Quando ci sarà l’ultimo taglio dei tassi di interesse da parte della BCE? La riunione di luglio non sarà decisiva, ma i riflettori si accendono su settembre e dicembre. Le previsioni degli esperti.
In attesa della prossima riunione BCE del 24 luglio, analisti ed esperti si interrogano su una questione tanto cruciale quanto incerta: quando ci sarà l’ultimo taglio dei tassi di interesse per l’Eurozona?
La domanda ha trovato una risposta in un sondaggio condotto da Bloomberg: la maggioranza degli economisti intervistati continua ad aspettarsi che l’ultima riduzione del tasso sui depositi di un quarto di punto percentuale, all’1,75%, arriverà a settembre, dopo una pausa la prossima settimana.
Allo stesso tempo, metà degli interpellati ritiene che la BCE possa saltare tre riunioni prima che gli operatori di mercato presumano che i costi di finanziamento siano al minimo. Un lasso di tempo più lungo di prima, a causa soprattutto dell’incertezza sul commercio internazionale.
In sintesi, la pausa su un’ulteriore sforbiciata il 24 luglio è ampiamente segnalata dai funzionari guidati dalla presidente Christine Lagarde, che vede la BCE oggi in una “posizione favorevole” per affrontare eventuali sfide alla crescita economica e all’inflazione. Ma il consenso è minore dopo l’estate. Cosa accadrà al costo del denaro e quali sono i fattori critici da considerare?
BCE e l’incognita sull’ultimo taglio dei tassi
La politica di allentamento monetario della BCE si sta concludendo? Per rispondere a questa domanda cruciale per le sorti economiche e finanziarie della zona euro, i riflettori si sono già accesi sul meeting del 24 luglio. Non tanto per la decisione sui tassi - visti invariati - quanto per eventuali dettagli sul prossimo futuro che potrebbero emergere dalle parole di Lagarde.
La decisione di luglio “dovrebbe essere relativamente semplice, con la maggior parte dei membri del Consiglio direttivo che probabilmente sosterrà la sospensione dei tassi”, ha affermato Fabio Balboni, economista senior per l’eurozona di HSBC. “Mentre alcuni la considereranno una pausa, altri la valuteranno come la fine del ciclo di tagli. Questo potrebbe generare discussioni sul percorso dei tassi oltre luglio”.
Circa un quarto dei partecipanti al sondaggio Bloomberg ritiene che la BCE abbia già completato l’abbassamento dei tassi. Quasi la metà prevede un’ultima mossa a settembre, mentre il 21% la stima a dicembre.
È il mese in cui Mariano Valderrama, capo economista di Intermoney, vede addirittura il primo rialzo. Sebbene la sua previsione di un aumento dei tassi sia la più anticipata, circa un intervistato su cinque ne prevede uno entro la fine del 2026.
“La BCE è in una fase di attesa. Riteniamo che ciò porterà a un ulteriore allentamento a settembre e dicembre. Nel frattempo, ci aspettiamo che il linguaggio del Consiglio direttivo dopo la riunione del 24 luglio sia simile a quello di giugno, lasciando aperta la possibilità di ulteriori tagli senza impegnarsi a farlo”, ha dichiarato David Powell , economista senior dell’area euro per Bloomberg.
Finora, la BCE ha pianificato con cura ogni taglio, senza sorprese il giorno delle riunioni effettive ha osservato lo stratega di ING Michiel Tukker. “I mercati prevedono un altro taglio di 25 punti base, ma non hanno ancora deciso la riunione di settembre o dicembre. Ciò significa che la BCE dovrà lavorare sodo se vorrà orchestrare la sua prossima mossa. Detto questo, tutto dipenderà dagli eventuali livelli tariffari di Trump e dal loro impatto, un aspetto su cui noi – e la BCE – possiamo solo fare delle ipotesi per il momento.”
Opinione abbastanza comune e condivisa, infatti, è che qualunque scelta dei politici dipenderà in larga misura dai negoziati commerciali tra Bruxelles e Washington. Dopo che l’Unione Europea ha segnalato di essere vicina a un accordo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato dazi del 30%.
I fattori chiave per la BCE
Per prevedere le mosse future della BCE sui tassi, inevitabilmente occorre valutare il contesto geopolitico e commerciale mondiale.
“L’evoluzione dei negoziati commerciali tra UE e Stati Uniti è l’aspetto più importante da monitorare, poiché può alterare l’attuale equilibrio tra forza interna e domanda estera”, ha affermato Julie Ioffe, stratega macroeconomica europea di TD Securities. Considerando che un accordo è improbabile entro la riunione della BCE della prossima settimana, il “Consiglio direttivo non sarà in grado di segnalare se sia necessario un ulteriore taglio o se il tasso terminale sia stato raggiunto”.
Non solo. A settembre e dicembre, i responsabili politici potranno consultare le nuove previsioni economiche per la zona euro a 20 nazioni. Il mese scorso, la BCE ha previsto che l’inflazione si attesterà al 2% nel 2027, dopo una media di appena l’1,6% l’anno prossimo.
Dennis Shen, economista di Scope Ratings sostiene che i beni a basso costo provenienti dalla Cina e da altre nazioni colpite dai dazi statunitensi probabilmente attenuerebbero la pressione sui prezzi se venissero reindirizzati verso l’Europa, con l’ascesa dell’euro che avrebbe anche un impatto disinflazionistico.
Anche dopo aver ridotto alcuni guadagni, la moneta unica è salita di quasi il 12% rispetto al dollaro quest’anno, attestandosi intorno a 1,16 dollari. Il vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, ha dichiarato a Bloomberg questo mese che 1,20 dollari – un livello che non si vedeva da oltre quattro anni – rappresenta il punto in cui l’economia potrebbe entrare in crisi.
Molti analisti hanno affermato che il ritmo dell’apprezzamento è altrettanto importante, se non di più, del tasso di cambio stesso nel determinare i rischi di ribasso per i prezzi. Tuttavia, ci sono anche rischi di rialzo.
“L’aumento della spesa pubblica rischia di mantenere l’inflazione di fondo al di sopra dei livelli obiettivo”, ha affermato Sylvain Broyer, economista di S&P Global Ratings. La BCE non dovrebbe dare per scontato che l’inflazione di fondo tornerà facilmente e rimarrà al suo obiettivo nei prossimi anni secondo l’esperto.
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