Attenzione a questa brutta abitudine quando facciamo il bagno. Multe da centinaia di euro in questi Paesi

Andrea Fabbri

9 Agosto 2025 - 11:20

Una delle abitudini meno igieniche che abbiamo al mare potrebbe costarci molto salata in alcuni Paesi. Scopriamo di cosa si tratta e come evitare le multe

Attenzione a questa brutta abitudine quando facciamo il bagno. Multe da centinaia di euro in questi Paesi

Sulle spiagge e al mare non tutti si comportano educatamente. C’è chi urla o mette la musica altissima disturbando i vicini di ombrellone. Oppure chi fuma a pochi metri di distanza dagli altri. O ancora chi gioca con il pallone come se stesse disputando il terzo tempo della finale di Champions League.

Ma c’è anche un’altra brutta abitudine che hanno moltissime persone: quella di fare la pipì in acqua. Una pratica che, in alcune città della Spagna, del Portogallo e della Thailandia, è severamente vietata e che viene punita con multe che arrivano fino a 750 euro.

Scopriamo quali sono queste città e perché la questione non riguarda soltanto educazione e decoro.

In Spagna si rischiano multe da 750 euro

I bisogni fisiologici si sono trasformati, in pochi anni da abitudine disdicevole a vero e proprio problema di carattere ambientale.

È l’ennesimo effetto negativo del problema dell’overtourism che sta mettendo in ginocchio gli ecosistemi e gli equilibri naturali di moltissime destinazioni turistiche.

Il divieto di urinare in acqua è stato introdotto per la prima volta nella città di Vigo nel 2023, accompagnato da multe di 750 euro per chi viene beccato. Successivamente hanno seguito l’esempio Marbella e Malaga, città, quest’ultima, che a luglio 2025 ha esteso il divieto a 25 spiagge.

La Spagna non è l’unico Paese in cui vige questa regola. Anche in alcune zone del Portogallo e della Thailandia è vietato espletare i propri bisogni corporali in acqua mentre si fa il bagno. E non è da escludere che anche altri Paesi turistici affacciati sul mare come Francia, Italia e Grecia possano allinearsi nei prossimi anni.

Perché è stata introdotta questa regola

Urinare in acqua significa, nei Paesi che abbiamo citato, violare le norme igienico-sanitarie. Ma soprattutto mettere in crisi gli ecosistemi, già messi a dura prova dai cambiamenti climatici degli ultimi anni.

Questo perché, sebbene sia composta per più del 90% d’acqua, l’urina contiene l’urea (componente con alti livelli di azoto), molti batteri e, spesso, residui di medicinali. Tutte sostanze tossiche per la fauna oceanica e molto pericolose per le barriere coralline, indispensabili per gli ecosistemi del mare e per la “salute” della stessa Terra.

L’ulteriore rischio è che, se la persona che fa pipì in acqua fa uso di droghe, queste possano entrare in mare, mettendo in pericolo l’esistenza degli animali. Non è uno scherzo. Negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente il numero di pesci piccoli e grandi risultati positivi alle sostanze stupefacenti.

Sulla nocività dell’urina, però, c’è anche chi dissente. Alcuni sostengono che le secrezioni umane non siano dannose per i nostri mari ma che, al contrario, l’azoto contenuto nell’urea potrebbe diventare una fonte di nutrimento per le piante e le alghe marine.

Difficile capire chi ha ragione, ma una cosa è certa: se ci troviamo in vacanza in Spagna o in Portogallo, meglio cercare un bagno pubblico.

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