Ecco cosa c’è da sapere sui controlli dei vigili per cambiare la residenza, quando arrivano, quante volte e cosa si rischia.
Il cambio di residenza non finisce con l’autocertificazione presentata all’ufficio comunale, ma si completa in seguito al controllo della polizia locale o municipale. Dopo aver comunicato la nuova dimora viene eseguito l’aggiornamento dell’Anagrafe, ma il Comune deve controllare che la dichiarazione corrisponda al vero, attraverso il ricorso alle Forze dell’ordine.
Questo compito viene svolto dai vigili, come si era soliti chiamarli un tempo, che possono verificare la residenza in diversi modi.
A tal proposito, è molto importante sapere come funziona il controllo, perché si rischiano gravi conseguenze. La dichiarazione di una residenza falsa, infatti, comporta rischi civili, penali e fiscali.
I controlli, peraltro, sono necessari anche quando un cittadino richiede la cancellazione della residenza altrui, perciò è importante agire correttamente.
Quando arrivano i vigili dopo il cambio di residenza
Il Comune deve registrare il cambio di residenza entro 2 giorni dalla richiesta formulata dal cittadino ed eseguire i controlli nei 45 giorni successivi. Le tempistiche precise variano tra i vari Comuni e secondo i vari fattori specifici. In alcune località, ad esempio, la polizia municipale chiede un vero e proprio appuntamento per verificare la residenza, mentre in altre i controlli avvengono appositamente in modo inaspettato.
Può così succedere di non essere in casa al passaggio dei vigili, nonostante la residenza sia vera. Per evitare questo inconveniente è bene assicurarsi di comunicare al Comune (meglio se in modo provabile) gli orari di reperibilità presso l’abitazione, come confermato anche dalla Corte di Cassazione.
La procedura è del tutto diversa quando la polizia deve accertare l’assenza del cittadino a seguito della richiesta di cancellazione, con controlli che possono essere svolti in un periodo di 2 anni dal congelamento della residenza.
Quante volte vengono i vigili
La polizia locale non si basa esclusivamente sulla presenza del cittadino in casa per valutare la richiesta di cambio.
La presenza del nome sulla buca e sul citofono, le dichiarazioni dei vicini e in generale le indagini sul posto permettono di valutare il quadro complessivo in modo efficace. Così, i vigili potrebbero sospettare della veridicità della residenza pur trovando il cittadino all’indirizzo o al contrario confermarla nonostante l’assenza.
In caso di dubbi possono comunque eseguire un secondo controllo, da completarsi sempre entro il periodo di 45 giorni.
Tendenzialmente, i vigili fanno quindi 1 o al massimo 2 controlli, ma la legge non stabilisce un limite. La valutazione viene fatta dal personale stesso a seconda delle esigenze di sicurezza urbana, purché vengano rispettati i diritti dei cittadini e comunque non oltre un mese e mezzo dal cambio. Di fatto, capita anche che il controllo si completi anche solo grazie al citofono e alle informazioni fornite dal portiere (ad esempio), considerando pure la carenza di organico e l’elevata mole di lavoro di alcune città.
In ogni caso, i cittadini fanno bene a verificare che tutto sia andato per il meglio, perché in genere non ricevono comunicazioni sull’andamento dell’istruttoria fino al provvedimento che nega il cambio, contro cui si può presentare ricorso. Per risparmiare tempo e denaro, tuttavia, è meglio assicurarsi da subito che il sopralluogo vada a buon fine.
Cosa rischi se i vigili non ti trovano
La residenza non è nient’altro che la dimora abituale di un cittadino, il luogo in cui trascorre la maggior parte del tempo e in cui abita. Se non viene scelto diversamente, inoltre, la residenza coincide con il domicilio, vale a dire il luogo in cui l’interessato è reperibile. Aggiornare la residenza in caso di trasferimento, di conseguenza, non è soltanto doveroso ma anche conveniente. Si rischia altrimenti di non ricevere comunicazioni importanti o addirittura esser dichiarati irreperibili a seguito della cancellazione, ma anche di essere accusati di vari illeciti civili e fiscali, a seconda dei benefici ottenuti con questo espediente.
La comunicazione del cambio di residenza appare come una mera formalità, ma l’autodichiarazione fornita al Comune è un atto pubblico a tutti gli effetti perciò dichiarare il falso costituisce un reato. Tenendo presente questo, c’è anche un altro rischio sottovalutato, riguardante le notifiche. Se la polizia locale non riscontra quanto dichiarato dal cittadino la richiesta di cambio della residenza viene revocata e tutte le raccomandate vengono indirizzate presso il Comune, considerandosi notificate correttamente. Questo significa non venire a conoscenza per tempo di debiti, multe, pignoramenti, atti giudiziari e così via.
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