Autovelox, solo quelli presenti in questo elenco possono farti la multa per eccesso di velocità.
Da dicembre non tutti gli autovelox presenti sulle strade italiane possono elevare una multa.
Sono cambiate le regole, come comunicato dal ministero dei Trasporti che nei giorni scorsi ha completato il censimento degli autovelox aggiornando la mappa dei dispositivi legittimati ad accertare il rispetto dei limiti di velocità sulle strade italiane. Gli autovelox che non risultano nell’elenco del Mit non sono autorizzati e pertanto devono essere spenti. Qualsiasi multa emessa successivamente al 28 novembre sarà dunque da considerare nulla.
Si aggiorna così la mappa degli autovelox da cui gli automobilisti devono guardarsi quando circolano sulle strade urbane ed extraurbane, nel rispetto di quanto previsto dall’articolo 1 - commi 3 e 4 - del decreto del Dg per la Motorizzazione n. 367 del 29 settembre 2025. Una norma che di fatto contrasta tutti quegli autovelox che non risultano tracciati oppure che sono stati installati senza autorizzazione o in maniera non conforme a quanto stabilito dal Codice della Strada.
Perché se da una parte è opportuno controllare il rispetto dei limiti di velocità - e la presenza degli autovelox negli anni si è dimostrata un importante deterrente - dall’altra si vuole evitare che questi strumenti vengano utilizzati dai Comuni per fare cassa sugli automobilisti. Servono quindi regole certe e uguali per tutti, nell’ottica della massima trasparenza.
Ed è per questo che la presenza in questo elenco - che potete scaricare di seguito - diventa una componente fondamentale ai fini della validità della multa per eccesso di velocità.
Come ha funzionato il censimento degli autovelox
Il censimento degli autovelox è stato effettuato tramite una piattaforma telematica del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sulla quale ogni ente titolare dei dispositivi, dai Comuni alle forze dell’ordine, ha dovuto registrare entro 60 giorni tutte le informazioni tecniche richieste.
Per ogni apparecchio andavano indicati marca, modello, versione, eventuale matricola, estremi del decreto di approvazione od omologazione, collocazione chilometrica e direzione di marcia controllata.
Tutti i dati caricati dagli enti vengono pubblicati automaticamente sul portale ufficiale del MIT, che continua ad aggiornare l’elenco con nuove comunicazioni, correzioni e variazioni inviate dalle amministrazioni. Pertanto, l’elenco che avete scaricato sopra potrebbe essere superato nei prossimi giorni, ragion per cui per la mappa aggiornata è sempre consigliato consultare il sito ufficiale del Mit.
Cosa succede se l’autovelox non è nel censimento
Se un autovelox non compare nell’elenco ufficiale pubblicato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non può essere utilizzato per rilevare infrazioni. Gli enti che non hanno registrato i propri dispositivi entro i termini stabiliti dal decreto hanno dovuto spegnerli, e tutte le multe emesse da quei dispositivi dopo la scadenza sono considerate nulle e possono essere contestate.
Questo vale indipendentemente dal fatto che l’apparecchio sia funzionante o regolarmente installato: senza la registrazione, manca il requisito formale necessario alla sua legittima operatività. Chi riceve una sanzione può verificare la presenza del dispositivo nel database del Mit e, se non risulta censito, chiedere l’annullamento del verbale.
Autovelox approvati, ma anche omologati?
Tuttavia, il censimento nazionale non ha chiarito il nodo più delicato del sistema: la distinzione tra autovelox “approvati”, o “autorizzati”, e autovelox “omologati”.
Una differenza che per anni è stata considerata marginale, fino a quando, tra il 2022 e il 2024, la Cassazione ha stabilito che le due procedure non sono equivalenti e che per la piena validità delle sanzioni sono necessarie entrambe. Da quel momento è emerso un problema gigantesco: nessun autovelox in Italia risulta formalmente omologato, perché l’iter e i criteri tecnici dell’omologazione - di competenza del ministero delle Imprese - non sono mai stati definiti da un decreto attuativo. Di conseguenza, migliaia di dispositivi, pur regolarmente approvati dal ministero dei Trasporti e spesso autorizzati dalle Prefetture, operano in condizioni di incertezza giuridica.
Secondo le associazioni Asaps e Alg, quasi il 60% degli apparecchi fissi e oltre il 67% di quelli mobili, oltre a non essere omologati, sono stati approvati prima del 2017, anno che nelle sentenze viene indicato come spartiacque. Il risultato è una valanga di ricorsi che continua a intasare Prefetture e tribunali, mentre lo stesso Mit, pur usando da mesi il termine “omologazione”, non ha ancora risolto il problema strutturale.
Nemmeno il censimento appena concluso, infatti, richiedeva la verifica dell’omologazione, ma soltanto la descrizione tecnica degli apparecchi. Per questo, nonostante la nuova banca dati renda più trasparente il numero dei dispositivi, la questione che incide davvero sulla validità delle multe resta ancora apertissima.
Quanti autovelox ci sono nella mappa
Il censimento nazionale ha permesso di stabilire con certezza il numero reale degli autovelox presenti in Italia, smentendo definitivamente le stime gonfiate circolate negli anni scorsi. Secondo l’elaborazione dei dati ufficiali pubblicati dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e analizzati da Asaps e Associazione Lorenzo Guarnieri, i dispositivi attivi sono 3.625 in tutto il Paese, tra apparecchi fissi, mobili, sistemi in movimento e Tutor autostradali. La grande maggioranza - 3.038 - è gestita dalle Polizie Locali, Provinciali e dalle Città Metropolitane, mentre 586 sono sotto il controllo della Polizia Stradale, compresi i Tutor. Infine, l’Arma dei Carabinieri ne ha registrato uno soltanto. Numeri che mostrano un quadro molto diverso dagli 11 o 13 mila autovelox evocati in più occasioni nel dibattito pubblico: in proporzione alla popolazione e ai veicoli circolanti, l’Italia ne ha meno di Paesi come Francia, Regno Unito, Svizzera e Austria.
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