Arriva la tassa green. Ecco chi deve pagare

Patrizia Del Pidio

12 Novembre 2025 - 17:21

La tassa green che vuole l’Europa potrebbe penalizzare pesantemente non solo le industrie italiane, ma anche le famiglie. Vediamo cosa sta per succedere.

Arriva la tassa green. Ecco chi deve pagare

La tassa green voluta dall’Europa potrebbe colpire l’Italia come uno tsunami, coinvolgendo non solo le industrie, ma anche i cittadini. L’Italia è pronta a lottare per evitare aumenti e domani, 13 novembre, all’Ecofin, i 27 Stati membri dell’Ue discuteranno della riforma della tassazione europea sull’energia.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è stato chiaro al riguardo: l’Italia si opporrà perché l’approvazione delle modifiche ucciderebbe l’industria italiana, e non solo.

Le misure in questione sono allo studio da anni e andrebbero a penalizzare chi utilizza petrolio, carbonio e gas. Si tratta di interventi che erano stati preventivati prima della guerra in Ucraina e prima della crisi energetica che ne è derivata. Ora vanno riviste adattandole allo stato attuale delle cose. Anche se l’UE punta a chiudere il dossier entro fine anno, tra le capitali europee molte non sono d’accordo.

Cosa vuole l’Ue?

L’Unione europea punta a irrigidire ancora di più le regole attuali, modificando la Energy Taxation Directive in base alle seguenti linee:

  • i carburanti non saranno più tassati in base al volume, ma al contenuto energetico e all’impatto sull’ambiente;
  • ai fini fiscali i prodotti energetici saranno categorizzati in base alla “dannosità” con aliquote più elevate per quelli più dannosi;
  • saranno eliminate gradualmente le esenzioni per il riscaldamento domestico, per evitare che i combustibili fossili non vengano tassati al sotto delle aliquote minime;
  • saranno eliminate le esenzioni totali per i combustibili fossili utilizzati per il trasporto marittimo e areo, oltre che per la pesca.

Quello che l’Europa vuole ottenere con queste restrizioni è spingere gli Stati a produrre energia pulita, ma aumentando i costi del gas, del metano e del petrolio ci sarebbero ricadute sui cittadini (le imprese faranno in modo di recuperare la maggiore spesa sul prezzo finale).

La posizione dell’Italia

La premier Giorgia Meloni non ha mai nascosto di essere contraria alla svolta green voluta dall’Europa. Uno degli esempi è rappresentato dal Carbon border adjustment mechanism, che tassa le importazioni di prodotti con alta intensità di carbonio provenienti dagli Usa, della quale la Meloni ha commentato: «Nella sua concreta applicazione si è rivelato dannoso per l’industria siderurgica e un incentivo alle delocalizzazioni».

Il settore che rischia ricadute maggiori in Italia è quello dell’acciaio: nel 2024, il 90% dell’acciaio prodotto in Italia è stato realizzato con l’utilizzo di forni elettrici alimentati con materiale ferroso di scarto. Questo per sottolineare come l’industria siderurgica italiana abbia già ridotto le proprie emissioni di CO2 dal 1990 ad oggi.

Il rischio maggiore che corre l’industria italiana è quello di vedere ridotti gli investimenti e l’innovazione e al tempo stesso dover contrastare la concorrenza dei Paesi che non sono soggetti agli oneri previsti dall’Ue.

Il sistema produttivo italiano è legato al gas sia per la manifattura, sia per la produzione di elettricità. La nuova normativa, nel suo intento di armonizzare gli oneri sul gas e sull’elettricità, potrebbe portare un aggravio di costi sia per le imprese sia per le famiglie. Oneri a cui si aggiungerebbe anche il tentativo di ridurre gli incentivi agli energivori sulle fonti fossili.

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