Il CAPM viene utilizzato in vari contesti della finanza, tra cui la valutazione di progetti di investimento, la gestione del portafoglio e la determinazione del costo del capitale.
- Valutazione di progetti di investimento: il CAPM viene spesso utilizzato per determinare il tasso di sconto da applicare ai flussi di cassa futuri di un progetto. Questo tasso è essenziale per calcolare il Valore Attuale Netto (VAN) di un investimento.
- Gestione del portafoglio: il modello aiuta i gestori di portafogli a prendere decisioni sull’allocazione del capitale, valutando il rischio e il rendimento atteso di ciascun titolo. In base al CAPM, i gestori possono selezionare titoli che offrano un rendimento atteso superiore al loro livello di rischio.
- Determinazione del costo del capitale: le aziende utilizzano il CAPM per calcolare il costo del capitale proprio (cost of equity), che è una componente importante nel WACC (Weighted Average Cost of Capital), ovvero il costo medio ponderato del capitale.
Limiti del CAPM
Sebbene il Capital Asset Pricing Model sia uno strumento ampiamente utilizzato, presenta anche alcuni limiti.
Ad esempio, il CAPM si basa su ipotesi come l’efficienza del mercato e la razionalità degli investitori, che non sempre corrispondono alla realtà.
Inoltre, il valore del beta può variare nel tempo e può essere difficile da stimare con precisione, rendendo complessa la valutazione del rischio. Infine, bisogna calcolare che il rendimento privo di rischio e il rendimento di mercato rimangono soggetti a incertezze, influenzando i risultati del modello.
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