Crescita lenta: colpa delle banche centrali? Le vie d’uscita

Sara Catalini

30 Agosto 2016 - 16:00

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La crescita economica è ancora molto lenta: la colpa è delle misure inefficaci adottate dalle Banche centrali? Ecco tre modi per uscirne.

Crescita lenta: colpa delle banche centrali? Le vie d’uscita

La crescita economica si mantiene lenta nei principali Paesi nonostante le recenti politiche di stimolo adottate dalle Banche centrali: le misure introdotte sono state inefficaci? Ci sono tre soluzioni per salvarsi.

Ristagna la crescita economica e l’inflazione sembra inesistente nonostante la decisione estrema di scendere a tassi di interesse negativi. La bassa inflazione e la mancanza di fiducia sono elementi che spingono gli investitori a posizionarsi in asset dal rischio più basso, come l’obbligazionario, anche quando i rendimenti di quest’ultimo sono negativi.

Tra le misure adottate dalle banche centrali per far fronte alla crisi quelle maggiormente quotate sono state l’azzeramento dei tassi d’interesse, il quantitative easing (o QE), ma manche maggiori politiche di austerità nei confronti di Paesi indebitati e l’istituzione di nuovi poteri di vigilanza su banche e mercati.

Le nuove misure introdotte dalle Banche centrali sono utili per combattere l’inflazione ma risultano poco convincenti contro la deflazione, un problema che affligge anche l’Italia dal 2014.

Di chi è la colpa del rallentamento nella crescita economica? Secondo gli analisti di mercato delle Banche centrali, che hanno adottato delle misure ultra espansive poco efficaci.

Come si può risolvere la situazione? Tre sono le possibili soluzioni proposte da Brian Smith, Senior Vice President U.S. Fixed Income di TCW, che ha ipotizzato tre vie d’uscita per le Banche centrali.

Banche centrali al bivio: ecco come uscire dalla crisi secondo Brian Smith

Brian Smith ritiene che le Banche centrali non riusciranno ad influenzare più i mercati se non verranno cambiate le misure adottate fin’ora. L’esperto delinea tre epiloghi per le banche centrali: ripresa economica, abolizione dei mandati o stessa identica terapia di prima.

Ipotesi A - L’economia riprende a crescere

Questa secondo Brian Smith è l’ipotesi più positiva per l’economia globale, anche se difficilmente auspicabile:

“Se crescita economica e inflazione dovessero tornare sui livelli pre-crisi, gli Istituti centrali dovrebbero dichiarare vittoria, aumentare i tassi e ridurre i loro bilanci. Le speranze di maggiore crescita economica sono tenui. Si può dire che i tassi negativi e il Qe stanno sottraendo crescita futura per contribuire a quella attuale”.

Ipotesi B - Abolizione dei mandati delle Banche centrali

Il secondo epilogo sarebbe una vera e propria rivoluzione stando alle parole dello stategist:

“Gli istituti centrali sono limitati dai mandati che ricevono e non ci sono clausole che ne prevedano la cancellazione nonostante la consapevolezza che dovrebbero essere le politiche fiscali a dover intervenire maggiormente. L’abolizione dei mandati delle banche centrali dovrebbe arrivare dai politici, non vincolati quanto gli istituti nel loro agire. I governatori Kuroda, Draghi, Carney e Yellen dovrebbero muoversi tutti nello stesso momento, non c’è nulla che impedisca un maggiore coordinamento a livello globale ma è improbabile che tutti gli istituti concordino nello stesso momento nel voler cambiare lo status quo”.

Ipotesi C - Reiterazione politiche monetarie ultra espansive

Ad essere realisti secondo Smith rimane una sola strada, quella della reiterazione delle politiche monetarie ed espansive adottate finora anche se non hanno prodotto alcun successo:

“Ma sono queste stesse misure che stanno in qualche modo impedendo invece che facilitando il consolidarsi della crescita. Il risultato è un circolo vizioso di aspettative su tassi negativi prolungati. Il mercato è prezzato per questo”.

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