Addio all’assegno di inclusione dal prossimo mese? Ecco cosa succederà (e come risolvere).
Sembra ieri che c’è stata la riforma del Reddito di cittadinanza che ha portato all’introduzione di una nuova misura di sostegno al reddito, l’Assegno di inclusione: eppure sono trascorsi quasi 18 mesi, un numero molto importante in quanto segna il raggiungimento della prima “tappa” fissata dalla normativa.
Così come era per il Rdc, infatti, anche l’Assegno di inclusione ha una durata massima, un periodo oltre il quale i pagamenti non possono andare anche in caso di mantenimento dei requisiti previsti. Questo termine, almeno per il primo periodo di percezione, è lo stesso previsto per il Rdc, così come per quanto riguarda le regole per il rinnovo.
A tal proposito, per le prime persone che hanno effettuato domanda di Assegno di inclusione, con i pagamenti iniziati a gennaio 2024, la scadenza si avvicina ed è importante sapere quando così da prepararsi su cosa fare successivamente, tenendo anche in considerazione che ci sarà un momento in cui bisognerà pazientare per l’arrivo dei soldi, dovendo fare a meno del sostegno pagato mensilmente dall’Inps.
Quando cessa di essere pagato l’Assegno di inclusione
Calcolare il termine del primo periodo di percezione dell’Assegno di inclusione è molto semplice: basta contare quanti sono stati i pagamenti ricevuti e fermarsi a 18. Un passaggio che si può facilmente completare effettuando un estratto conto della carta o comunque consultando la lista dei movimenti. Ricordate che nel caso in cui nello stesso mese abbiate percepito un doppio pagamento, uno a titolo di arretrato e l’altro per la mensilità corrente, dovete considerarlo come se fossero due mensilità.
A tal proposito, per coloro che fin dall’inizio hanno iniziato a percepire l’Assegno di inclusione, senza quindi alcuna interruzione con il passaggio dal Reddito di cittadinanza il termine delle 18 mensilità scatta a giugno 2025. Il prossimo mese, quindi, la ricarica verrà pagata regolarmente ma sarà l’ultima: dopodiché la prestazione decade e bisogna attivarsi per far sì che venga nuovamente riconosciuto.
Luglio sarà invece l’ultimo mese per chi prende l’Assegno di inclusione da febbraio 2024, agosto da marzo e così via.
Cosa fare dopo l’ultimo pagamento dell’Assegno di inclusione
Così come era per il Reddito di cittadinanza, anche per l’Adi ci sono infinite possibilità di rinnovo. Ciò significa che una volta scattata la decadenza si potrà nuovamente fare domanda, ma con una differenza molto rilevante rispetto al passato: a partire dal secondo periodo di percezione, infatti, la durata massima della prestazione non è più di 18 mensilità bensì di 12.
Questo significa che il prossimo anno bisognerà nuovamente eseguire la procedura per il rinnovo. Basta fare qualche rapido calcolo, quindi, per rendersi conto che una volta trascorso il primo periodo di percezione l’Assegno di inclusione viene pagato non più 12 ma sole 11 mensilità l’anno.
Questo è dovuto al fatto che tra un periodo e l’altro deve trascorrere un mese di sospensione in cui l’Assegno di inclusione non viene pagato. Presentare una nuova domanda è un diritto del nucleo familiare, ma può farlo solo nel mese successivo a quello in cui è decaduta la prestazione. In questo modo la prima mensilità dell’Adi rinnovato sarà pagata solo due mesi dopo da quando è arrivata l’ultima ricarica prima della decadenza.
Facciamo un esempio. Un nucleo familiare prende l’ultima mensilità di Assegno di inclusione a giugno, con pagamento che dovrebbe avvenire intorno al 27 del mese. Può presentare una nuova domanda di Assegno di inclusione a partire dall’1 luglio: di conseguenza tornerà a essere pagato solo a decorrere dal mese di agosto (ricordiamo che la prestazione viene pagata dal mese successivo a quello in cui viene inviata la domanda), mentre per il mese di luglio non spetta nulla.
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