Caparra penitenziale: cos’è, come funziona, tassazione e differenze con la multa

Simone Micocci

31 Maggio 2017 - 09:12

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Qual è la differenza tra caparra penitenziale e confirmatoria? Cosa cambia tra caparra e multa? Facciamo chiarezza analizzando quanto stabilito dal Codice Civile e dalle ultime sentenze della Corte di Cassazione.

Caparra penitenziale: cos’è, come funziona, tassazione e differenze con la multa

La caparra penitenziale è quella somma in denaro che consente ad una delle parti contraenti di recedere unilateralmente dal contratto. La caparra penitenziale non va confusa con la caparra confirmatoria perché, anche se simili, questi due strumenti hanno una natura giuridica diversa.

Quest’ultima, infatti, avendo valore confirmatorio ha una funzione sanzionatoria per il mancato adempimento degli obblighi contrattuali. La caparra confirmatoria, quindi, è una tutela per le parti contraenti poiché garantisce il risarcimento del danno causato dal mancato adempimento.

La caparra penitenziale, invece, ha la “sola funzione di corrispettivo del recesso” (articolo 1386 del Codice Civile). Anche la Corte di Cassazione ha confermato questo orientamento, stabilendo con la sentenza n°6577 del 1988 che la caparra penitenziale è quel “corrispettivo predeterminato del recesso per volontà unilaterale”.

Volendo riassumere, la differenza tra la caparra penitenziale e quella confirmatoria sta tutta nella sua natura: la prima agisce come forma di tutela per la parte che recede dal contratto, poiché le permette di svincolarsi dagli obblighi tramite il pagamento di un corrispettivo predeterminato al momento della stipula, mentre la seconda tutela la parte che subisce il danno a causa del mancato adempimento degli obblighi contrattuali.

Caparra penitenziale: come funziona?

Al momento della stipula del contratto le parti possono decidere di prevedere una somma in denaro, o un’altra quantità di beni come prezzo predeterminato contro il diritto di recedere dagli obblighi contrattuali. È questa la caparra penitenziale la quale, come stabilito con chiarezza dall’articolo 1386 del Codice Civile, deve essere “espressamente pattuita”.

Per esserci una caparra penitenziale, infatti, non è sufficiente la mera previsione all’interno del contratto, ma deve essere contemplato “espressamente” il diritto di una delle parti, o di entrambe, di recedere dal contratto tramite il pagamento della somma versata a titolo di caparra. Quindi, affinché si tratti di caparra penitenziale devono sussistere due elementi:

  • previsione all’interno del contratto;
  • il diritto di recesso unilaterale deve essere espressamente pattuito.

In mancanza del secondo elemento, la caparra ha natura confirmatoria e quindi è sanzionatoria per l’inadempimento dell’altra parte.

Ma come funziona la caparra penitenziale? È molto semplice; una volta che i contraenti hanno stipulato il contratto, e pattuito una somma a titolo di caparra penitenziale, possono scegliere se adempiere all’obbligazione oppure se applicare il diritto di recesso.

In questo caso l’importo della caparra varia a seconda della parte che recede dal contratto:

  • se il recedente è colui che ha versato la caparra questo perde la somma versata come anticipo;
  • se il recedente è colui che ha ricevuto la caparra questo deve restituire il doppio della caparra.

Nel caso in cui entrambe le parti diano regolarmente esecuzione al contratto, la caparra penitenziale perde la propria funzione e per questo deve essere restituita, o comunque imputata al costo totale della prestazione.

Differenze con la multa penitenziale

C’è da fare una differenza anche tra la caparra e la multa penitenziale. Questi due strumenti infatti hanno la stessa natura, poiché entrambi prevedono la facoltà di recedere unilateralmente dal contratto previo il pagamento di una somma pattuita anticipatamente, ma presentano alcune differenze.

La più importante è quella per cui mentre la caparra viene versata anticipatamente al momento della stipula del contratto, la multa penitenziale è una “mera previsione contrattuale” (sentenza cassazione n°6561 del 1991) poiché la previsione del recesso non è accompagnata da una dazione di denaro.

Quindi, se una delle parti recede dal contratto o perde la caparra (versata anticipatamente) oppure deve pagare l’importo della multa penitenziale (se prevista nel contratto).

Tassazione caparra penitenziale

La caparra penitenziale, la quale ricordiamo viene trattenuta dal contraente solo se l’altra parte recede dal contratto, è soggetta ad imposizione diretta poiché la prestazione prevista dal contratto, qualora si fosse realizzata, avrebbe generato dei redditi tassabili per un soggetto privato.

La Cassazione, con la sentenza n°15276 del 2000 ha specificato che la tassazione non avviene al momento della registrazione del contratto preliminare, né nel caso di caparra penitenziale né per quella confirmativa.

La tassazione delle somme versate a titolo di caparra, infatti, scatta al momento del loro trasferimento cioè quando si verifica l’ipotesi dell’inadempimento contrattuale o del recesso.

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