Iva per cassa, come si sceglie a chi conviene

Patrizia Del Pidio

24/01/2024

24/01/2024 - 19:17

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Come si sceglie l’opzione Iva per cassa? Chi può esercitarla e a chi conviene? Vediamo tutti i dettagli nella guida che segue.

Iva per cassa, come si sceglie a chi conviene

Quando conviene scegliere il regime Iva per cassa? Come si esercita questa scelta? Entro il 30 aprile 2024 si deve presentare la dichiarazione Iva 2024 per il periodo di imposta 2023, per la quale sono stati già predisposti dall’Agenzia delle Entrate, con apposito provvedimento, sia i modelli che le istruzioni.

Si tratta di una possibilità di scelta che è in vigore dal dicembre 2012, introdotto dall‘articolo 32-bis del Dl 83/2012, il regime di Iva per cassa, o Iva per differita, è un sistema alternativo al regime IVA ordinaria o per competenza.

Si tratta di una tipologia di regime Iva che permette il versamento differito dell’imposta che può essere effettuato al momento dell’incasso. L’Iva sulle fatture di acquisto può essere detratta al momento del pagamento.

Cos’è e cosa si intende per Iva per cassa

Si tratta del cosiddetto cash accounting, ovvero il regime per cassa che permette all’imprenditore e al lavoratore autonomo con partita Iva in regime ordinario, di versare l’Iva su cessioni di beni e servizi solo al momento dell’incasso. In questo modo il pagamento dell’imposta viene posticipato al momento in cui veramente si incassa, ma allo stesso tempo prevede la detrazione su beni e servizi acquistati si può avere solo al momento in cui si pagano i fornitori.

Dopo un anno dall’operazione, in ogni caso, l’imposta diventa esigibile anche se non si è ricevuto il pagamento. L’eccezione è prevista solo nel caso che il cessionario o il committente sia soggetto a procedure concorsuali prima che si trascorso l’anno.

Con Iva per cassa, quindi, si intende un regime alternativo che permette di posticipare il versamento dell’imposta. Proprio per questo è anche definito regime di Iva differita.

A potervi accedere sono tutti quei soggetti, che siano imprenditori o lavoratori autonomi, che non abbiano realizzato un volume di affari superiore ai 2.000.000 di euro nell’anno solare precedente. Oppure si può aderirvi anche se, nel caso di una nuova attività commerciale, si preveda un volume di affari inferiore ai 2.000.000 di euro.

Inoltre, a poter aderire a questo regime, sono coloro che oltre a non superare queste cifre, fanno parte di una delle seguenti categorie, ovvero quei contribuenti che:

  • Operano nell’esercizio di impresa, arti, o professioni;
  • Effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi imponibili nel territorio dello Stato nei confronti di cessionari o committenti che, a loro volta, agiscono nell’esercizio di impresa, arti o professioni.

Anche gli enti non commerciali possono scegliere l’Iva per cassa, se in relazione ad attività commerciale eventualmente svolta.

La scelta di entrare a far parte di questo regime di Iva deve venire riportato all’interno della dichiarazione annuale Iva successiva all’applicazione del regime.

Quando si paga

In questo regime si è obbligati a versare l’Iva solo nel momento in cui viene incassata, ovvero quando diventa esigibile, e non prima.

Inoltre, dal momento in cui viene emessa la fattura si ha un tempo massimo di un anno per versare l’Iva all’Agenzia delle Entrate. Questa situazione è valida anche se, dopo questo periodo di tempo massimo, non si è riusciti a incassare l’importo, poiché un anno viene considerato un periodo di tempo sufficientemente lungo per entrare in possesso di una liquidità che, nel momento in cui è stata emessa la fattura, poteva non essere disponibile.

L’opzione dell’Iva per cassa infatti è un’ottima alternativa per quelle realtà o persone che si trovano in momenti di scarsa liquidità, non andando ad appesantire o aggravare situazioni finanziarie di diverso tipo.

Come funziona l’Iva sospesa

Con il termine “Iva sospesa”, o anche “in sospensione”, si intende, appunto, l’Iva che diviene esigibile non nel momento in cui il bene è consegnato, ma al pagamento della fattura.

Questa situazione può avvenire in due diverse situazioni:

  • Quando viene adottata la liquidazione dell’IVA secondo la contabilità di cassa.
  • Quando si emettono fatture a enti statali, Organi di Stato, Enti pubblici territoriali, o Camere di Commercio.

La funzione di Iva per cassa non modifica gli altri adempimenti procedurali, facendo quindi restare fermi gli obblighi contabili ordinari, come fatturazione e registrazione.

Operazioni escluse

Non è possibile svolgere ogni tipo di operazione in questa modalità. Si applica quindi a tutte le operazione attive, come per esempio cessione di beni e servizi, a eccezione di:

  • Operazioni effettuate nell’ambito di regimi speciali di Iva, come regime dei beni usati o delle agenzie di viaggio;
  • Operazioni nei confronti di soggetti privati, ovvero che non agiscono nell’esercizio di imprese arti e professioni;
  • Operazioni effettuate nei confronti di soggetti che operano in reverse charge (inversione contabile).
  • Operazioni effettuate verso PA ed enti pubblici.

In questi casi l’Iva è esigibile secondo le regole ordinarie, quindi al momento dell’effettuazione dell’operazione.

Sono inoltre escluse alcune operazioni passive.

  • Le importazioni;
  • Gli acquisti extracomunitari;
  • L’acquisto di beni o servizi soggetti a Iva che opera in reverse charge;
  • Estrazioni di beni dai depositi IVA.

Come si sceglie il regime di Iva per casa

La scelta per il regime Iva per cassa va effettuata nella dichiarazione relativa all’anno della prima applicazione. Se si dovesse optare per questa scelta, quindi, si dovrà procedere nella dichiarazione Iva da presentare quest’anno entro il 30 aprile.

Come si effettua la scelta? La comunicazione va data nel quadro VO delle opzioni, il rigo di riferimento è il VO15 al quale si dovrà barrare la voce “Opzione” accanto alla dicitura “Iva per cassa”.

Quello a cui prestare attenzione è che l’esercizio dell’opzione vincola il contribuente a utilizzare l’Iva per cassa per almeno un triennio (salvo revoca o caso di superamento della soglia stabilità per la permanenza, di 2.000.000 di euro di volume di affari).

Nello specifico, quindi, chi vuole optare per aderire al regime di Iva per cassa a decorrere dal 1° gennaio 2023 dovrà barrare la casella 1 (opzione) al rigo VO15. La casella 2 (revoca) va utilizzata per comunicare la revoca dell’opzione stessa.

Come si esce dal regime Iva per cassa

Esistono due casi in cui si può uscire dal regime di Iva per cassa, entrambi di facile attuazione.

Il primo è quando viene superato il fatturato massimo di 2 milioni di euro annui. In questo caso si esce in modo automatico e non si potrà applicare il cash accounting a partire dal mese successivo a quello in cui si è superata la soglia.

La seconda modalità di uscita dall’Iva differita è la revoca. Una volta scelto questo regime si è vincolati a un periodo di tre anni. Scaduti questi tre anni si può scegliere di rinnovarlo o revocarlo, barrando l’apposita casella all’interno della propria dichiarazione dell’Iva.

Come ogni regime di Iva anche questo ha i suoi pro e contro. Diventa utile in particolare quando si lascia ai clienti tempi molto lunghi per pagare le fatture o quando ci si trova di fronte a molte transazioni. In questo caso è infatti ottimale poter pagare l’Iva nel momento in cui viene effettuato l’incasso. Diventa invece meno conveniente per coloro che fanno molti acquisti.

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