Padri separati, l’assegno ai figli va ridotto se il reddito diminuisce

Patrizia Del Pidio

17 Luglio 2025 - 16:39

Un’ordinanza della Corte di Cassazione stabilisce che l’assegno di mantenimento ai figli può essere ridotto se il reddito di chi lo versa diminuisce. Vediamo il caso.

Padri separati, l’assegno ai figli va ridotto se il reddito diminuisce

Se il padre separato ha una riduzione del proprio reddito, deve diminuire l’assegno di mantenimento che versa ai figli. A dirlo è una recente ordinanza della Corte di Cassazione. L’assunto è semplice, se il padre non riesce a mantenere i figli perché ha uno stipendio troppo basso deve ridurre l’assegno di mantenimento, soprattutto se il suo reddito, dalla sentenza di separazione o divorzio, si è ridotto.

Il caso del padre separato

Il caso da cui scaturisce la recente ordinanza della Corte di Cassazione è quello di un uomo separato il cui stipendio è sceso a 1.400 euro mensili con 600 euro al mese da versare come mantenimento alla figlia. Secondo i giudici lo squilibrio è troppo grande e l’assegno di mantenimento, che non è immutabile nel tempo, va ridotto. L’uomo, infatti, versando quasi la metà dello stipendio come mantenimento alla figlia non riusciva a vivere una vita dignitosa.

I Giudici fanno notare che l’assegno di mantenimento non deve essere una punizione per il genitore costretto ad andare via di casa, ma, al contrario, deve essere un contributo sostenibile e proporzionato alle capacità reddituali del genitore.

Entrambi i genitori mantengono i figli

Secondo l’articolo 337 ter del codice civile i genitori sono chiamati entrambi al mantenimento dei figli, ciascuno nella misura che gli consente il proprio reddito. Al papà separato, che aveva scelto la stabilità economica di un lavoro dipendente che aveva comportato una diminuzione del reddito, la Corte di Appello aveva confermato la decisione del Tribunale di Piacenza, che aveva stabilito un mantenimento di 600 euro al mese più il 50% delle spese straordinarie, era equa, senza tenere conto della proporzionalità dell’onere in base al reddito.

Secondo i giudici di primo grado e di appello, infatti, il mantenimento stabilito dieci anni prima era giusto, anche considerando che dalla sentenza la figlia era cresciuta e con lei le sue esigenze.

L’uomo ha proposto ricorso in Cassazione poiché il principio di proporzionalità non era stato osservato. I Supremi Giudici hanno dato ragione al papà prevedendo una nuova causa in cui rideterminare l’importo del mantenimento da versare.
L’uomo già in corte d’Appello aveva chiesto una riduzione dell’assegno di mantenimento a 300 euro perché un importo più alto avrebbe leso il principio di proporzionalità, anche alla luce del fatto che l’ex moglie aveva un reddito pari al doppio del suo. I giudici di secondo grado, però, non avevano approfondito questo aspetto confermando la sentenza di primo grado, quasi a voler punire il padre per il “forte disagio rilevato dai servizi sociali nel rapporto figlia/padre”.

La Corte di Cassazione con questa ordinanza ristabilisce il principio di proporzionalità nel mantenimento dei figli alla luce dei redditi effettivi dei genitori per garantire a entrambi la possibilità di condurre una vita dignitosa.

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