I dati aggiornati sull’Assegno unico mostrano una contrazione degli importi nel 2025. Ecco perché.
Meno soldi alle famiglie, nonostante gli aumenti previsti dalla legge. Nel 2025 l’Assegno unico universale, il sostegno economico pensato per chi ha figli a carico, vale in media qualche euro in meno rispetto all’anno scorso.
Un paradosso, se si pensa che da gennaio è scattata la rivalutazione dello 0,8% per adeguare gli importi al costo della vita (qui la tabella aggiornata). Eppure, i numeri dell’Inps parlano chiaro: l’importo medio mensile per richiedente è sceso da 274 a 271 euro, mentre quello per figlio è passato da 172 a 171 euro.
Non si tratta di un crollo drammatico, ma di una lieve erosione che, però, si fa sentire nelle tasche delle famiglie, soprattutto in un periodo di rincari e spese crescenti.
Dietro questa flessione ci sono ragioni ben precise: molte famiglie hanno visto salire il proprio Isee, magari per piccoli aumenti di stipendio o per effetti legati ai patrimoni, finendo così in fasce che danno diritto a importi più bassi. Inoltre, si riduce leggermente il numero medio di figli per ciascun richiedente, complici il calo delle nascite e l’uscita dei figli più grandi dal perimetro dell’assegno.
Il risultato? Pur senza tagli ufficiali o revisioni normative, l’Assegno unico oggi vale un po’ meno.
Si riduce l’Assegno unico, ecco gli importi medi
Nel 2025 gli importi medi dell’Assegno unico hanno registrato una lieve riduzione rispetto all’anno precedente, confermando un trend di moderata contrazione delle somme erogate alle famiglie. Secondo i dati diffusi dall’Inps nell’Appendice statistica di maggio 2025, l’importo medio mensile per richiedente passa dai 274 euro del 2024 a 271 euro nel 2025, mentre l’importo medio per figlio scende leggermente da 172 a 171 euro.
Tuttavia, la diminuzione non riguarda in modo uniforme tutte le fasce di reddito: nelle classi Isee più basse, gli importi restano stabili o evidenziano piccoli aumenti, toccando anche i 225-227 euro mensili per figlio nelle situazioni di maggiore fragilità economica.
Diversamente, nelle fasce intermedie e più alte dell’Isee, si osservano leggere riduzioni, con importi che si attestano tra i 107 e i 174 euro per figlio, mentre per chi supera i 45.000 euro di Isee l’importo resta modesto, attorno ai 55-58 euro mensili. A incidere sulla media complessiva è anche la diminuzione del numero medio mensile di beneficiari e figli pagati, che passa da circa 9,59 milioni di figli nel 2024 a 9,45 milioni nel 2025.
Perché l’Assegno Unico è in calo nel 2025?
Il lieve calo degli importi medi dell’Assegno unico nel 2025, nonostante l’aumento dello 0,8% legato alla rivalutazione, si spiega con diversi fattori di natura economica e demografica. Una delle cause principali è il progressivo innalzamento dei valori Isee dichiarati dalle famiglie, dovuto sia a redditi leggermente più alti sia all’aumento dei patrimoni mobiliari e immobiliari negli ultimi anni.
Poiché l’Assegno Unico è modulato sulla base dell’Isee, famiglie che nel 2024 rientravano nelle fasce più basse - e quindi percepivano importi più elevati - potrebbero nel 2025 essere passate a fasce superiori, ricevendo così importi più contenuti.
Un’altra ragione è la diminuzione del numero medio di figli pagati per ciascun richiedente, che scende da 1,59 figli medi nel 2024 a 1,58 nel 2025, segno anche di dinamiche demografiche come il calo delle nascite o l’uscita dei figli più grandi dal perimetro dell’Auu. Quando si parla di calo medio, quindi, non si deve pensare a un taglio della misura, bensì di una situazione che riflette l’evoluzione dei redditi familiari, dell’indicatore Isee e delle dinamiche demografiche che incidono sull’entità degli assegni spettanti alle famiglie.
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