Il colosso dell’e-commerce valuta un maxi investimento nella società creatrice di ChatGPT. Al centro dell’operazione cloud, chip proprietari e la corsa globale alla potenza di calcolo per l’AI.
Amazon sarebbe in trattative avanzate per investire circa 10 miliardi di dollari in OpenAI, nota al grande pubblico per ChatGPT. Un’operazione che, secondo fonti vicine al dossier, potrebbe portare la valutazione della società oltre i 500 miliardi di dollari e rafforzare ulteriormente la posizione di Amazon nella competizione globale sull’intelligenza artificiale e sulle infrastrutture di calcolo avanzato.
I colloqui, definiti “molto fluidi” e ancora suscettibili di modifiche, si inseriscono in un contesto di forte accelerazione degli investimenti in AI. La crescente complessità dei modelli generativi richiede enormi quantità di potenza computazionale e sta spingendo le big tech a stringere alleanze sempre più strette tra sviluppatori di software e fornitori di infrastrutture.
OpenAI, che negli ultimi mesi ha siglato accordi miliardari con Nvidia e Oracle, a novembre ha già firmato con Amazon un contratto da circa 38 miliardi di dollari per servizi cloud. Il possibile ingresso del gruppo guidato da Andy Jassy nel capitale rappresenterebbe quindi un ulteriore passo verso una partnership strutturale, che potrebbe coinvolgere anche altri investitori in un più ampio round di finanziamento.
La sfida a Nvidia sui chip e la possibile IPO di OpenAI
Uno degli elementi più rilevanti dell’operazione riguarda l’hardware. Secondo indiscrezioni, OpenAI sarebbe pronta ad adottare i chip Trainium sviluppati da Amazon, progettati specificamente per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale. Una scelta che segnerebbe una svolta significativa nel mercato dei semiconduttori, oggi dominato dalle GPU di Nvidia.
Per Amazon si tratterebbe di una vittoria strategica per la propria divisione di chip proprietari, ancora giovane ma centrale nella strategia di differenziazione di AWS. L’obiettivo è offrire soluzioni più efficienti e meno costose rispetto alle alternative di mercato, intercettando la domanda di grandi player dell’AI che cercano di ridurre la dipendenza da un unico fornitore.
Le trattative arrivano in un momento chiave anche per OpenAI, che sta preparando il terreno per una possibile quotazione in Borsa. Secondo alcune stime, un’IPO potrebbe spingere la valutazione fino a 1.000 miliardi di dollari. La recente riorganizzazione societaria, che ha trasformato OpenAI in una public benefit corporation controllata da un’entità no profit, ha ampliato la flessibilità del gruppo nella raccolta di capitali e nell’accesso alle risorse computazionali.
Resta centrale il ruolo di Microsoft, che detiene il 27% di OpenAI e mantiene l’esclusiva sulla vendita dei modelli dell’azienda ai propri clienti cloud. Amazon, OpenAI e Microsoft, interpellate sulla possibile operazione, hanno preferito non commentare. Intanto, però, la corsa globale all’intelligenza artificiale continua ad accelerare, spostando sempre più il baricentro della competizione su chip, cloud e alleanze strategiche.
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