Autofattura Iva: cos’è e come funziona

Caterina Gastaldi

13 Maggio 2022 - 16:00

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L’autofattura è un documento fiscale che si può utilizzare solo in alcuni casi. Vediamo cos’è, come funziona e chi può usufruirne.

Autofattura Iva: cos’è e come funziona

Tra i vari tipi di fatture esiste anche l’autofattura, un documento fiscale che certifica la spesa di un bene o un servizio, in cui il mittente e il destinatario corrispondono.

Vista questa sua particolarità, l’utilizzo dell’autofattura Iva può avvenire solo in alcuni casi specifici, vediamo quindi come funziona e quand’è che si può utilizzare.

Cos’è e come funziona l’autofattura

L’autofattura Iva è un documento di vendita valido ai fini fiscali che attesta la vendita di un prodotto o un servizio.

Questo documento ha due particolarità che lo rendono diverso dalle altre fatture. Nello specifico:

  • normalmente chi emette la fattura è il fornitore di un bene o il prestatore di un servizio, mentre nel caso dell’autofattura il destinatario e il mittente sono la stessa persona, fisica o giuridica;
  • nel caso dell’autofattura l’obbligo di applicazione dell’Iva e dell’emissione di fattura è a carico del destinatario, proprio perché corrisponde anche al mittente.

Essendo una situazione particolare questo tipo di fattura non può essere utilizzata sempre, ma solo in situazioni specifiche e precise.

Chi paga l’Iva con l’autofattura?

A dover pagare l’Iva quando viene emessa un’autofattura è sempre il destinatario, andando così a differenziarsi dagli altri tipi di fatture che si possono utilizzare.

In questo caso il destinatario va a liquidare l’Iva in sostituzione del cedente del bene o del prestatore del servizio offerto. A parte questo, dal punto di vista pratico un’autofattura Iva funziona esattamente come una fattura e richiede lo stesso tipo di informazioni al suo interno quando la si va a compilare.

Quando si deve emettere l’autofattura

Viste le due particolarità dell’autofattura, questo tipo di documento si può utilizzare solo in determinati casi, ovvero:

  • quando si devono fatturare degli omaggi, tranne che nei casi in cui non viene applicata l’Iva;
  • in caso di autoconsumo di beni aziendali, ovvero quando avviene l’utilizzo di parte o della totalità della produzione da parte del produttore stesso, e quindi i beni vengono destinati a un uso diverso di quello dell’attività;
  • come denuncia, nel caso di un mancato ricevimento della fattura o della regolarizzazione di una fattura errata entro quattro mesi dalla data di effettuazione, in questo caso il documento deve comprendere tutti gli elementi della fattura non ricevuta e deve essere inviato entro 30 giorni all’ufficio Iva di competenza;
  • in caso di reverse charge, ovvero quando avvengono acquisti di beni o servizi da fornitori residenti nei Paesi extra UE e che non posseggono in Italia un’organizzazione stabile o un rappresentante.

Esistono anche casi in cui si può emettere l’autofattura quando si effettuano particolari acquisti:

  • di oro o argento industriale;
  • da produttori agricoli o ittici in regime di esonero;
  • di rottami, carta da macero e simili.

Come si contabilizza l’autofattura

All’interno di un’autofattura vanno inserite tutte le informazioni richieste dalle fatture classiche nel momento in cui vengono compilate.

Una volta che viene emessa seguendo l’iter corretto e completata con tutte le informazioni necessarie, deve essere compilata in un unico esemplare. Per poter essere considerata un’autofattura, inoltre, deve avere al suo interno:

  • l’indicazione dell’Iva, se imponibile;
  • del titolo di non imponibilità o esenzione nel caso in cui non sia imponibile.

Inoltre, essendo l’autofattura un documento rilevante ai fini dell’Iva dovrà essere predisposta in formato elettronico e inviata al Sistema d’Interscambio (SdI), se si è obbligati alla fatturazione elettronica, all’interno del documento dovrà essere presente la dicitura “autofattura” e dovrà essere caratterizzata dal codice del tipo di documento.

