Il Senato approva l’emendamento: dal 2026 un bonus per chi iscrive i figli presso istituti paritari. Ecco i limiti ISEE.
Novità nel mondo della scuola a partire dal prossimo anno: chi manda i figli a studiare presso istituti paritari potrà ricevere un bonus fino a 1.500 euro, con l’importo preciso stabilito in base all’ISEE. L’emendamento, che ha come prima firmataria la senatrice Maria Stella Gelmini, è stato approvato al Senato e mette a disposizione un budget complessivo di 20 milioni di euro, inserito all’interno delle misure di sostegno alle famiglie previste dalla manovra.
Il bonus potrà essere richiesto dalle famiglie con un ISEE inferiore a 30.000 euro e riguarda gli studenti iscritti a una scuola paritaria secondaria di primo grado o al primo biennio di una scuola paritaria di secondo grado. Vale a dire le scuole medie o il primo biennio delle superiori. Secondo la banca dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito, aggiornata al 31 agosto 2024, gli alunni complessivi che frequentano un istituto paritario in Italia sono 771.909, un numero che evidenzia il peso del settore nel sistema educativo nazionale.
Il bonus è collegato all’ISEE con un meccanismo a scaglioni inversamente proporzionali: più l’ISEE è basso, maggiore sarà l’importo riconosciuto alla famiglia, con l’obiettivo di favorire l’accesso all’istruzione anche ai nuclei economicamente più fragili.
Restano tuttavia da chiarire i criteri applicativi. Sarà necessario un decreto del Ministero dell’Istruzione che definisca nel dettaglio gli importi previsti per ciascun scaglione, le modalità di erogazione e, soprattutto, le procedure per presentare domanda. Non è escluso che venga attivata una piattaforma dedicata sulla quale le famiglie potranno registrarsi per richiedere il bonus, seguendo tempistiche e requisiti che verranno stabiliti successivamente.
Cosa sono le scuole paritarie
In Italia, per scuole paritarie si intendono istituti privati pienamente riconosciuti dal Ministero dell’Istruzione e parte integrante del sistema nazionale di istruzione. La loro funzione è disciplinata principalmente dalla Legge 10 marzo 2000, n. 62, che ha sancito il principio della parità scolastica. Generalmente sono gestite da enti privati o religiosi e si distinguono dagli istituti pubblici per il sistema di finanziamento, basato sul pagamento di una retta, e per una maggiore autonomia didattica. Devono comunque seguire i programmi ministeriali, con l’obiettivo di garantire un’istruzione equivalente e, allo stesso tempo, più personalizzata.
Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara: «L’approvazione dell’emendamento che introduce per la prima volta il “buono scuola” nel sistema nazionale di istruzione è frutto di un dialogo e di una stretta collaborazione fra le forze di maggioranza e il governo, rappresentando il coronamento di una battaglia di libertà portata avanti da tutti i partiti di centrodestra da trent’anni. È un passo importante per consentire anche alle famiglie meno abbienti di esercitare il diritto di scelta educativa», ha dichiarato.
Valditara ha poi ribadito che i fondi destinati alla scuola continueranno a crescere: nel 2026 il bilancio del Ministero dell’Istruzione e del Merito aumenterà di circa 960 milioni di euro, facendo salire la quota della spesa scolastica sul bilancio dello Stato dal 6,2% al 6,3%. È inoltre attesa l’approvazione di un ulteriore emendamento che stanzia altri 20 milioni di euro per l’acquisto dei libri di testo destinati alle famiglie meno abbienti, rafforzando così il pacchetto di misure a sostegno del diritto allo studio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA