Buste paga, nuove regole fiscali dall’1 gennaio 2026: così aumentano gli stipendi. Ma attenzione, per toccare con mano gli incrementi ci vorrà un po’ di pazienza.
Con la legge di Bilancio 2026 arriva il via libera all’aumento degli stipendi attraverso l’introduzione di nuove regole per il calcolo della busta paga, in particolare per la trasformazione da lordo a netto.
A tal proposito, oltre a chiedersi di quanto aumentano gli stipendi - di cui ne abbiamo già parlato qui con tanto di tabelle con le cifre - e per chi, i lavoratori si interrogano sul quando potranno toccare con mano gli effetti della prossima riforma fiscale.
Quanto successo gli anni scorsi ci aiuta a rispondere a questa domanda: fermo restando che l’aumento di stipendio decorrerà in ogni caso dall’1 gennaio 2027, non è detto che l’effetto in busta paga sarà immediato. Lo stesso vale per le pensioni, anch’esse comprese nella riforma.
Anzi, specialmente per i lavoratori della Pubblica amministrazione è molto probabile che ci vorrà tempo per scoprire l’effetto della riforma in busta paga, per quanto comunque nulla viene perso: c’è sempre, infatti, il pagamento degli arretrati.
Aumento degli stipendi dall’1 gennaio 2027, ecco come e di quanto
Anche se il testo della legge di Bilancio 2026 deve essere ancora approvato dal consiglio dei Ministri, non c’è più alcun dubbio ormai sul fatto che la riforma fiscale si farà, attraverso un taglio dell’aliquota prevista per il secondo scaglione, tra 28.000 e 50.000 euro, che passerà dal 35% al 33%.
In numeri, significa che per la parte di reddito - indipendentemente che si tratti di reddito da lavoro dipendente, autonomo oppure di pensione - compresa tra 28.000 e 50.000 euro si genera un risparmio del 2%. Basta questo per capire quanto spetta in più di aumento: ad esempio per un reddito di 30.000 euro - con appena 2.000 euro di reddito tassati secondo l’aliquota del secondo scaglione - il risparmio sarà di appena 40 euro l’anno, poco più di 3 euro al mese, mentre più ci si avvicina a 50.000 euro e maggiore sarà l’aumento. Ad esempio, chi guadagna 50.000 euro beneficia del massimo risparmio, un 2% calcolato su 22.000 euro che corrisponde quindi a 440 euro di “bonus” l’anno.
E sopra i 50.000 euro? L’aumento dovrebbe essere mantenuto, con una soglia limite - al di sopra della quale l’incremento viene sterilizzato rivedendo le detrazioni - che dovrebbe essere di 200.000 euro. In tal caso il risparmio - con relativo aumento in busta paga - sarebbe sempre di 440 euro l’anno, 33 euro in più al mese.
Da quando cambiano le buste paga
Per l’aumento bisognerà però attendere che datori di lavoro e amministrazioni pubbliche aggiornino i propri sistemi.
Sicuramente, quindi, la busta paga di gennaio - con stipendio generalmente pagato a febbraio - non avrà alcuna differenza rispetto a quella del mese scorso. Nessun risparmio, nel calcolare il netto dal lordo si applicano le stesse regole fiscali previste per il 2025.
Ma aggiornare le buste paga secondo le nuove regole - sempre che ci si limiti alla revisione del secondo scaglione ovviamente - non dovrebbe essere complicato, ecco perché nel caso dei datori di lavoro privati già la busta paga di febbraio, con stipendio pagato a marzo, dovrebbe contenere le nuove regole. Insieme all’aumento ovviamente.
Lo stesso dovrebbe valere per le pensioni: nessuna differenza per quella pagata a gennaio - se non la rivalutazione dell’importo sulla base del tasso d’inflazione accertato dall’Istat - come pure a marzo. Come è stato quando c’è stata la revisione del primo scaglione, con aliquota fissata al 23% fino a 28.000 euro di reddito, nel 2024, l’aumento dovrebbe arrivare solo a marzo.
Nel caso dei lavoratori della Pubblica amministrazione, invece, i tempi potrebbero essere leggermente più lunghi, visto che NoiPa solitamente impiega più tempo per aggiornare i sistemi di calcolo delle buste paga. Basti pensare che il nuovo taglio del cuneo fiscale, come disciplinato dalla legge di Bilancio 2026, è stato applicato solo a giugno 2025. Va detto però che nel 2024 per l’aggiornamento dell’Irpef NoiPa ha fatto però più in fretta, visto che la nuova aliquota fiscale venne applicata in busta paga già a febbraio: ci sono buone possibilità quindi che vada così anche quest’anno, a meno che alla fine la riforma fiscale finanziata in manovra non dovesse rivelarsi più articolata.
In ogni caso, come anticipato, è bene specificare che non ci sono conseguenze sul piano economico: il ritardo nell’applicazione delle nuove regole non determina una perdita del beneficio. Questo, infatti, verrà comunque riconosciuto in sede di prima applicazione attraverso il pagamento degli arretrati dei mesi precedenti.
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