Buoni pasto, si alza la soglia esentasse. Quanto guadagnano (in più) i lavoratori?

Nadia Pascale

8 Ottobre 2025 - 11:38

Esenzione fiscale fino a 10 euro per i buoni pasto, in arrivo con la Legge di Bilancio 2026 maggiori vantaggi fiscali per i contribuenti. Ultime notizie.

Buoni pasto, si alza la soglia esentasse. Quanto guadagnano (in più) i lavoratori?

Diventa sempre più certa l’aumento della soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto fino a 10 euro. Quanto guadagnano i lavoratori se la proposta viene approvata?

Nella Legge di Bilancio 2026 potrebbe arrivare l’aumento dell’esenzione fiscale per i buoni pasto (ticket restaurant) riconosciuti ai lavoratori. In breve, su queste somme non si pagano tasse.

L’obiettivo del Governo è, tra gli altri, aumentare il potere di acquisto dei lavoratori e, a fronte di tagli alle detrazioni fiscali entrati in vigore nel 2025 e che arriveranno al massimo dell’effetto nella dichiarazione 2026, sono previste ulteriori misure di vantaggio. Tra quelle annunciate c’è l’aumento delle esenzioni da imposizione fiscale per i buoni pasto, o ticket, che dovrebbe rientrare nella manovra 2026 e contribuire a ridurre l’Irpef.

La proposta di legge arriva dalla senatrice Paola Mancini, esponente di Fratelli d’Italia, e prevede l’innalzamento della soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici da 8 euro a 10 euro.

Il risparmio per i lavoratori potrebbe arrivare fino a 440 euro l’anno, ma non solo. A beneficiarne potrebbero essere anche i consumi con un aumento stimato in 1,9 miliardi di euro. Ecco cosa cambia se viene approvata la riforma dei buoni pasto, o ticket restaurant, con aumento della soglia di esenzione dal reddito.

Limiti esenzione dal reddito dei buoni pasto

Attualmente la normativa prevede che i buoni pasto debbano confluire nel reddito del lavoratore, ma se gli stessi sono riconosciuti alla generalità dei lavoratori o a categorie eterogenee di dipendenti non generano redditi imponibili. Di fatto sono del tutto equiparati alla mensa aziendale che non viene conteggiata nella retribuzione. In poche parole, il buono pasto riconosciuto alla generalità dei dipendenti rappresenta un’indennità sostitutiva della mensa.

La normativa prevede però dei limiti. In particolare i buoni pasto:

  • se cartacei non contribuiscono alla formazione del reddito fino al limite di 4 euro per ogni buono;
  • se in formato elettronico non concorrono alla formazione del reddito per un importo fino a 8 euro.

Questa la disciplina attuale, se venisse approvata la riforma ora vista, nel secondo caso l’importo che non concorrerebbe alla formazione del reddito potrebbe essere innalzato a 10 euro. L’obiettivo è innalzare il beneficio tenendo in considerazione l’inflazione.

Il risparmio per i lavoratori potrebbe arrivare a 440 euro. Naturalmente aumenta anche la deduzione per le imprese. Calcolando una media di 220 giornate annuali lavorate, i lavoratori potrebbero ricevere un valore pari a 2.200 euro in buoni pasto. Attualmente, invece, ricevono un importo esentasse di 1.760 euro, 440 euro in più su cui non si pagano le tasse.

Buoni pasto e fringe benefit, vantaggi per l’azienda

I buoni pasto elargiti alla generalità dei lavoratori (non con carattere premiale) non sono considerati compensi al pari dei fringe benefit quindi non sono sottoposti al limite previsto per questa categoria che è pari a 258 euro l’anno, soglia innalzata a 1.000 euro per la generalità dei lavoratori e a 2.000 euro per i lavoratori con figli.

Per le aziende l’erogazione dei buoni pasto rappresenta un vantaggio in quanto sono dei costi, il loro valore viene quindi portato in deduzione dalla base imponibile ed è come se fiscalmente non avessero valenza.

Proprio per questo motivo, per le aziende innalzare il valore dei ticket restaurant riconosciuti ai lavoratori può essere considerata un’operazione neutra.

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