Confermato il bonus Natale da 100 euro, verrà pagato insieme alla tredicesima ai lavoratori che ne soddisfano i requisiti (e ne fanno richiesta al datore di lavoro).
Il bonus Epifania diventa Bonus Natale: i 100 euro promessi dal governo vengono anticipati sulla busta paga di dicembre, insieme al pagamento della tredicesima mensilità, ma solo per quei lavoratori dipendenti che ne soddisfano i requisiti.
È stato appena approvato lo schema del provvedimento che disciplina con esattezza chi ha diritto al bonus Natale, un’integrazione che va a compensare il mancato riconoscimento dello sgravio contributivo sulla tredicesima riconoscendo, una sola volta per famiglia, un piccolo contributo di 100 euro netti.
Con l’emendamento approvato al Ddl n. 1222 viene quindi individuata chiaramente la platea dei beneficiari del nuovo bonus Natale. È qui che bisogna leggere per capire a chi spettano i 100 euro, nonché cosa serve per farne richiesta (e a chi presentarla).
Ecco quindi una guida che riassume gli aspetti più importanti di una misura fiscale che va ulteriormente a ridurre il cuneo fiscale, ossia la differenza che c’è tra lo stipendio lordo e il netto, per l’anno 2024.
Cos’è il bonus Natale
Semplicemente, nell’ambito della riforma con cui il governo punta a ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro dipendente, è stato introdotto per il 2024 un bonus di 100 euro netti (non concorre infatti alla formazione del reddito complessivo) spettante ai lavoratori subordinati che soddisfano determinate condizioni.
Inizialmente si era parlato di bonus Epifania dal momento che doveva essere pagato a gennaio, tuttavia il governo ha deciso - attraverso uno stanziamento di circa 100 milioni di euro - di anticiparlo di un mese. Il bonus sarà quindi solo sulla busta paga di dicembre, non bisogna aspettarselo anche su quella di gennaio.
A chi spetta
Il punto centrale della questione è la platea dei beneficiari. I requisiti previsti per beneficiare del cosiddetto bonus Natale, infatti, sono ritenuti piuttosto restrittivi, limitando la percezione di questo contributo a poche persone.
Nel dettaglio, oltre a essere lavoratori dipendenti, vanno soddisfatte tutte queste condizioni:
- reddito complessivo (non solo quindi quanto guadagnato per quell’attività lavorativa) non superiore a 28.000 euro, nel quale però non si tiene conto della casa di abitazione;
- il lavoratore ha il coniuge non legalmente ed effettivamente separato e almeno un figlio, anche se nato fuori del matrimonio, riconosciuto, adottivo o affidato. Entrambi devono essere a carico (qui i limiti di reddito per esserlo). Sono escluse, nonostante le rassicurazioni della vigilia, le coppie di fatto.
- l’imposta lorda deve essere superiore a quella della detrazione spettante. Ciò significa che sono esclusi coloro che guadagnano importi talmente bassi da essere nella no tax area, dove la detrazione da lavoro dipendente annulla completamente l’Irpef dovuta. Non spetta il bonus quindi a chi guadagna meno di 8.500 euro.
Calcolo importo
Inoltre, per averne diritto per intero bisogna essere stati impiegati per tutte le dodici mensilità di quest’anno. In caso contrario l’importo del bonus viene ridotto sulla base dei mesi lavorati, utilizzando la seguente formula:
(100 /12) * Numero mesi lavorati
Ad esempio, un lavoratore che è stato assunto a giugno 2024 dopo un periodo di inattività godrà di un bonus dimezzato, del valore di 50 euro.
Chi lo paga e come farne richiesta
A dover anticipare il bonus in busta paga sono i datori di lavoro in qualità di sostituti d’imposta. Nel dettaglio, il pagamento deve avvenire contestualmente alla tredicesima mensilità.
Il pagamento deve avvenire però previa richiesta per iscritto del dipendente, il quale deve dichiarare di averne diritto attraverso un apposito modulo, che verrà messo a disposizione dall’azienda, con il quale oltre a certificare il possesso dei requisiti richiesti indica il codice fiscale di coniuge e figli.
Una richiesta che va ragionata. Il rischio infatti è che laddove in sede di conguaglio risultasse che il lavoratore non ne aveva diritto, il datore di lavoro ne chieda indietro l’importo trattenendolo dalla prima busta paga utile.
Per questo motivo potrebbe anche essere conveniente un’alternativa. Laddove si tema di superare i 28.000 euro di reddito, si potrebbe attendere la dichiarazione dei redditi 2025 per richiedere il bonus non percepito in busta paga, così da essere certi di non doverlo restituire in un secondo momento. Ma ovviamente, sempre che ci sia sufficiente capienza Irpef.
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