Assegno di mantenimento, attenzione: ecco quando si riduce

Ilena D’Errico

7 Aprile 2023 - 23:05

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Assegno di mantenimento: ecco in quali casi si riduce e a cosa bisogna prestare attenzione per evitare spiacevoli sorprese.

Assegno di mantenimento, attenzione: ecco quando si riduce

L’assegno di mantenimento è dovuto al coniuge economicamente più debole alla separazione oppure ai figli, purché siano presenti determinate condizioni. Non è soltanto il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento a dover rispondere a particolari requisiti, ma anche il suo importo varia a seconda delle circostanze. Le variabili in gioco sono molte e comprendono le condizioni economiche di entrambe le parti, oltre che la loro responsabilità sulle stesse. In caso di cambiamenti, l’assegno di mantenimento può quindi essere ridotto o perfino tolto. In linea generale, è anche possibile ottenere un aumento dell’assegno di mantenimento, ma fra le possibilità si tratta di quella più rara.

Di conseguenza il beneficiario deve prestare molta attenzione agli elementi che potrebbero pregiudicare il suo diritto, ma ancora più attenzione dovrebbe essere posta dal soggetto obbligato che ritiene di pagare troppo o comunque ingiustamente. Vediamo quindi quando si riduce l’assegno di mantenimento e perché.

Quando si riduce l’assegno di mantenimento

Sia che si tratti dell’assegno di mantenimento dovuto al coniuge separato che dell’assegno di mantenimento dovuto ai figli, questo diritto può essere messo in discussione anche in seguito alla sua determinazione. In qualsiasi momento dopo la separazione o l’accordo circa il mantenimento, ciascuno dei soggetti coinvolti può proporre un giudizio per rivederne le condizioni.

Ovviamente, affinché si possa instaurare una nuova causa di valutazione dell’assegno di mantenimento è necessario che ci siano stati dei cambiamenti nella situazione rispetto a quella originaria, che ha portato alla formulazione dell’assegno di mantenimento in modo coerente. Tra le novità che possono incidere sulla modifica dell’assegno di mantenimento e dunque all’aumento, alla riduzione o all’eliminazione, ci sono senza dubbio le variazioni reddituali e patrimoniali delle parti.

Esistono, però, altri aspetti che possono incidere sull’assegno di mantenimento, che raramente vengono presi in giusta considerazione dai soggetti coinvolti che si ritrovano a perdere parte dell’assegno oppure a pagare un importo superiore in maniera inconsapevole. Oltretutto, non bisogna valutare soltanto le condizioni dei beneficiari, ma parimenti anche quelle dell’obbligato in relazione alla sua possibilità di pagare.

Gli importi precisi vengono stabili di volta in volta secondo le esigenze specifiche e le circostanze presenti, ma si può comunque individuare una serie di circostanze in cui l’assegno di mantenimento è soggetto a riduzione, che dovrebbero essere divise a seconda del soggetto da cui originano.

Ecco, quindi, le condizioni dell’obbligato (genitore o coniuge tenuto a corrispondere l’assegno) per cui si riduce – o addirittura sospende - l’assegno di mantenimento:

  • Perdita del lavoro;
  • diminuzione del reddito;
  • riduzione dello stipendio;
  • sopraggiunta invalidità.

Il coniuge separato subisce, invece, la riduzione dell’assegno di mantenimento quando:

  • Si sposa (l’assegno viene di norma eliminato) o inizia una convivenza stabile migliorando la propria situazione economica;
  • ottiene un aumento di stipendio;
  • aumenta i guadagni;
  • trova un’occupazione;
  • non cerca un’occupazione o addirittura si rifiuta di lavorare (senza che vi siano motivazioni idonee a giustificarlo/a, ad esempio in caso di malattia)
  • utilizza il denaro dell’assegno per spese diverse rispetto a quelle per cui è previsto, soprattutto se denotano la non necessità di tale assegno (ad esempio per spese voluttuarie);
  • le sue esigenze sono inferiori o comunque diminuite.

Parimenti, si riduce l’assegno di mantenimento dovuto ai figli quando questi ultimi:

  • Diventano maggiorenni e non cercano lavoro;
  • non riportano risultati apprezzabili negli studi universitari;
  • sono maggiorenni ed economicamente autosufficienti;
  • incrementano i propri guadagni;
  • diminuiscono le loro necessità.

Si può quindi definire che l’assegno di mantenimento è dovuto per compensare alla non autosufficienza economica dei beneficiari, purché quest’ultima non dipenda da loro. In presenza di tali requisiti, la portata della variazione può essere tale anche da far perdere del tutto il diritto all’assegno di mantenimento, oppure solo ridurlo se persiste un certo stato di necessità.

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