I nuovi codici da inserire nel file sono:

CodiceTipo documento
TD16 per reverse charge interno
TD17 per acquisto servizi dall’estero
TD18 per acquisto di beni intracomunitari
TD19 per acquisto di beni art. 17, comma 2 del d.p.r. n. 633/1972 (applicazione dell’imposta da parte dei cessionari o committenti stabiliti qualora l’operazione sia posta in essere da parte di un soggetto estero privo di stabile organizzazione in Italia)
TD20 per l’autofattura per regolarizzazione e integrazione delle fatture
TD21 per splafonamento
TD22 per estrazione beni da deposito Iva
TD23 per estrazione beni da deposito Iva con versamento dell’Iva
TD26 per cessione di beni ammortizzabili e per passaggi interni
TD27 per fattura per autoconsumo o per cessioni gratuite senza rivalsa

Quando si usa il TD16

Il codice TD16 in autofattura si riferisce ai casi di reverse charge interno.

Il reverse charge interno può venire utilizzato per le transazioni tra operatori che risiedono nel territorio italiano, in particolare in quei settori in cui è più alto il rischio di evasione fiscale.

In questi casi, il prestatore emette la fattura senza l’Iva, avvalendosi del meccanismo di reverse charge; è poi il ricevente destinatario della cessione o della prestazione, ad avere l’obbligo di integrare l’Iva in fattura in base all’aliquota relativa all’operazione.

Non è da confondersi con il reverse charge esterno, che può essere applicato anche per le operazioni intracomunitarie. Infatti il codice TD16 in autofattura si riferisce solo ed esclusivamente al reverse charge interno.

Come emettere l’autofattura elettronica

Dal 2019 anche le autofatture rispondono alla normativa riguardante la fatturazione elettronica obbligatoria.

Questo significa che anche questi documenti devono essere generati in formato .xml e trasmessi utilizzando il Sistema di Interscambio (Sdi), messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Devono inoltre essere conservati per i dieci anni successivi all’emissione.

In ogni caso, per produrre un’autofattura bisogna utilizzare gli stessi sistemi utilizzati per le normali fatture elettroniche.

Quando si va compilare un’autofattura elettronica bisogna tenere sempre conto che, come per quelle cartacee, si tratta di un documento valido ai fini fiscali e quindi richiede l’inserimento delle stesse informazioni:

  • il numero progressivo del documento, con numerazione speciale;
  • la menzione di prestazioni o prodotti, in relazione ai quali viene emesso il documento con quantità e aliquota Iva;
  • la precisazione che si tratta di un’autofattura e il riferimento alla fattura per il quale si sta autofatturando;
  • l’annotazione su appositi registri sezionali, diversi da quelli che contengono le fatture di vendita.

Come si integra una fattura elettronica

Quando viene utilizzato il reverse charge l’Iva è dovuta dal cliente anziché dal fornitore, ed è necessario andare a integrarla e contrassegnarla con uno dei sottocodici di N6. Infatti, le fatture in questo caso vengono emesse senza Iva dal cedente, e il committente va a integrare la fattura con l’Iva, effettuando la doppia registrazione.

Questo significa che la registrazione dovrà essere fatta sia nel registro delle fatture emesse, sia in quello degli acquisti.

Per integrare la fattura elettronica ricevuta nell’ipotesi di reverse charge interno, il ricevente può effettuare attraverso lo Sdi l’integrazione della fattura, che con la fattura cartacea avveniva scrivendo sulla stessa, usando il tipo documento TD16, che sarà recapitato solo a sé stesso (dato che è il destinatario a essere tenuto a integrare l’Iva in fattura).

Il documento integrativo sarà utilizzato in fase di elaborazione delle bozze dei registri Iva da parte dell’Agenzia.

La modalità per integrare l’Iva in una fattura quando il fornitore non è situato in un Paese Ue è l’utilizzo dell’autofattura.

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